Il 19 aprile 2013 resterà per sempre una data triste ed amara per la vita politica italiana e, in primo luogo, per il popolo del centro sinistra perché ha dovuto subire la lacerante umiliazione di assistere alla bocciatura della candidatura di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica da parte di 105 sado-masochisti del Partito Democratico, sprezzanti e consapevoli del fatto che l’illustre persona sopraindicata era il fondatore e padre nobile del loro, oramai ex, partito. Infatti, il loro gesto costituisce un terrificante sconvolgimento e una torbida rottura del proprio comune sentire catapultandosi letteralmente nell’agire corrosivo del progetto berlusconiano. Il quale dopo vent’anni dimostra che ha posto profonde ed acute radici al concetto che etica e politica sono dimensioni incompatibili tra loro. E questi soggetti ne rappresentano l’emblema che, con la viltà di colpire a viso coperto, annunciano alla società intera la propria mancanza di dignità e di senso dell’onore.
Pertanto questi miserabili, avvinghiati dall’ideologia della “egoidolatria”, hanno scritto la parola “fine” su di una avventura politica che forse, nella realtà, non ha mai vissuto un autentico punto di partenza. E qui, chi si mette a costruire un po’ di memoria storica, diventa un’ottima espressione di osservazione, senza andare lontano e cercare grandi sistemi, il territorio in cui si vive. Con il senno di poi, per quanto mi riguarda, analizzando il voto delle elezioni comunali tenutesi a Procida nel 2010, si può comprendere come il PD in quel momento storico, pur avendo in mano tutte le possibilità di essere una significativa guida per produrre un acuto e denso salto di qualità nel cambiare il modo di amministrare il territorio, dalla mattina alla sera, decise di consegnarsi in modo subalterno a chi era estraneo ad una concezione democratica della politica ma incentrava su concezioni egocentriche, verticistiche e di mero potere. Il risultato di ciò è che si vive in un completo “deserto dei tartari”. Fatta questa digressione locale, tornando a bomba, è auspicabile che non venga seguita la strada del suicidio che è quella di voler ricomporre tutti i cocci del disastro accaduto perché oramai non sono più componibili in quanto si è rotto, in modo irreparabile, il comune sentire per il semplice fatto che una parte consistente del partito, la cui rappresentazione sta nelle massime espressioni dell’attuale Governo, ha voltato completamente le spalle ai valori ideali, culturali, sociali ed economici della sinistra per abbandonarsi, in un intenso amplesso, nelle membra della politica bieca, conservatrice e populistica che tanti danni, già irreparabili, ha prodotto per il Paese. Ciò sta a significare che ascoltando l’urlo della base e dei Giovani Democratici che hanno occupato le sedi del partito, possa risorgere un soggetto politico incentrato con nettezza e trasparenza sui perenni valori che conducono all’eliminazione dell’ingiustizia sociale, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della povertà, dell’illegalità, degli abusi, degli sprechi, del latrocinio, all’acquisizione di tutti i diritti di cittadinanza, in primo luogo quello del lavoro, attualmente drammatica emergenza prioritaria, insieme alla violenza sulle donne, a costruire un nuovo profilo più efficace, più efficiente e più aperto a servizi essenziali e fondamentali come la scuola e la sanità e, inoltre, soprattutto per i giovani, dare un decisivo impulso alla ricerca e alla dimensione culturale, punti cardini della crescita sociale e civile e allo sviluppo economico.
Fare ciò, mettere in campo i valori e i contenuti di una politica progressista, significa rimettere in moto lo slancio vitale della Speranza in un Paese chiuso, nella realtà odierna, in una cupa disperazione.
W IL GOVERNO LETTA
e Renzi. Sono,a mio parere,le due uniche personalità politiche che possono dare uno slancio propulsivo al PD
I veteri ” comunistoidi ” che hanno i loro valori solo stampati sulle bocche ,ma mai messi in pratica,possono tranquillamente andarsene a casa,perchè non servono assolutamente a nulla