Il Nido dei Gabbiani

di Annarosaria Meglio

Era nel dicembre del 1960,di solito in quel periodo mi recavo in montagna, per staccare un po’ il tran tram quotidiano. Passare un po’ di vacanze in montagna mi faceva bene, respirando a pieni polmoni, senza fumi velenosi della città. quando ci tornavo ero come nuovo. Un giorno molto freddo recandomi in una cioccolateria in montagna, vidi delle giovani coppie vicino al grande camino per riscaldarsi, le fanciulle avevano le gote rosse come quelle di Biancaneve, ridevano felici, e quella allegria mi contagiò, cosi mi avvicinai per fare amicizia, avevo più o meno la loro età, potevo essere il loro fratello maggiore. Salve! Dissi spontaneo e loro mi sorrisero, una ragazza più ospitale mi invitò a sedere al loro tavolo, accettai con gioia. E dopo i primi approcci, appurai che venivano da una zona di mare. E ridendo tra loro e rivolgendosi a mei dissero: Di mare potremmo parlare molto, ma di montagna siamo a digiuno, siamo  venuti su per conoscerla meglio. Certo! Girarsi intorno e vedere solo verde e neve ci mette un po’ di nostalgia. Ma no risposi: Domani  vi farò da guida vi farò conoscere la montagna che conosco come le mie tasche. L’indomani di buon ora dopo una ricca colazione di caffe e latte con marmellate di diversi gusti, ci mettemmo in cammino, prendemmo un sentiero stretto camminavamo in fila indiana, e lungo il tragitto si trovavano fiorellini bellissimi, le ragazze raccoglievano intrecciandoli facendo ghirlande colorate. Quando fummo fuori dal sentiero :uno spettacolo, i raggi del sole facevano riflessi tra gli alberi infioccati di neve, e i ragazzi buttandosi neve addosso si divertivano come bambini, facendo pupazzi di neve mettendo i loro cappelli e sciarpe per colorare gli omini tutti bianchi. A un tratto una tormenta di neve veniva giù, ma è bellissimo gridavano i ragazzi, e corremmo a ripararci  in una baita. Dove c’erano tante persone che, come noi, si erano imbattute nella tempesta. Prendemmo cioccolata calda accompagnata da deliziosi biscottini dal sapore dei frutti di quel luogo. Il camino scoppiettava bruciando enormi pezzi di legno con fiamme rosse e belle. Da che zona di mare venite? Chiesi: Dall’ isola di Procida ,dove si trova? Chiesi incuriosito: Nel golfo di Napoli è l’ isola più piccola, confronto a Capri e Ischia, ma ci si sta a meraviglia! Molto bene. Vuol dire che l’anno prossimo  verro” in vacanza a Procida, da come ne parlate sarà una perla in mezzo al mare, verrò a visitarla. Uno dei giovani si affacciò alla finestra della baita e ci chiamò ei ragazzi la tormenta è finita, possiamo tornare in albergo. Mettemmo piedi nella hall all’imbrunire ,stanchi  ma felici, ci ritirammo nelle nostre stanze  per metterci un po’ in ordine, tra poco si cenava. Poi si giocava, si ballava, si ascoltava della buona musica, tutto ciò per allietare le sere montane che gli albergatori offrivano ai loro ospiti. Io ero  un  veterano di quel posto, dissi ai musicisti: Stasera canzoni d’amore in onore  dei  giovani sposi. Fu una serata veramente magica. Passai quella vacanza del 60 bellissima. L’indomani dovevo tornare a casa, dove mi aspettavano i miei genitori anziani, buoni come il miele che si produceva dalle mie parti. Prima di partire chiesi ai miei amici il loro recapito e altrettanto feci io, e tutti insieme come fosse una sola voce dissero: ti aspettiamo a Procida! Ti faremo noi da cicerone facendoti innamorare della nostra isola, ci salutammo come vecchi amici, promettendo che la mia prossima vacanza era l” isola di Procida. I miei genitori  mi  aspettavano sull’uscio della porta di casa ,e guardandomi come fossi un ragazzino. Avevo quasi quarant’anni, per loro ero sempre il piccolo. Bentornato! Ti sei divertito? A quelle parole capii il loro intuito della mia contentezza che avevo nel cuore. Mi sdraiai sul divano per riposarmi un po’, ma negli occhi avevo l’allegria dei miei giovani amici, pensavo tra me :la loro isola sarà bella andrò a vederla….. Ripresi il mio lavoro e le cose di tutti i giorni, le settimane, i mesi passavano velocemente e una sera, rientrando a casa, vidi nella casetta della posta, una bella cartolina colorata, aprii la porticina la presi erano i miei amici. Ti ricordi di noi? Vienici a trovare! Saluti a presto. Giravo