Savina Caylyn: la testimonianza della chiamata di oggi – Adriano Bon padre di Eugenio

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Da Liberoreporter.it
Ecco la testimonianza di Adriano Bon, padre di Eugenio Bon, uno dei cinque marinai sequestrati in Somalia sulla petroliera italiana Savina Caylyn: era dal 18 aprile che i familiari di Eugenio non sentivano il figlio…

“Oggi alle 18.30 ho ricevuto dalla Savina Caylyn la telefonata di mio figlio Eugenio Bon che non sentivo dal 12 aprile e il cuore mi è esploso in testa sentendo la sua voce balbettante fievole, irriconoscibile, interrotta da singhiozzi che mi diceva ” per favore salvami sto morendo, le gambe non le sento più, non riesco a camminare, ho la pelle tutta rovinata, ormai ci torturano ogni giorno, sono sfinito, il corpo non risponde più, e ogni giorno è peggio, perchè ancora nessuno ha pagato, perchè Pio Schiano e Luigi D’Amato ci lasciano morire, ti prego telefona a loro e digli che paghino subito, io non so quanti giorni ancora riesco a resistere e sopravvivere. Ma l’Italia sa che noi siamo qui abbandonati da febbraio, può fare qualcosa per non lasciarci morire? perchè tutti ci hanno abbandonato? Papà ti prego fai tu qualcosa per salvarmi”.
Mio figlio è robusto coraggioso ed è stata la voce, più ancora delle parole, ormai priva di vita che mi ha impressionato, insieme alla rabbia dell’impotenza. In questo momento devo frenare l’istinto che mi spingerebbe ad afferrare per il collo tutti quelli che potrebbero fare qualcosa e non lo fanno, per attendere freddi e impassibili la famosa attesa dei 10 o12 mesi di sequestro che farà guadagnare tutti. Sottosegretario alla Presidenza del Governo Gianni Letta, Lei ci ha promesso che da ora prende in mano personalmente questo nostro dolore, sig.Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ora è informato. Se qualcuno sulla Savina dovesse morire o rientrare invalido per tutta la vita, avrete gran parte della responsabilità agli occhi degli italiani. L’altra responsabilità, quella concreta, peserà sull’Armatore che avrà difficoltà a portarsi dietro il peso dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro (datogli dallo Stato, uniti anche su questo) Altra responsabilità l’avrà quella stampa nazionale, che avrebbe potuto aiutare molto, ma ha preferito mettere il silenziatore a questa tragedia infinita.”
Non possiamo che essere d’accordo con Adriano Bon, per quelle responsabilità di cui parla. Un paese che si reputa civile, non può e non deve permettere che simili situazioni si verifichino.

(in foto: Eugenio Bon, sequestrato insieme a 4 connazionali in Somalia, sulla Savina Caylyn)

http://www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp?id=7277

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