Il sisma di Casamicciola ci insegni ad abbandonare la folle idea di dominare la natura

Di Michele Romano

PROCIDA – Il tragico evento sismico ischitano esprime i due volti contrastanti, dentro ai quali, si rispecchia la società italiana. Il primo è, senza alcun dubbio, quella della “scena micaelica” del salvataggio dei tre ragazzi prigionieri delle macerie della loro casa crollata. Resterà sublime l’immagine di Pasquale (sette mesi) tra le mani dei meravigliosi soccorritori, raffigurazione umana dell’Arcangelo “Micael”. Tale visione dimostra che siamo il Paese migliore al mondo sul terreno del mutuo pronto soccorso.

Ma, cambia aspetto, appena entriamo nel campo della cura ambientale, dove diamo il peggio di “noi” tanto da rischiare di trovarci tra i peggiori a livello planetario. Infatti, una quota enorme di cittadini, attraverso il patto scellerato con una folta classe politica-amministrativa, si è impregnata di illegalità senza regole e di abusivismo invasivo. Basta osservare il proprio territorio e la propria coscienza. Emblematica è la vicenda dei luoghi del Commissario Montalbano, cioè Licata e dintorni. Qui il sindaco, per aver applicato la legge, rendendo esecutivo l’abbattimento di edifici lungo la stupenda costa violentata e deturpata, prima è finito sotto scorta, poi è stato dimissionato dal Consiglio Comunale con l’accusa di calpestare i “diritti civili” omettendo, dolosamente, la mancanza di rispetto delle regole e della legalità con la desolante copertura politicante.

Ci preoccupa, nonostante ciò che è accaduto a Casamicciola, ed il resoconto dei danni e degli sfollati che cresce giorno dopo giorno lo conferma, le valutazioni di coloro che sostengono la tesi del ruolo marginale dell’abusivismo. Addirittura, nella nostra “polis micaelica” c’è chi è fautore che nella mappatura del territorio a rischio l’unico elemento da valutare è il patrimonio storico-architettonico, trascurando l’enorme dissesto idrogeologico in cui ci troviamo.

Attenti, se prevale la logica giustificazionista, mettendo la testa nella sabbia, un futuro ben triste ed amaro ci attende dietro l’angolo.

Cari amici, per sopravvivere non c’è più spazio per il “pro domo suo” ma è tempo di riconversione nel cuore e nella mente. Come? Abbandonando la “folle idea” di dominare e possedere la natura riappropriandosi di un rapporto armonico con essa, sul solco dell’insegnamento della sapienza antica, della quale l’unico megafono credibile è Papa Francesco, nonostante una parte di chierici e prelati gli remi contro.

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