Più si avvicina il giorno del voto e più emergono le caratteristiche umane dei candidati che partecipano alla competizione elettorale, che poi rispecchia l’attuale “humus” pervasivo della società procidana. Metto, volontariamente, da parte le figure apicali dell’evento, le cui valutazioni darebbero adito, da parte di alcuni protagonisti a reazioni tanto scomposte e tali da contribuire a creare un clima sempre più sordido che, purtroppo in questi casi, si è sempre respirato e tuttora si continua a respirare. Pertanto mi attengo a mettere in risalto i volti, le espressioni candide, pieno di slancio vitale da parte di donne e uomini che per la prima volta partecipano a tale atto decisivo ed importante per le modalità organizzative di una comunità degna di questo nome, soprattutto spinti da una nobile e forte ansia di cambiamento di uscire dallo stagno limaccioso in cui, da troppo tempo, si è impantanato il vivere quotidiano isolano, da qualsiasi lato lo si veda (sociale, economico, culturale, civile, solidale).
Di contrappeso ci si imbatte in atteggiamenti, in sguardi, in slogan pregnanti di chi vuole conservare la propria roba di verghiana memoria, o aspira intensamente a diventare padrone del vapore ritenendo di dovere andare a prendere il consenso di soldati e non di liberi cittadini.
Ad onor del vero, con maggiore o minore misura, tale concezione trova ancora la porta aperta in tutti i campi in azione. Il mio auspicio è che dalle urne si esca dalla muffa in cui siamo incastonati e spinti da un soffio di aria fresca e pulita, in cui prevalga l’etica della responsabilità che conduca, attraversando, con coraggio e fermezza, il periglioso navigare nella situazione economica, finanziaria e morale del “Municipio”, a costruire ciò che è fondamentale per il futuro della “polis micaelica” ciò la coesione sociale e la condivisione armonica tra la diversità e la pluralità di idee, di valori, di contenuti, di progetti, tendenti alla realizzazione del bene comune.