e rigiravo la cartolina tra le mani, illustrava un  volo idi gabbiani sul mare  di Procida. Le vacanze estive erano alle porte, potevo recarmi lì ,partii nel mese di luglio, mi incantai e dire poco: Alla vista dell’ isola, il vaporetto attraccò al molo, appena misi il piede a terra sentii il profumo di fior d’arancio e limoni, che erano gli agrumi che l’isola produceva in grande quantità, come mi dissero i miei amici. In piazza c’erano le carrozze con cavalli delle motorette e due pullman, salii sulla carrozza trinata da uno splendido esemplare di cavallo bianco con sfumature grigie diedi l’indirizzo al cocchiere e partimmo. Attraversando l’isola ,vedi delle casette l’una sulle altre dai canditi colori pastelli. E il mare!!! Di un azzurro bellissimo, da portarmelo  nel  cuore. Ebbi un accoglienza dai i miei amici ,piena di calore caldo come il sole di Napoli. Mi fecero davvero da cicerone, portandomi a visitare l’ isolotto con delle stradine pini di alberi da frutta e limoneti. Vicino alle mura delle case  c’erano dei fiorellini bianchi, molto profumati, ne presi un rametto e lo misi nel taschino della camicia, la signora che mi ospitava mi disse: Si chiamano Mani D’angelo, è un nome appropriato, quando torno  a casa ne porterò un po’ a mia madre, che ha il pollice verde. Vicino ai caseggiati dei contadini c’erano i vigneti con grappoli d’uva d’oro, saporita che ti offrivano con tanta semplicità ,trattandoti come uno di loro e non un forestiero, quella gente mi colpì per la loro ospitalità. Ascoltai con immenso piacere quei contadini e le loro semine. L’ indomani i miei amici proposero una gita in barca, così andammo a pesca. Era l’alba del sedici luglio e Procida era stupenda ,da mozzafiato, l’aurora da poco aveva lasciato il posto al sole era stupendo. La barca solcava quel mare cristallino e invitante, i miei amici mi misero i remi  in mano ,e io, invece di andare avanti, andavo indietro, Non ci riuscirò mai, dicevo,  e loro: Ci  vuole  pazienza e calma, la fretta è del nord! Qui devi essere sereno dicevano i miei amici scherzando. Adesso ti faremo vedere dove riposano i gabbiani. Arrivammo verso la spiaggia della Chiaia, alzai la testa in su guardavo quelle rocce  a picco pine di ginestre con fiorellini gialli circondando la baia. Girai  il mio sguardo che si fermò su una crepe della roccia dove c’erano centinaia di gabbiani che guardavano lontano: Aspettano i pescherecci che tornano  per avere un bel pesce da mangiare. Remando remando girando con la barchetta si fece l’ora che i pescherecci tornavano. Per me che venivo dal nord, era tutta una meraviglia, stavamo nel porticciolo della Corricella, tante barche attraccate al piccolo molo pitturate con colori solari, che si specchiavano, facendo riflessi sul mare(Bellissimo) entrando in porto lasciavano una scia bianchissima sul mare (Azzurro)STUPENDO!. I pescatori ci salutavano : vedete che bella pesca che abbiamo fatto! Le loro facce bruciate dal sole, ma tanto fieri del lavoro fatto. I Gabbiani facevano festa volando  da poppa a prua beccando ogni tanto un pesce. I miei amici rivolgendosi a me dissero: Allora hai capito! Perché i gabbiani un vero nido non ce l’hanno, si rifugiano nelle crepe , noi Procidani le chiamiamo : IL NIDO DEI Gabbiani. La vacanza di quell’anno fu spettacolare, e ancora oggi quando posso torno volentieri a Procida l’isola che mi ha fatto sentire procidano.

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2 commenti

  1. Nello spazio di AnnaRosaria solo poetiche visioni ..
    dai titoli ne ricaviamo da subito vaste emozioni …
    condivisibili anche da chi sull’isola ha sostato solo a periodi …
    Consideriamola la custode e vestale d’ogni immaginario collettivo,
    sacerdotessa d’ogni narrata apologia,
    celebrante e narrante d’un universo
    che da infinitamente piccolo ridiventa infinitamente maggiore !
    Sogni e realtà di paesaggi e sensazioni pregni d’ogni bellezza !

    • ANNA ROSARIA MEGLIO

      Gentilissima Signora Piera La ringrazio molto, per i suoi bellissimi apprezzamenti del mio racconto, se le fa” piacere mi puo” inviare il suo numero telefonico o cellullare mi farebbe molto piacere parlare con lei che mi vuole cosi” bene la rigrazio tanto.

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