Un milione e quattrocentomila vacanze all’anno e un miliardo e 3 milioni di euro di fatturato, il volume d’affari del turismo sociale in Italia. Lo rivela il 1° Rapporto sul Turismo Sociale e Associato, curato dall’ISNART (Istituto Nazionale di Ricerche Turistiche) del Sistema Camerale in collaborazione con l’Osservatorio permanente costituito nell’ambito della Borsa del Turismo Sociale e Associato, e presentato nel corso del convegno “Il turismo sociale in Italia. Diritti e opportunità” svoltosi nella Sala Regia del Palazzo Comunale di Viterbo, nell’ambito della IX edizione della BTSA.
Dallo studio, effettuato tramite interviste telefoniche su 5.000 operatori del ricettivo, è emerso, che nel 2008 sono state consumate dagli italiani, tramite il circuito associato, 1,4 milioni di vacanze, il 4,2% delle vacanze prenotate in Italia. La clientela interessata – pari al 33/39% della popolazione italiana – ha fatto capo ad una fascia d’età piuttosto omogenea nel primo semestre (col 26,6% di ultra sessantacinquenni), mentre è stata composta prevalentemente da giovani (70% tra i 15 e i 24 anni) e adulti (76,1% tra i 25 e i 34 anni) nel secondo semestre 2008. Una domanda che appartiene in ogni caso a fasce sociali medio-alte: i fruitori-tipo, infatti, sono diplomati (52,9%) e laureati (34%), insegnanti, pensionati, liberi professionisti, dirigenti, capi servizio e quadri. In numeri assoluti, nel 2008, si parla di 231 mila ragazzi e 261 mila ultra sessantacinquenni che hanno prenotato una vacanza tramite la propria scuola, le organizzazioni religiose, le associazioni culturali e i CRAL aziendali.
In termini di spesa, il volume d’affari generato dal turismo sociale e associato ha superato il miliardo di euro nel 2008: la quota più elevata spetta ai CRAL (347,5 milioni di euro), seguiti dalle associazioni culturali (247 milioni di euro) e dalle associazioni sportive (91 milioni di euro). La spesa media turistica si è attestata invece sui 741 euro a testa.
Relativamente alle mete, quelle preferite dalle associazioni culturali sono in Italia (98,2%), mentre i CRAL puntano decisamente verso l’estero.
“Sul valore e importanza che il turismo sociale riveste in Italia – ha detto Benito Perli, Presidente di FITuS – credo nessuno possa dissentire. I dati che emergono nel 1° rapporto presentato dall’ISNART, ci confortano, ma io credo ci sia ancora molto da fare. Il problema è che il turismo sociale è promosso in massima parte da organizzazioni no profit, che agiscono, per così dire, sotto traccia, e per questo hanno poca visibilità. E’ questo che nasconde o, quanto meno, rende poco trasparente la reale portata del fenomeno. Sicuramente, il settore è sottostimato”.
Positiva in questo senso la recente introduzione da parte del Governo dei buoni vacanza, che tuttavia arrivano con ben otto anni di ritardo dalla loro messa in previsione (L. 135/2001). “L’importante – ha detto Antonio Centi, Responsabile del Settore Turismo dell’ANCI – che prevalga quella cultura del turismo sociale che trova nei buoni vacanza la logica risposta, sebbene tardiva, a quel rinnovato modo di intendere il turismo. I cinque milioni stanziati sono poca cosa ma rappresentano, almeno mi auguro, l’inizio di un percorso”.
Un primo segnale concreto per un riallineamento dell’Italia agli altri paesi europei che, come la Francia, la Spagna e, soprattutto, la Svizzera, vedono il turismo sociale non solo come dovere, ma anche come una opportunità per rilanciare il turismo e con esso l’economia locale. Lo ha sottolineato Norberto Tonini, Presidente del BITS (Bureau international du tourisme social), riportando il cambiamento di rotta operato dal Parlamento Europeo che ha finalmente riconosciuto l’importanza del settore arrivando a promuovere azioni di sostegno per il turismo sociale in Europa. Tonini ha poi annunciato di voler programmare la prossima assemblea generale della BITS in Italia, magari proprio a Viterbo, come caldeggiato dal Presidente della BTSA Nicola Ucci, per fare della Tuscia la capitale del turismo sociale.
G.T.