L’evento doloroso che ha annientato la vita di una giovane donna, pone, ancora una volta, al centro del vissuto procidano, la dimensione disdicevole e la criticità deplorevole verso cui si sono incanalati i servizi socio sanitari, uno dei perni essenziali sui quali una comunità vede costruire il profondo senso e significato del proprio vivere quotidiano. E qui, c’è da evidenziare che tale stato di cose scaturisce dalla miopia della politica, in tutte le sue sfaccettature sia di chi ha avuto per tanti anni la responsabilità di governo sia da parte di chi è stata minoranza (compreso il sottoscritto) che ha derubricato tale problematica negli scantinati più infimi con le tragiche conseguenze cui troppo spesso ci tocca assistere. A ciò si è accompagnata l’opacità e l’indolenza delle agenzie educative dedite a crogiolarsi nelle proprie autoreferenzialità, l’aridità omertosa e, a volte, crudele di un ampio strato della popolazione locale, ben lontani dallo slancio compassionevole e misericordioso annunciato dal Giubileo di Papa Francesco. La speranza di un risveglio delle coscienze è mantenuta viva da un nucleo minoritario di volontari pregnanti di generosità, supportati, al momento, dall’impegno di due eccellenti professioniste (assistente sociale e psicologa) tenutarie di un progetto a termine offerto dall’Azienda Sanitaria NA2Nord. Qualche tempo fa, prendendo spunto dall’iniziativa, dai risvolti altamente positivi, di un Comune della Puglia, guidato da donne, di aprire uno “sportello filosofico”, proposi di replicare l’esperienza, con le dovute specificità, sul nostro territorio. In cambio ricevetti sorrisetti stupidi e non curanti, espressione di una mentalità becera che appena sente la parola “filosofia” scatta l’immaginario di scendere dalle nuvole, non sapendo che nulla è più concreto e solido di ciò che educa a interpellarsi e ad interpellare nel buio di ogni persona.
Conversando con un gruppo di splendide giovani donne, fortemente impegnate nel sociale, emergeva l’intensa esigenza di sollecitare le Istituzioni e le agenzie educative ad uscire dall’indolenza in cui sono caduti, in modo che ciascuno, per la propria area di competenze, opportunamente in rapporto armonico, concretizzino iniziative tali da rassicurare la cittadinanza che si sta attivando un percorso che conduca ad uscire dall’isolamento e da un’amara solitudine in cui il succedersi di tanti eventi tragici stanno li a rappresentare i pericoli in corso di tale modalità di vita.
La prima risposta sta dentro il voto del 31 maggio prossimo, il cui esito potrà dire se, fra le tante identità da ritrovare e rendere vitali per il futuro, c’è quella che la “polis micaelica” possa presentarsi come isola veramente solidale.