PROCIDA – Il 2018 ci lascia sul groppone tanta roba da far tremare le vene e i polsi. Principalmente si è caratterizzato come l’anno-super della chiacchiera dove la preoccupazione più forte è quella di apparire più che di essere, dentro una cornice di una vita diventata un ritornello di sciocchi versi, di voci insicure, di realtà tradite che oscilla tra farsa o tragedia con il rischio di entrare in un gioco pericoloso da cui ne esce soccombente più facilmente chi conduce la propria esistenza con maggiore senso di responsabilità. Si può ben sperimentare che nella realtà contemporanea ogni cosa si confà alla ciarlatana cattiveria. Intere popolazioni vivono la loro rappresentazione come masse immalinconite sovrastate da una parte dal dolore, dalla sofferenza, dalla disperazione, dalla paura, dall’altra parte dall’istinto belluino dell’odio, del rancore, della discriminazione, della violenza verbale e fattuale. E tutto ciò procede con la regia sia occulta sia palese dei nuovi padroni-predoni, accompagnati da perfidi e saccenti imbonitori pseudo intellettuali (accademici universitari, comunicatori della “Rete” social e del cavo televisivo) che hanno occupato tutte le istituzioni democratiche con l’ideologia demagogica della menzogna con cui vengono annunciate tragiche illusioni tipo abolizione della povertà, eliminazione delle mafie con la deportazione dei rom, dei migranti di ogni ordine e genere e tante altre cose da paese di Bengodi. Purtroppo in tale “comune sentire” la nostra cara Italia è in prima fila. Con amarezza la percezione del “flusso negativo” la avvertiamo nella quotidianità della piccola comunità in cui viviamo, la meravigliosa polis micaelica. Assistiamo ad imbarazzanti e deplorevoli risse tra genitori per una recita scolastica dei propri figli sotto lo sguardo inerte di una scuola non più in grado di esprimere un forte progetto educativo davanti alla dilagante maleducazione, al degrado di servizi che dovrebbero essere significativi punti di riferimento per la tutela, la cura, la sicurezza di cittadini più precari degli altri come possono essere gli abitanti di un’isola. Il riferimento è rivolto in primis a quello socio-sanitario dove imperversa un “bullismo” operativo che danneggia sia la parte che lavora con professionalità ed esemplare abnegazione sia l’intera collettività. Per non parlare del silenzio tombale della politica, tranne qualche voce femminile il cui nome è lo stesso della mia adorabile mamma, tutta rannicchiata nelle proprie diatribe di basso profilo, mentre utilizzando un’espressione eraclitea, tutto scorre nulla permane di ciò che accade nel divenire eterno della polis. Si possono citare tanti altri elementi per indicare ciò che è stato l’anno che se ne va. Ma da inguaribili credenti della speranza ci vogliamo proiettare verso l’anno che verrà. Lo spunto ce l’ha offerto la funzione religiosa nel Duomo di Trento per il rito funebre del martire dell’orrore fondamentalista di Strasburgo, il sublime giovane, innamorato del respiro cosmico, Antonio Megalizzi, attraverso gli interventi di un ragazzo e di una ragazza, compagni di studi e di lavoro giornalistico, compartecipi del suo sogno europeo.
Ecco le loro espressioni: immaginava con entusiasmo una Europa senza confini e pregiudizi, credeva alla parola, al “verbum” che si interroga, offre voce agli altri. Ecco come desideriamo entrare nel 2019 e farla diventare la sua pregnanza significativa.
Al dott.Romano ..come a tutti gli altri esperti e fini dicitori, raccomando di utilizzare sempre e solo un linguaggio comprensibile ai più … che
non serve per dequalificare la propria professionale maniera di comunicare ma
a semplificare la linea diretta di comprensione a chi, non addentro ai giochi di potere, vorrebbe essere attualizzato su tutto e su tutti i modi di partecipare …
Ogni rappresentante di governo utilizza quello che ha per ammaestrare i propri
contribuenti .. Lauro usava la pasta e le scarpe … nell’era dei compiuter si utilizzano strumenti più aggiornati ma … non meno efficaci !