di Basilio Luoni
Ieri 7 Marzo 2010 la Comunità Procidana ha ripreso la navigazione, uscita dal porto ha decisamente rivolta la prua verso il futuro.
Alla Torre è stata presentata la lista dei candidati di “Insieme per Procida”. Ma correggo subito il verbo e il sostantivo. “Lista” risuona come un freddo, separato elenco, la cui estraneità richiede appunto una presentazione, mentre più che di presentazione, grazie anche all’intelligente sensibilità di Titta, è stata l’autorappresentazione di una comunità che ha ripreso la parola.
Il candidato che saliva sul palco, (per modo di dire, perché giustamente il palco non c’era), non era un “altro” che fronteggiava una platea contrapposta di anonimi ascoltatori, ma una persona appartenente ad una comunità che attraverso lei, o lui, si ascoltava e riconosceva.
Il discorso era un discorso del “Noi” e non dell’Io, ma non per umiliazione all’individualità, guai se così fosse stato, ma per il riconoscersi, il ricomprendersi di questa entro una collettività.
Non “io faccio, farò, dispenserò, realizzerò”. Ma N0I “faremo e saremo, Insieme io, tu, l’altro e l’altra ancora”, noi tutti una Comunità.
Senza questo Noi, nessun cambiamento sarebbe possibile, perché un vero, reale, profondo cambiamento può solo realizzarsi ad opera di un progetto comune.
Ieri la Comunità Procidana, per bocca dei suoi candidati, ha cantato (perdonatemi la retorica, ma quando ci vuole, ci vuole) le note che sorreggono questo progetto condiviso: la libertà dalla soggezione e dalla sudditanza, la solidarietà verso i deboli e i diversi, la fiducia nello slancio dei giovani e nella pacata esperienza dei vecchi, l’amore per la propria terra e per la legalità intesa come innervamento alla civile convivenza, l’appello alla responsabilità e al lavoro, ma anche alla rivolta e alla lotta quand’è indispensabile e necessaria, il senso di appartenenza e la fiducia in sé stessi.
Note alte e acute, basse e profonde, timide e sommesse ma tutte costitutive la voce di un unico soggetto.
Accanto a me due donne procidane, splendide come solo le donne procidane sanno esserlo, battevano le mani, ridevano e ridevano contente. Al mio fianco un bambinetto vivace, scorreva un suo libro illustrato, (i bambini si sa non sono molto interessati al mondo degli adulti) ma ad un certo punto ha visto nel libro una cosa meravigliosa che doveva per forza entusiasticamente comunicare: “Hanno scoperto l’acqua”.
Tra me ho pensato che era proprio quello che stava accadendo, la nostra isola finalmente riscopriva l’acqua, quella fisica e mitica che la circondava e quella interiore del sentimento di comunanza che l’attraversava e riunificava.
Poi un signore anziano e pacato, Aniello Scotto di Santolo, ha ricordato brevemente il progetto politico, lo sviluppo eco-sostenibile dell’isola sorretto da un metodo, Agenda 21 e da una convinzione profonda, la politica come arte del bene comune, non del privilegio e della prevaricazione.
Questo signore non ha mai alzato la voce, senza per questo nascondere la commozione che lievemente l’incrinava, decisamente il nocchiero fermo e tranquillo per questa nave che ha ripreso finalmente ad andare per il suo mare.
Basilio Luoni