ballo vestito graziella
ballo vestito graziella

Difendere e conservare le tradizioni

Di Annarosaria Meglio

Adriana Iandolo, eletta Graziella 1952, sposata con Gaetano Tramontano e madre di tre figli, vive attualmente a Napoli. Grazie a sua cognata  Marinella, ho potuto mettermi in contatto con lei e rivolgerle alcune domande.

Eri molto giovane quando sei stata eletta Graziella.

Avevo 15 anni e passeggiavo per Marina Grande con le amiche Dea Mazzella e Maria Tramontano per ammirare le candidate che avrebbero concorso.  Mio fratello   Gino, che frequentava il Nautico, passeggiava anche lui al porto con i compagni  Lucio Muro e Maurizio Scotto di Santolo amico di mio fratello Bruno. All’ epoca la Graziella veniva eletta in pieno sole. Ad un tratto mi sentii afferrare per un braccio. Era il Dottor Vittorio Parascandola  che mi diceva: “Dai, partecipa anche tu!”.  Al che io con tanta spontaneità risposi: “Ma non ho il vestito, come faccio?”. Mi accompagnarono nella vicina scuola, dove alcune signore mi vestirono con l’abito tradizionale. Salii sul palco  con semplicità, “acqua e sapone”, senza neanche un gioiello e partecipai  alla gara. E fuii eletta, con  grande sorpresa dei miei che non sapevano della mia partecipazione. Anche mio fratello  Gino, nel vedermi sul palco accanto all’amica Dea, di cui sapeva la partecipazione, si prese un colpo.

Quali le emozioni e i sentimenti di  quel momento?

Tanta timidezza e tanto timore, ma anche tanta gioia di essere stata scelta a rappresentare la Graziella di Lamartine. E’ stata senz’altro una delle più belle esperienze della mia adolescenza e mi ha permesso di entrare pianamente nella vita procidana. Pur  essendo  nata a Procida, la mia famiglia vi si era trasferita prima che io nascessi, in quanto  mio padre lavorava come Brigadiere nel carcere.

Cosa ti ha colpito di più, leggendo le pagine del romanzo di Lamartine?

La semplicità di vita e dei rapporti umani ivi descritti. Attualmente non vivi più sull’isola. Nel 1958 io e la mia famiglia ci trasferimmo a Napoli. Ma vi ritorno spesso, con tanta gioia per rivedere i luoghi della mia infanzia e adolescenza. A  Procida ho conosciuto mio marito Gaetano, procidano doc, ed ho cercato di trasmettere ai miei  figli l’amore  per l’isola e per i procidani che ho sempre trovato simpatici e ospitali. Sento che le nostre radici sono  sull’isola.

Quali sono i valori che conservi gelosamente?

Tanti, ma in special modo il valore dell’amicizia, quell’amicizia vera che si sperimenta soprattutto nell’adolescenza e nella prima  giovinezza.

Incontrando le giovani procidane, cosa diresti loro?

Direi  di non  perdere mai le proprie radici: amore per la cultura, le tradizioni e soprattutto per la qualità della vita. E poi un augurio: Che Procida possa ritornare ad essere l’isola felice degli anni 50.

Adriana Iandolo fu premiata dal Sindaco di allora Mario Spinetti.

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2 commenti

  1. maurizio scotto di santolo

    Mi fa piacere essere ricordato dalla Gentile Signora Adriana,una delle donne piu’ belle in assoluto di Procida,ma dubito di aver passeggiato con Lucio Muro ed il fratello Gino molto piu’ grandi di me.E’ esatto,invece,la grande amicizia con il fratello minore Bruno,purtroppo scomparso,compagno di scuola alle elementari e “proprietario” dell’unico pallone di cuoio che teneva nascosto nel suo grande portone di via P:Umberto(vicino al nautico) e che ci permetteva di fare grandi partite sulla spiaggia della lingua completamente invasa da alghe-Ricordi indelebili sia delle persone care che del momento storico

  2. ANNA ROSARIA MEGLIO

    GRAZIE MILLE

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