Procidani: prove tecniche di ribellione.

di Salvatore Iovine (procidamia.it)

Come era prevedibile quella del 13 agosto è risultata una calorosissima e genuina protesta di piazza, però a tratti disordinata e ove non è ancora emersa una nitidissima e convincente strategia di azione di lungo periodo. Una massa che comunque cresce di giorno in giorno, dopo che FINALMENTE (non è mai troppo tardi) i parenti si sono arresi e hanno lanciato anche loro un disperato MAYDAY alla cittadinanza tutta. Un accorato appello che in soli pochissimi 6 giorni ha montato la panna della indignazione, che però deve essere gestita con una straordinaria dose di equilibrio, buon senso, nervi di acciaio e saggezza. Così come puntualizzai giorni fa all’amico Michele Romano, tutti noi abbiamo un disperato bisogno di un Mosè de noantri, un leader serio e credibile come potrebbe essere ad esempio il giornalista isolano Antonio Lubrano, da decenni paladino dei diritti dei cittadini; meglio ancora un esponente del clero o di organizzazioni caritatevoli e per la difesa dei diritti umani (cardinale Sepe o Gino Strada?) o semplicemente un coraggioso portavoce delle famiglie. Urge un personaggio di tale carisma onde evitare che tutto appaia o si riduca ad una “commuovente vaiassata di piazza”, una irrazionale ribellione fatta in casa, o peggio, che esplodano pericolosissime schegge impazzite che si ritorcono come boomerang. In ogni caso quella del 13 agosto è risultata gravida di positività non trascurabili: quantificazione effettiva dei possibili “grandi numeri” e dei “muscoli” da esibire sotto i palazzi del potere; tangibile prova che la parte più bella dell’isola, ossia i giovanissimi, è vicina e strettissima ai parenti dei marittimi; è stato fatto il primissimo ma utile giro di riscaldamento a bordo campo, quel campo che certamente non può essere Procida, ma la città di Napoli e soprattutto quella eterna. Un giro a bordo campo, prima di iniziare una partita, che ahimè non sarà brevissima, considerato che dopo 6 mesi sembra di essere ritornati al punto di partenza. Un inizio di partita che il sottoscritto attendeva sin dai primi di maggio, ma che invece è avvenuto troppo tardi a causa di una cieca e testarda fiducia riposta per oltre 180 giorni in persone insensibili, incompetenti e che stanno solo ricoprendo di fango e ridicolo un paese di santi e navigatori. Fiducia a tutt’oggi riposta, purtroppo, da altre famiglie straconvinte di presunte abilità diplomatiche-armatoriali. Ai fini della risonanza esterna del problema è importante renderci conto che è stata solo una iniziale e dignitosa “prova tecnica di indignazione e di ribellione”, certamente necessaria, ma sicuramente insufficiente in se e per sé. Osservando l’intera manifestazione da una altezza e da una visuale inferiore solo a quella di Dio dall’alto dei cieli, alla fine di tutto sono stato assalito da un atroce e amletico dubbio: ma alla Sagra del Mare e del Vino c’erano meno persone???

P.S.: caro Peppe sei partito benissimo, sono state scelte canzoni molto appropriate alla vicenda, sei stato convincente e appassionato, ma non dimenticare mai le gigantesche responsabilità che ti ritrovi ad avere quando in casi simili (stra)parli con il microfono. Una mezza parolina fuori luogo, rivolta ad una massa inferocita e può accadere di tutto. Ad una massa così compatta e con il sangue in ebollizione, sotto un sole d’agosto, occorre rivolgersi sempre con il dovuto timore reverenziale, parlando più al cuore che alle menti. Una folla del genere ha bisogno di parole calde e intrise di buon senso, non di potenziali ritorsioni giudiziarie, di minacce d’arresto. Oltre ad essere il primo a farne le spese, metti a repentaglio l’incolumità fisica di semplici servitori dello stato, malpagati, inconsapevoli ed innocenti vittime di evitabili equivoci.

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