La piccola Europa schiacciata nel duello Putin-Biden

di Nicola Silenti da Destra.it

Eugenio Di Rienzo in un suo post su fb riporta che”ognuno sull’invasione russa ha le sue idee, d’accordo e controbattere le idee che si ritengono sbagliate non è un diritto ma un dovere”. Per quanto mi concerne una delle evidenze più marchiane dell’offensiva russa in Ucraina è la scarsa conoscenza degli italiani sulle vicende del mondo. La geopolitica, gli imperi, le grandi potenze e i paesi satelliti, tutti argomenti poco noti alla gran parte dei nostri connazionali che oggi elogiano la nostra libera democrazia e filosofeggiano sull’imperialismo russo che scuote il mondo e il dovere del mondo libero di supportare l’anelito alla giusta libertà del popolo ucraino.

Fosse tutto così semplice, millenni di storia umana sarebbero stati il prodotto di ignoranza storica e la nostra epoca, a eccezione della colpa putiniana di questi giorni, sarebbe l’Eldorado del genere umano e il Paradiso in Terra finalmente realizzato. Ma ahimè tutti sappiamo che così non è, la storia è il prodotto dello scontro tra interessi opposti per quanto legittimi e spesso la guerra uno sbocco inevitabile, cui né la diplomazia né le menti più capaci e illuminate possono riuscire a evitare.

Eppure, a giudicare dai pareri sempre ispirati e infallibili per definizione dei più importanti analisti italiani le cose non sono mai state tanto lampanti: Putin è un mascalzone, l’Ucraina il nostro prossimo partner europeo e la Cina il pericolo prossimo venturo. E la Nato e gli Usa? Dalla parte della Ragione, della Verità e della Giustizia a prescindere.

E invece, a patto di accettare il sospetto o, peggio l’accusa, di essere degli antidemocratici o peggio ancora di essere degli antioccidentali, stavolta assumere una posizione pilatesca oppure girare la testa da un’altra parte rischia di produrre a noi e ai nostri familiari conseguenze ancora peggiori di quelle che già adesso scuotono le nostre vite. Ma più ancora dei rincari delle bollette, dei carburanti, dei generi alimentari e di un’ennesima ondata migratoria verso l’Italia, a minare la nostra esistenza è il rischio di un conflitto che ci veda coinvolti in prima persona contro un nemico terribile, armato fino ai denti con un arsenale nucleare secondo solo a quello statunitense.

Minacciare la sicurezza russa con l’allargamento verso est della Nato non si è rivelata una scelta tanto assennata. Impiantare basi, militari e missilistiche, tutte orientate verso Mosca e verso i siti strategici del gigante russo non poteva che scatenare la reazione della belva ferita. Davvero non si poteva farne a meno? Era proprio necessario minare l’orgoglio di un impero che dal crollo del muro di Berlino e dalla fine dell’Urss non ha mai, in nessuna occasione, minacciato la sicurezza dell’Occidente?

Da tempo per la Nato, ed è ormai un dato di fatto incontestabile, la Russia sarebbe un obiettivo dichiarato e non si spiegherebbe altrimenti l’allargamento dell’alleanza atlantica fino a ridosso dei confini dell’ex Unione sovietica con la progressiva inclusione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia e Ungheria. Tutti paesi un tempo satelliti della Russia nel nome del collante socialista e oggi componenti di un’alleanza che dalle parti di Mosca è percepita come una minacciosa insidia.

Uno spettro che da tempo agita e produce fibrillazioni sempre più incontrollabili negli stati maggiori dell’armata rossa e che ha già generato scintille in Georgia, in Serbia e in Siria, giusto per trattare dei casi più evidenti. E che Putin non sia poi un mitomane agitato da miraggi inesistenti lo testimoniano le tante collisioni sfiorate, i tanti sconfinamenti contestati e denunciati e un corollario di esercitazioni che, a tutto fan pensare fuorché alla volontà di una distensione dell’Occidente nei riguardi della Russia. D’altronde pochi avrebbero potuto considerare un’involontaria coincidenza le tre grandi esercitazioni Nato “Brezza marina”, “Tre spade” e “Tridente rapido” svoltesi con un enorme dispiego di mezzi tra giugno e settembre del 2021 proprio davanti ai confini russi. Contro chi sono state concepite quelle tre grandi manovre militari?

Quel che è certo è che un potenziale conflitto con la Russia avrebbe come sicuro scenario di battaglia il continente europeo. Un continente diviso tra egoismi nazionali eppure infarcito di basi e arsenali Nato sotto lo stretto comando americano che da almeno due decenni insiste imperterrito a voler fare di un ricchissimo e immenso partner commerciale, storicamente proiettato sull’Europa, un acerrimo nemico dell’Occidente, tutto rivolto verso l’Asia e i suoi due grandi pilastri, la Cina e l’India. Così, stretti da un’informazione pericolosamente monocorde sul grande duello tra Biden e Putin, a qualcuno dovrebbe cominciare a venire il sospetto che a restare schiacciata in questo braccio di ferro sarà, ancora una volta, la piccola Europa.

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