Annunciato da uno scarno manifesto funebre, giunge la notizia che il 24 agosto 2012 è morto in Roma, nel suo appartamento alla Balduina, alla bella età di 92 anni, il dott. Giovanbattista Loce, per gli amici “Giotto”. Con Giotto se ne va una parte nobilissima di quella generazione del dopoguerra che, fra mille difficoltà, si rimboccò le maniche e contribuì al miracolo italiano.
Giunto giovanissimo a Procida come funzionario dell’allora Casa Penale, Giotto fina da subito si circondò di simpaticissimi amici frequentando le estati della “Caravella”, mitico locale dell’epoca gestito dalla sig.ra Teruzzi. L’allegra brigata di Giotto faceva tendenza e dava lustro al locale in periodo storico in cui Procida tentava la strada del turismo di elite.
Fra Giotto e Procida, quindi, fu amore a prima vista, condiviso dalla moglie Clara Perugini, professoressa d’italiano, alla quale tanti giovani procidano devono molto del loro percorso scolastico.
Gastronomo finissimo e carattere estroverso, veniva bilanciato dalla moglie che spesso ne frenava l’esuberanza, lo si poteva incontrare per le strade di Procida con il suo inseparabile sigaro alla Hemingway. Il mare, la pesca, gli scherzi con gli amici erano il suo pane quotidiano e non era difficile incontrarlo a “La Conchiglia”, assecondando le bizze del suo indimenticabile e istrionico gestore Tonino.
Dopo la parentesi lavorativa a Procida, si trasferì a Roma ricoprendo incarichi di altissimo livello, ciò nonostante non dimenticò mai Procida e i procidani dei quali valorizzò molti talenti senza mai apparire.
Una volta in pensione riprese a frequentare assiduamente l’isola guardando spesso, con ironia e nostalgia, la decadenza della sua Procida che aveva, ahimè, scoperto la politica dei politicanti.
Giotto è e rimane nella memoria di tutti come un procidano doc.
A lui, per celebrare il suo ricordo, voglio dedicare questa poesia scritta dal poeta si strada Tonino Cammino.
A Procida
Sei tu sei così
Non aspetti amanti innamorati
Non corteggi nessuno
Schiva, quasi scontrosa
Accogli il forestiero senza entusiasmo
Solo i tuoi figli ricevono il bacio del tuo mare
I sapori della tua terra
Il colore del tuo sole
Loro hanno l’isola dentro
Conoscono tutte le sfumature dei tuoi odori
La magia delle albe silenziose
I canti sacri del mattino
Il sapore della rugiada salata
Piccola ma immensa nel cuore di chi è lontano
Tanti “ULISSE” sognano e sempre tornano
A baciare le sacre sponde.
anche io ricordo con nostalgia tutti quelli che nella mia giovinezza trascorrevano le estati a Procida con discrezione e con amore per quest’isola unica, distrutta oggi per l’edilizia abusiva realizzata dopo il condono del 1993