La notizia bomba, di cui quasi nessuno si è interessato, in questi ultimi giorni è la “novità” della Fusione nucleare fredda. Dopo tanto, troppo silenzio, miracolosamente in questi giorni su Repubblica Bologna.it ed il Fatto quotidiano esce la notizia che l’Ing. Andrea Rossi ed il fisico Sergio Focardi per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, hanno realizzato il processo utilizzando nichel ed idrogeno. “E’ la strada per ottenere energia pulita” – spiegano – “Dietro questo processo non c’è una base teorica, per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato”
Ma prima un pò di storia. Come ben sapete nel 1989 i due scienziati Fleshmann e Pons presentarono la teoria della Fusione nucleare fredda, che dopo aver suscitato speranze ed illusioni fu quasi immediatamente e completamente screditata. Ciò nonostante molte aziende private, e non, anche italiane, negli anni successivi investirono in questa teoria con una serie di studi. La stessa ENEA, condusse degli esperimenti per mettere la parola fine e chiarire se questa teoria avesse un fondamento scientifico. L’esperimento fu fortemente voluto dallo stimato Dott. C. Rubbia e nel 2002 si concluse con successo. Con lo stesso aiuto di Rubbia i Dott. De Ninno e Frattolillo pubblicarono l’ormai famigerato “Raporto 41”, dal quale si evince che la teoria ha una solida base scientifica. E’ estremamente chiaro che il potenziale di questa teoria è gigantesco, ma nonostante il successo, fu tutto insabbiato. A breve giro solo l’EDF francese mostrò un certo interesse, ma quella che venne scambiata come una richiesta di collaborazione in realtà era solo una informativa, cioè il gruppo francese voleva sapere cosa avessero fatto la De Ninno & Co. Solo qualche anno dopo anche in italia, casualmente, questo rapporto venne tirato fuori dal cilindro e furono stanziati dei fondi per riprendere gli studi, anche se stavolta, stranamente, il compito di portare avanti le ricerche fu affidato ad un’altro gruppo di ricercatori e non più al gruppo di studi della Dottoressa De Ninno, vanificando così molto di quanto già prodotto. Di questo studio attualmente non abbiamo notizie.
Torniamo agli eventi odierni, a voi l’articolo apparso su Repubblica Bolognia.it :
Ci sono le guardie giurate a controllare l’accesso, devi firmare una dichiarazione in cui accetti i rischi nell’assistere all’esperimento che potrebbe rivoluzionare il settore della produzione di energia. Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, in un capannone avvolto dalla nebbia nella zona industriale di Bologna, è stato realizzato un processo di fusione nucleare fredda, utilizzando nichel ed idrogeno, capace di produrre una energia incredibilmente superiore a quella utilizzata per creare la reazione. E’ la strada per ottenere energia pulita. “La novità assoluta sta nel fatto che tutto ciò viene prodotto da una macchina che funziona come una stufetta elettrica di casa”, spiega l’inventore, Andrea Rossi, ingegnere. Con lui Sergio Focardi, professore emerito dell’Alma Mater, fisico di calibro, in passato preside della facoltà di Scienze.
Di possibili fonti di energia con reazioni di fusione nucleare a bassa temperatura se ne parla da tempo nel mondo. L’annuncio nel 1989 degli scienziati Fleshmann e Pons suscitò speranze e illusioni. Focardi è stato pioniere in Italia di questo tipo di studi. Quello di ieri è stato il primo esperimento condotto a Bologna con osservatori esterni: giornalisti e
fisici, in gran parte dell’Ateneo come Paolo Capiluppi, direttore del dipartimento di Fisica, Gianfranco Campari, Ennio Bonetti. L’esperimento, “industriale più che scientifico”, dicono i docenti universitari, è condotto in una stanzina di un capannone in via dell’Elettricista, dove è stato installato un catalizzatore di energia che occupa lo spazio di un tavolo. Dura alcune ore.
Rossi spiega il funzionamento della macchina, il ricercatore Giuseppe Levi illustra una stima dell’energia prodotta sulla base della misura di quanta acqua viene vaporizzata al secondo. E al termine Rossi conclude: “Si sono consumati 600Wh e se ne sono prodotti 12mila Wh”. Il prototipo, già coperto da brevetto di proprietà di Maddalena Pascucci, moglie di Rossi, è ora pronto per la produzione industriale e la commercializzazione. “Sarà il prossimo passo”, dice Rossi. I fisici obiettano: “Dovremmo poter riprodurre l’esperimento in un nostro laboratorio, ma c’è il segreto industriale sul processo”. “Ci vuole cautela, il metodo scientifico esigerebbe verifiche, ad oggi non sappiamo cosa avviene dentro la macchina”, dicono Capiluppi e Bonetti.
“Siamo un’azienda, se mi chiedono di aprire la scatola dovrei pagare i danni agli investitori”, replica Andrea Rossi. “I costi? Posso dire che l’apparecchiatura costa duemila euro per Kilowatt di potenza e funziona con un grammo di nichel”. Lo stesso ingegnere ammette: “Dietro questo processo non c’è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato”. Il professor Focardi spiega perché un esperimento simile avvenga fuori dai laboratori accademici: “I miei colleghi non ci credono, sono scettici. Non so come un protone di idrogeno possa entrare nel nucleo di nichel, ma avviene. Ed è la strada dell’energia per l’umanità”. Comunque sia, sembra un grosso passo avanti. Per dire addio al petrolio? “Non sono in grado di rispondere”, allarga le braccia l’ingegner Rossi.
Ebbene riteniamo molto strano che sia un industria ad avere un prototipo di questa “macchina miracolosa” che non si può aprire (quindi toccherà accettare per fede cosa stia realmente avvenendo al suo interno), e cosa assai più strana è il brevetto in possesso della moglie del Dott. Rossi. Come da lui, ma non solo da lui, affermato, non saprebbero neanche il perché il processo funzioni avendo fatto solo delle ipotesi. Non vogliamo insinuare nulla, per ora ci sono una gran quantità di variabili, però le ipotesi vengono spontanee anche a noi, e non sono proprio delle belle ipotesi. Ci aspettiamo che in questi giorni chi di dovere relazioni sui progressi ottenuti dagli studi dell’ENEA, che chiariva non molto tempo fa sul suo sito:
– Dopo la prima fase si potrebbe cominciare a pensare ad applicazioni di qualche tipo, ad esempio per la produzione di energia?
“No, guardi, non è proprio il caso di parlare di applicazioni energetiche o d’altro tipo. Siamo ancora in una fase di ricerca fondamentale e non c’è davvero la possibilità di esprimersi non dico su ipotetiche applicazioni, ma nemmeno sulla possibilità di studi di natura tecnologica senza aver prima definito la fisica del sistema. Un ingegnere che fa un progetto tecnologico, anche molto sperimentale, ma che lasci sperare in possibili sviluppi, ha bisogno di equazioni matematiche che possono essere elaborate solo quando tutto il processo fisico è completamente compreso e definito. Stiamo muovendo i primi passi proprio per ricostruire, definire e comprendere lo scenario di fronte al quale ci troviamo. Poi non sappiamo se potranno esserci applicazioni di qualche genere, ma è già una cosa molto importante avere la certezza dell’esistenza di un fenomeno come quello della fusione fredda e poter dire che stiamo cominciando a definirlo”.
Al netto di tutte le “teorie della cospirazione”, insabbiamenti, mistificazioni e quant’altro, attendiamo con ansia gli eventi, con la speranza che questa “futura” tecnologia venga utilizzata per il bene comune.