PROCIDA – Un plauso sentito e partecipato a Sergio De Candia, di cui in questi giorni si è tenuta la presentazione del libro “Defende Nos in proelio” (ogm edizioni), per questa guida storico-religiosa sulla devozione all’Arcangelo Michele che spazia, nella notte dei tempi, da oriente a occidente per giungere fino alla nostra cara isola.
Ci preme mettere in rilievo la tenacia, la perspicacia, il travaglio della ricerca, della documentazione, della passione dell’autore per trasmettere, in modo significativo, come l’elemento fortemente identitario di questa “tartaruga addormentata in mezzo al mare che è Procida”, si trova qui in questa amata Abbazia con la pala d’altare “Michele che salva dai barbareschi” presente nell’abside.
Per un innamorato di Micael, come chi vi parla, ciò che più ci ha intrigato è la descrizione della via Micaelica medioevale, che unisce Mont Saint-Michel in Normandia, la sagra di San Michele in Piemonte e monte Sant’Angelo in Puglia, al Gargano, che trova il proprio filo conduttore nella narrazione in cui tale percorso sia stato tracciato dalla spada dell’Arcangelo durante la lotta contro Lucifero.
Perché ci incuriosisce? Perché il nostro pensiero insieme al nostro sentire emotivo, ci conduce alla percezione che la spada Angelica ha solcato il nostro meraviglioso sito marino e questo luogo ne rappresenta una stupenda e sublime testimonianza.
E qui proponiamo le nostre modalità di devozione Micaelica che si esplicano, da una parte, in una forma canonica, sintetizzata nel filo del testo: “Defende nos in proelio” cioè difendici dalla fragilità, dalle paure, dalle angosce, dalla violenza, dai soprusi, dalla sofferenza, dai gretti egoismi, dall’altra, in una espansiva, tutta dentro il significato della parola greca “Agnello”, cioè spiccare il volo per annunciare, andare oltre pieno di stupore, meraviglia e di slancio vitale verso l’ignoto, varcare la linea sottile dell’orizzonte con la predisposizione di essere accolti e ad accogliere, ben consapevoli che noi, gente di mare, siamo dolci prigionieri dell’infinito.
Per provare ciò basta trasferirsi sulla terrazza dell’Abbazia e osservare lo spettacolo incomparabile che si presenta davanti al nostro sguardo.
Grazie Sergio, perché hai offerto uno strumento di conoscenza che possa appassionare la nostra Polis a trovare le radici di un rinnovato cammino comunitario e salvaguardare questa struttura simbolica perché, nulla da togliere ai luoghi di Graziella e di Arturo, costituisce la rappresentazione più alta e intensa della ragion d’essere del popolo procidano, imperniata sul navigare che lo conduce a diventare cittadino dell’universo spinto dal volo Micaelico.