“E ora che facciamo?” questa è la domanda che i famigliari degli ostaggi trattenuti dai pirati sulla Savina Caylyn, si sono posti questa mattina, dopo una lunga notte di disperazione.
La telefonata ricevuta ieri dagli ostaggi ha portato le famiglie alla disperazione. Dopo 7 mesi di inutili attese e di speranze vane sulla base di richiesta di fiducia nelle Istituzioni, i parenti non ne vogliono più sentire. Sono saltati i tappi dei silenziatori e della fiducia. E’ stato determinante aver ascoltato la voce disperata dei propri cari per rendersi conto che nulla è stato fatto in questi mesi, soprattutto a livello diplomatico. E ora che si può fare? Sono disposti a tutto per riportare a casa figli, mariti e fratelli, come è normale che sia del resto. I pirati non scherzano, o la trattativa prende corpo o quei poveretti avranno la peggio. Ma peggio di quello che stanno subendo non è possibile andare e per questo le famiglie d’ora in poi saranno inarrestabili. Si prevedono azioni forti e il coinvolgimento della stampa internazionale che non può che prendere nota del fatto che questo sequestro viene trattato come si usa fare nel terzo mondo dove la vita umana ha un valore relativo.
Lavoratori del mare rischiano la vita ma i sindacati dove sono? Italiani sequestrati, maltrattati, picchiati e usati come scudo umano ma le nostre Istituzioni che fanno? Il popolo italiano dovrebbe essere solidale verso chi nel compimento del proprio dovere subisce questa sorte e allora cittadini per una volta sentiamoci davvero italiani e stringiamoci attorno a questa tragedia, facciamo tutto ciò che è possibile per riportare a casa quei marinai figli di questo paese. Sarebbe un segno di civiltà a favore della nostra dignità.