PROCIDA – Anche quest’anno, nei giorni di agosto, si è rinnovato il successo della Sagra del Mare dell’isola di Procida. Giunta felicemente alla sua 67° edizione la festa riempie la piazza di Marina Grande. Lo spettacolo, certo, è quello solito, che affascina e incanta tutte le sere del mondo: un tripudio di luci e colori, di volti e di bambini festanti. Ma di nuovo c’è il valore aggiunto di una scenografia che commuove e incanta non solo i procidani. Quest’anno fa da schiena al palco e la scritta, in blu, con il nome dell’isola.
Sette lettere che leggo come fosse la prima volta. PROCIDA. Saprei scandirle una ad una, cantandole o ritmandole. E ora, questa sera, le rivedo ritrovate e rinnovate scritte su tre livelli. Potrei anche leggerle all’incontrario fino ad incontrare l’iniziale che qui, ingegnosamente, si è trasformata in quel limone gigante che, a Procida, più che un logo, è un segno di appartenenza. Un distintivo, il segnale che siamo a casa e qui vorremmo fermarci per sempre. ‘Conoscete la terra dei limoni?’ diceva Goethe tre secoli fa?
Procida, Procida, Procida…non finisce mai. Questi ragazzi, che hanno nelle mani e nel cuore una lunga tradizione artigiana, hanno trasformato il disegno ideato da Nico Granito, assessore e artista, che, come sempre, ha camminato in bilico tra novità e tradizione. La storia non mente. Nico ha fatto i compiti sui grandi manifesti turistici italiani ideati da Mario Puppo, nel 1952 e nel 1954, per l’isola di Arturo. Si potrebbe risalire ancora più indietro, alla ricerca delle matrici culturali e sentimentali di questo lavoro; ma ora è più importante e urgente riconoscere come questi ragazzi dei misteri rendano possibile << con entusiasmo e passione…un’isola viva ed orgogliosa della propria ricchezza culturale» – sono parole di Granito ed è difficile non farle nostre come un’ideale didascalia.
Procida è descritta da una scenografia, che ha lasciato tutti stupiti e attoniti: dal viandante distratto al viaggiatore consapevole. A noi sembra un’opera d’arte e non sarebbe male che essa sopravvivesse al suo carattere occasionale. D’altronde, tutto lascia pensare che, finita la festa, il mare stia sempre lì: intatto e sublime, maestoso, minaccioso e pacificante. E allora perché non far durare lo spettacolo oltre la sagra? Perché non protrarlo, magari, a Natale? Procida, per chi la ama, potrebbe trasformarsi in una festa mobile. Procida illuminata e brillante.
La vera anima di un luogo – lo sappiamo – riesce a tirarla fuori solo e soltanto chi in quel luogo ci viva o vi abbia trascorso gli anni più belli. Io che a quest’isola sono affezionata, la guardo con gli occhi del cuore. Esiste anche un modo di definire questo sentimento: si dice ‘posto delle fragole’. E se alle fragole sostituiamo i limoni…
Grazie Nico. Complimenti!