Procida. Savina Caylyn: no ad atti di sciacallaggio politico

di Gaetano Baldi (Liberoreporter.it) – Mesi e mesi senza neppure pronunciare il nome della nave e dei suoi uomini a bordo e adesso come per incanto, sigle politiche e sindacali emergono per solidarizzare con i parenti dei marinai sequestrati. Non vorremo che ci fosse durante la manifestazione il solito balletto di bandiere che nulla hanno a che fare con la vicenda: la manifestazione e i gruppi spontanei nati per mobilitarsi a favore dei nostri marinai, anche nei social network, non hanno alcun colore politico.

Savina Caylyn: ormai in molti hanno imparato a conoscere questo nome. Un nome che nasconde un dramma che si prolunga da sette mesi. Un nome e una vicenda che, per i primi sei mesi di prigionia subiti dai nostri marittimi a bordo della petroliera battente bandiera italiana e di proprietà della società armatoriale Fratelli D’Amato di Napoli, era sconosciuto a molti e silenziato da quasi tutti media nazionali.
Dal 18 maggio, giorno in cui per la prima volta ricevemmo da bordo un disperato appello dalla viva voce del Comandante Lubrano Lavadera, nel quale lanciava un ultimatum dai parte dei pirati, al successivo contatto 3 giorni dopo, quando ci comunicarono che scaduto l’ultimatum, i pirati avevano fatto sbarcare e trasferito nel deserto tre dei cinque nostri connazionali a bordo della petroliera, di Crescenzo Guardascione, Eugenio Bon e Gianmaria Cesaro, non si è avuta più alcuna notizia: neppure una sola chiamata a casa per rassicurare i parenti. Sappiamo della loro condizione solo e soltanto attraverso le ultime conversazioni avute con il comandante che ci rassicurava dicendo che stavano discretamente bene, per come può stare bene un individuo, sequestrato nel torrido deserto per oltre 3 mesi. Sappiamo inoltre che sulla nave, almeno così ci ha dichiarato l’unico pirata che parla italiano, ci sono dei marittimi indiani e il nostro Direttore di Macchine Verrecchia, che non stanno bene in salute… Ora per incanto finalmente il “circo” mediatico ha iniziato il tam tam: bene, non possiamo che rallegrarci per aver acceso finalmente i riflettori… Ma… C’è soltanto un unico problema: che nessuno tenti di appropriarsi di questa vicenda per pubblicizzare una parte sindacale o una parte politica, come sciacalli che fino a questo momento, hanno sentito l’odore della preda ma non si sono mossi in attesa del momento opportuno. Dove erano le sigle sindacali e le forze politiche fino ad oggi? Dove sono stati i colossi dell’informazione fino ad oggi? Nessuno sta chiedendo la spettacolarizzazione dell’evento, Sara Scazzi e Melania Rea docet, ma una costante informazione sulla vicenda è obbligatoria. Avete imparato a conoscere il nome della Savina Caylyn, imparate a rispettare il dolore a bordo e a casa dei nostri marittimi. Dopo domani a Roma ci sarà la manifestazione organizzata dal comitato spontaneo nato a Prodica, “Liberi Subito” che ha scelto un colore neutro: il bianco. Imparate a non sporcare l’evento con bandiere di altri colori e con simboli che nulla hanno a che fare con la vicenda; imparate a rispettare il silenzio del momento, senza macchiarlo con grida faziose o con slogan antigovernativi. Non si sta chiedendo le dimissioni di questo o quello e non si sta trattando ad un tavolo di rivendicazioni sindacali: si sta compostamente cercando di movimentarsi, affinché gli attori in gioco, Ministero degli Esteri e Armatore, facciano la loro parte e al più presto, per far tornare a casa i nostri “fratelli” sequestrati sulla Savina Caylyn e i colleghi indiani, che subiscono la stessa sorte a bordo. Non ci importa quali saranno i metodi che adotteranno per riportarli a casa; ovviamente ci importa che non siano cruenti e che non prevedano uno sconsiderato uso della forza. Detto questo ci si augura una massiccia partecipazione di gente comune. Spogliatevi dunque delle vostre cariche politiche e di categoria e unitevi ai cittadini di questa Italia, marinara e non, che chiedono con forza di poter riabbracciare i loro cari, ostaggi su una nave lurida, con poca acqua e poco cibo, in condizioni precarie di salute. Mercoledì 7 settembre a Roma alle ore 9,30 davanti a Montecitorio, è l’Italia migliore che manifesterà: quella che vive con grandi sacrifici e che si indigna per l’inefficienza colpevole del mondo politico nelle sue svariate sfaccettature. Riportate a casa, Giuseppe, Crescenzo, Gianmaria, Eugenio e Antonio e fate in modo che anche gli indiani, senza nome, possano riabbracciare le loro famiglie in patria.

Gaetano Baldi

http://www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp?id=7203

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