Per le giovani generazioni il nome Vera Vergani, forse, dice poco, molto di più, invece, rappresenta per coloro che hanno avuto modo di conoscerla e di vederla apprezzare l’isola di Procida molto di più di tanti procidani doc. Attrice teatrale e cinematografica, Vera Vergani nasce a Milano il 6 febbraio 1895 da una famiglia veneta, i Vergani Podrecca, in cui erano numerosi gli artisti. Negli anni Dieci e Venti fu una delle più note interpreti della scena italiana; intraprese anche una breve carriera cinematografica (1916-1921), in cui portò, in drammi passionali spesso sovraccarichi di emotività, le qualità che l’avevano contraddistinta sul palcoscenico: una recitazione senza pose né forzature, una grazia semplice e spontanea, un’eleganza misurata e priva di ostentazione. Debuttò in teatro nel 1912, divenendone nel giro di pochi anni uno dei personaggi più in vista (riscosse calde lodi anche da parte di A. Gramsci, all’epoca critico teatrale). Il suo esordio nel cinema avvenne nel 1916, con due film minori di Augusto Genina (Il presagio e La menzogna); nei tre anni seguenti collaborò, in opere di modesto rilievo, con i registi Roberto Roberti (padre di Sergio Leone), Camillo De Riso, Guglielmo Zorzi e il francese Gaston Ravel, avendo al fianco comprimari celebri come Tullio Carminati, Franz Sala, Gustavo Serena e Guido Trento. Diede tuttavia il meglio di sé nel corso del 1920 come protagonista, insieme a Nerio Berardi, di una folta serie di coloriti “cinedrammi”, tutti diretti dall’inventore del genere, Mario Caserini. Il fecondo sodalizio artistico con il regista fu bruscamente interrotto dall’improvvisa morte di lui, in piena attività, alla fine di quello stesso anno. Dopo un’opera di maniera del francese Jacques Creusy, La vittima (1921), la Vergani abbandonò il cinema, e da quel momento si dedicò esclusivamente al teatro; si ritirò però precocemente a trentasei anni, e precisamente il 13 febbraio 1930, quando nel pieno fulgore della sua arte e del suo successo, lasciò le scene per diventare la moglie di Leonardo Pescarolo, un ufficiale di marina dell’isola di Procida. La notizia, pubblicata con grande evidenza da tutti i giornali, lasciò allibiti milioni di fan. Il loro incontro era avvenuto a bordo di una nave mentre Vera si recava in America in tournée. Ritornò brevemente sullo schermo nel 1965, in un film prodotto dal figlio Leo Pescarolo, Il morbidone, diretto da Massimo Franciosa.
A venticinque anni dalla morte, avvenuta a Procida il 22 settembre 1989, il Comune ha voluto ricordarla con una manifestazione che si terrà questa sera con inizio alle ore 20,00 a Santa Margherita Nuova, antica sede del tempio di Nettuno e poi del monastero domenicano medioevale, luogo dello spirito dai tempi più remoti, nel corso della quale verrà presentato il romanzo “Posidonia”, che narra proprio della vita avventurosa e piena di sentimento di Leonardo e Vera scritto dalla nipote Elisabetta Montaldo, e con il Sindaco Vincenzo Capezzuto che conferirà una targa alla figlia Vera Pescarolo. Attraverso la rievocazione del noto regista e uomo di cultura Giuliano Montaldo, la lettura di alcuni brani del libro, raccontato dalla docente di letteratura dell’Università Federico II, prof. Silvana Acocella, della musica del maestro Maria Grazia Ritrovato, che eseguirà al pianoforte alcune melodie di Gershwin e Satie, e il video di Artemide Alfieri “Omaggio a Vera”, si ricreerà quell’atmosfera degli anni ‘20 che, in qualche modo, contribuì a scrivere un pezzetto della storia dell’isola di Procida. “La particolarità di “Posidonia” – ci dice Elisabetta Montaldo – è di essere scritto in prima persona da un io narrante che è Vera Vergani, personaggio reale ma romanzesco insieme. Questo ha reso complessa la sua stesura che non rientra in alcuna categoria finora conosciuta. L’ho riscritto cinque volte – sottolinea la Montaldo – , fin dal febbraio 2011, nella difficoltà di rendere autentica la voce di Vera”.