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L’état, c’est moi

Di Michele Romano

PROCIDA – Dopo irridenti turbolenze, perniciose scostumatezze istituzionali e frasi ad effetto come “lo Stato siamo noi”, forse derivanti dall’omonimia di chi le ha pronunciate con “Re Sole”, noto anche per l’espressione “L’état, c’est moi” (lo Stato sono io), è, finalmente, partito il governo del contratto del cambiamento dei populisti – sovranisti, vincitori del voto del 4 marzo 2018. Nell’osservare come si agitano, si esprimono, agiscono i due capipopolo penta-leghisti, il simbolo che caratterizza tale unione è un animale favoloso che partecipa della natura del capro e del cervo detto “ircocervo” accompagnato da un garbato “avvocato del popolo” che lo ha ampiamente raffigurato attraverso il proclama del suo programma da attuare con il profilo “nazional socialismo” di infausta memoria facendo intravedere metodi da soffusa “gestapo”, da dolce xenofobia, da delicato odio sociale accompagnato da demagogiche e populistiche forme di carità sul tipo delle “Dame di S. Vincenzo” con un messaggio netto e preciso che l’Italia sul piano dello sviluppo socio-economico non possiede un futuro. E la mancanza di visione verso l’avvenire si riscontra nell’assordante silenzio sulla cultura e, principalmente, del luogo dove si costruisce la memoria, l’attenzione e l’attesa dell’educazione sociale, civile, dei diritti, dei doveri, della solidarietà, delle uguaglianze, delle competenze, dell’etica della responsabilità, cioè la scuola.

Evidentemente l’era del cambiamento prevede l’irrilevanza di tale istituzione. Per non parlare della cinica ed ingannevole mistificazione sul suolo martoriato della criminalità mafiosa verso la quale gli ennesimi fastidiosi, retorici “flatus vocis” che fanno prevedere sul “nulla cosmico” sulla fine di una terrificante struttura organizzativa che impedisce alla democrazia di realizzarsi compiutamente. Comunque partiamo tutti con lo zainetto verso il regno di “Fantasia” dell’ignoto per vedere ciò che troveremo.

Postilla finale: A proposito di cambiamento, attraversando la nostra piccola meravigliosa “polis micaelica”, è preoccupante constatare l’imbarazzante svilimento, dopo tre anni, dell’azione politica – amministrativa dei vincitori del 2015, manifestatosi alla lunga l’anticipazione dell’ircocervo nazionale, con la differenza che qui il posto della Lega è stato preso dai pentastellati. Uno tra gli emblemi per il popolo procidano del disfacimento di tale incontro è l’aver spinto, ulteriormente negli abissi, il servizio socio-sanitario, cioè una dimensione di vitale importanza per chi è nato in mezzo al mare. Ciò è certificato dal defilarsi di coloro i quali non possono azzerare la memoria della propria responsabilità nel governo della polis per traghettarci, a torto, da vero pinelle, in altre casacche, per il deteriorare del gusto del potere che cambia vento.

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