Procida Elezioni 2010. “Programmi”; scene e retroscene

Dal “Procida Oggi” del 19.3.2010


A scorrere i tre programmi elettorali sembrerebbe che tanti hanno pronto quantità di mirabilie per Procida. Scartando belle parole, frasi fatte, aggiungendo le parole non dette, esaminando le gambe su cui i fatti dovrebbero camminare, il quadro che ne viene fuori è ben diverso. Si può iniziare a osservare che i “Riformisti” hanno proposto un confronto ed un’intesa tra tutte le forze politiche per fissare un progetto preciso su cui tutti, da maggioranza o minoranza, si impegnassero ad operare. E per scendere nel concreto avevano presentato un disegno strategico ed un programma per il  quinquennio su cui tenere il confronto, per giungere a scelte finali “condivise”. Attenzione all’ iniziativa ed ai contenuti è stata data in particolare da coloro  che poi hanno dato vita alla coalizione “Procida Prima”. Gli altri hanno scelto lo scontro, la resa dei conti, il progetto di spartizione delle eventuali cariche pubbliche, l’uso dei fumi di parole a copertura. Ognuno giudicherà candidati e propositi.. A noi ha colpito il programma ufficiale di “Insieme per Procida” per le cose dette e per le cose non dette o  scomparse strada facendo. E’ stato pubblicizzato un testo con preambolo in cui si afferma che è “prioritaria individuare i guasti morali che hanno caratterizzato le passate amministrazioni e offrire il nostro contributo per risanarli”. In merito noi diffidiamo dei Savonarola d’accatto, specie se i loro comportamenti abituali sono uguali o peggiori di quelli che vorrebbero cambiare. Nella proposta scritta vengono enumerate le “immoralità” da correggere. Si inizia: “E’ per noi immorale vendere i beni comunali, compreso il porto”. Se ciò è immorale, Aniello Scotto fu il primo che tentò di vendere i beni comunali prima per scelta (Bilancio ’90) e poi (Bilancio ’91) nel piano del dissesto. Se non riuscì a farlo fu per il solo fatto che allora il Comune non ne aveva la disponibilità in quanto appartenenti ancora ad Enti di assistenza disciolti, commissariati. Quanto alla vendita del porto, l’ex sindaco Scotto tentò con ogni mezzo di dare la gestione non solo di quello di M. Grande, ma anche di quello della Chiaiolella, insieme a tanto altro, alla Soc. “Impreinvest” per 50 anni, ignorando una delibera dell’ Amm/ne precedente a presenza Socialista che chiedeva la gestione comunale. Il programma prosegue: “E’ immorale” accumulare grossi debiti”. Dagli atti risulta che nessuno ne accumulò tanti quanti la gestione Aniello Scotto (nel solo ’90 almeno di 1,5 miliardi fu lo sbilancio tra spese fatte e ricavi e di complessivi 5 miliardi il disavanzo di amm/ne) imponendo inoltre, come affermava in CC Giumella, ora insieme:in lista, “aumenti di tasse 300/400% senza giustificazione. Ogni riunione le cifre crescono”“ E nella stessa seduta Tommaso Forestieri criticava la gestione dei rifiuti, e “per gli incarichi che l’Amm/ne affida, per gli appalti, ecc. Il Bilancio è solo disamministrazione”. Oggi dicono: “E’ immorale legittimare con silenziosa complicità l’abusivismo edilizio”. Se ciò è avvenuto, non va dimenticato che col condono ’93, appena susseguente agli anni di sua gestione, sono emersi molto più abusi degli anni successivi da condonare col condono ter. Addirittura fu in quel periodo il Comune a costruire abusivamente una strada abusiva, caso forse unico in Italia, sottraendo abusivamente il terreno ai proprietari. Nella lista di attuali candidati, inoltre, non manca chi con la legge ha pesanti sospesi o condanne in materia. Finora non si erano accorti che, come scrivono: “il cemento pesa”. Quello degli altri, evidentemente. Dicono: “E’ immorale gonfiare le assunzioni clientelari, senza concorso”. In pieno dissesto e con l’obbligo di riduzione del personale, l’amm/ne Scotto ne assunse a tempo indeterminato altri cinque, oltre ad una ventina di unità con rinnovo trimestrale ed altri occasionali, 13 i vigili estivi. E si potrebbe continuare a partire dalla “immoralità”, per assunzioni clientelare fatte a iosa in pieno dissesto o l’”immoralità” per mancata tutela dei valori culturali, essi che, tra tanto altro, a debito e affidato ad una ditta edile, trasformarono il Premio E. Morante, da evento culturale a sfilata di modelle per vendita di oggetti d’oro. Si comprende bene dai loro comportamenti che non possono impartire lezioni di moralità a nessuno. Capitoli a parte sono quelli di “partecipazione” e “trasparenza”, ridotte sempre e solo, ieri come oggi, a pura formalità, tanto che il Tommaso Forestieri dell’epoca, poi alleato di allora e di oggi, era “costretto a ricorre continuamente a Prefettura e Procura per visionare qualche atto amministrativo”. Rifiutò di sottoporre a referendum popolare, proposto dai Socialisti., la dichiarazione di dissesto. Ma se sull’argomento non vogliamo andare tanto indietro, uno dei candidati di “Insieme per Procida” più autorevoli,  il Presidente uscente della “Commissione Trasparenza” avv. Intartaglia: in cinque anni l’ha riunita una sola volta su richiesta altrui e non risulta che, in tale veste, abbia effettuato rilievi su qualche atto amministrativi. Oggi dicono che in mano a loro il Comune “deve essere una casa di vetro” ma, come allora osservava Forestieri, lo dicevano “ma non lo è stata”. Indicativi sono, oggi, gli atti interni, preparatori dell’attuale programma. Erano partiti da “Agenda 21” e sono finiti, come allora, ad “Agenda uno”. Al fine di equilibrare i conti  erano partiti dalle aspettative di poter imporre nuove tasse e imposte col federalismo fiscale, per finire ad inserire, nel programma, per camuffare le intenzioni e non spaventare gli elettori, la generica “lotta all’evasione”, quando si sa che al momento le entrate dirette del Comune sono parva materia. La stessa cosa può dirsi in materia edilizia, dove a mobilitazioni contro l’abusivismo, con documentari diffusi in Italia e nel mondo, con annunci di lotta agli abusivi, e di draconiane “azioni dirompenti”, si è sostituito il più generico “armonia dei diritti”. Per non parlare della volontà di separare, con incompatibilità, i ruoli di Consigliere da quello di Assessore, o di assegnare alle minoranze, a garanzia del controllo, quello di Difensore Civico, di Presidente del CC, della Commissione di Controllo, il Revisore dei conti. Tutto sparito: tutto è finito nel calderone della merce di scambio per la divisione del “bottino di guerra” e come colla che li tiene insieme per assicurarselo. Agli elettori la scelta.

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