Mi capita spesso, in questi giorni di isolamento domiciliare, di sentirmi fare questa domanda:”Ma tu come lo passi il tempo? Che fai?” Ebbene soddisfo subito la curiosità dei richiedenti:”Leggo e ascolto musica per la più parte, rispondo a qualche telefonata o la faccio io stesso e nient’altro.” E’ una vita molto schematica, molto semplice, che rischia di far saltare i nervi. Non ci crederete ma ho letto, per lo meno per la decima volta nella vita, di nuovo “I Promessi sposi”. Con una variante: questa volta nella versione “audiolibro” che oltre ad essere più bella e più viva perché recitata da voci famose, ti togli anche la scocciatura del sostenere il libro. Questo libro, ogni volta che lo leggo, mi da sempre delle sensazioni nuove. Perché altro è leggerlo a 15 anni e altro è leggerlo a 80. Molte figure e molte situazioni vengono riviste e rigiudicate verso un’altra ottica: ad esempio, la figura di Don Rodrigo che abbiamo sempre considerato un ribaldo e un fuorilegge, era, a dover bene, un figlio dei suoi tempi, abituato ad aver tutto, ad essere obbedito ad ogni un suo minimo cenno, a non farsi assolutamente passare la mosca per il naso. Aveva perso letteralmente la testa per una contadina che non aveva, a dire del Manzoni, niente di speciale. Noi, fin da ragazzi, ci siamo sempre chiesti come mai questo nobilotto di campagna avesse tanto desiderio di questa ragazza! In sostanza questa non aveva niente di eccezionale che potesse infiammare il cuore di Don Rodrigo. E invece no! La donzelletta, tutta casa e chiesa, occhi bassi e timor di Dio, doveva avere qualcosa nella sua semplicità che riusciva a far innamorare di sé un uomo della specie di Don Rodrigo. Vuoi vedere che assomigliava a quelle madonnine infilzate, acque chete, che sono un vulcano ricoperto di ghiaccio? Queste donzelle con uno sguardo e qualche parola buttata qua e là, possono fare molto più danno di una ragazza esplosiva e prorompente. Stante così il mio modo di pensare, Don Rodrigo, anche per la fine che ha fatto nel lazzaretto, mi ha fatto quasi pena. Ma a questo punto non posso fare a meno di paragonare la peste seicentesca descritta dal Manzoni alla nostra epidemia di Coronavirus. Non è cambiato quasi nulla. Viene fuori, oggi come allora, che queste forme di epidemia sono un regolatore sociale sia a quei tempi e sia oggi anche se noi ci opponiamo con tutte le nostre forze. Il Manzoni descrive la peste con una maestria tale e una ricchezza di particolari così eccelsa da fartela vivere quasi da vicino. Rileggendo il libro mi convinco sempre di più che quest’uomo è veramente una colonna portante dell’unità nazionale di un secolo e mezzo fa. Quest’uomo raffinato, dal carattere scostante, poco portato alla confidenza, con le tracce di un’ educazione rigidamente calvinista avuta dalla madre e poi convertito al cattolicesimo, ma a un cattolicesimo di stampo personale, non poteva sfuggire all’attenzione e alle bramosie dei politici del tempo che lo fecero diventare padre della patria. Così come,passando ad altro argomento e ad un altro interesse che seguo, non poteva sfuggire la figura di Giuseppe Verdi contemporanea di Manzoni. Eppure i due uomini erano completamente diversi: mentre lo scrittore aveva le sue caratteristiche che abbiamo detto, il Verdi era un contadino sanguigno, verace, cresciuto in un paese della campagna parmense. Ma, con un fiuto e un istinto musicale da farlo diventare uno dei più grandi musicisti del mondo. Eppure in alto loco si decise che i due dovessero diventare amici e essere considerati entrambi padri della patria, anche se così diversi. Ci fu tutto un traffichio di dame altolocate, di principesse nei vari salotti della Torino bene per fare incontrare e far diventare amici i due giganti. E, potenza della donne, ci riuscirono! Il Verdi aveva una vera e propria venerazione per il Manzoni e quando questi nel 1873 morì, decise di scrivere in suo onore una “Messa Da Requiem” che rappresentata a Parigi ebbe un successo enorme, che ha continuato ad avere da allora fino ad oggi. Avete mai sentito gli scoppi delle trombe del “Dies irae”? O il “lacrimosa”, o ” ingemisco tamque orresco” o “mors stupebit”? Fatelo miei lettori, che spero siate più dei 25 manzoniani, e avrete un’altra visione della vita!… Così trascorro le mie giornate di isolamento, tra questi due giganti.
Carissimo Dottore, anche tu sei un gigante . Se a ottant”anni ti vai a rileggere i Promessi sposi, e dare anche una bella spiegazione, questo tempo non perduto ! Anzi trasmetti la voglia di leggerlo ancora, il grande Manzoni. E” vero che a quindici anni non si capiscono tante cose. Ma con la maggiore eta” la saggezza acquistata nella vita ti fa” scoprire ancora una volta la bella cultura! Grazie Buon fine settimana con cari saluti.
Ti ringrazio per le belle parole. La cultura aiuta a vivere a pieno la vita fino alle sue più intime sfaccettature e a godertela. Inoltre, ti prepara con senerità all”altra”vita. Auguro tutto questo anche per te.