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L’Italia e gli Italiani. Un paese e un popolo dalla parte opposta della realtà

italianidi Nicola Silenti

Un popolo di santi, poeti, navigatori. E di ignoranti accaniti? Sarebbe questo infatti il responso di una indagine svolta da Ipsos, che ha testato un campione di cittadini di ogni età, reddito ed estrazione sociale tra 14 diverse nazioni di Europa (Belgio, Francia, Ungheria, Polonia, Svezia, Spagna, Germania, Regno Unito, Italia), Asia (Corea del Sud e Giappone), America (Usa e Canada) e Oceania (Australia). Una ricerca che, pur con l’ampio beneficio d’inventario che si deve alle indagini statistiche, riesce a destare qualche perplessità aggiuntiva nel suo voler comprovare quanto poco i cittadini dello Stivale dispongano di validi strumenti culturali per interpretare i fatti che li circondano ed elaborare le necessarie riflessioni. Una ricerca che ha visto svettare su tutti, giapponesi, svedesi e tedeschi, come a voler dimostrare che la salute generale di una nazione non è mai avulsa dai suoi abitanti.

Che gli italiani e la cultura non si tengano più per mano non è una novità dell’ultima ora: fanalini di coda nelle classifiche europee e mondiali sulla fruizione di quotidiani e libri nonché consumatori di televisione in dosi massicce, da tempo i cittadini italiani nel loro insieme non svettano più per istruzione e cultura. Ma certo sarebbe tragico dover prendere atto che, tra la realtà esistente e quella percepita, si sia frapposto negli ultimi anni un muro invalicabile: quello dell’inconsapevolezza e dell’ignoranza.

Dalla ricerca emerge alla voce Italia una sequela di credenze distorte che sembrano più il frutto di preconcetti o pregiudizi che non le risultanze di un popolo consapevole e correttamente informato. Accade così che gli italiani pensino in media che la percentuale dei propri connazionali disoccupati sia del 49 per cento (a fronte di un dato reale del 12 per cento), che la percentuale dei cittadini musulmani all’interno dei propri confini sia del 20 per cento (a fronte del dato reale che è del 4 per cento) e che la percentuale degli immigrati nel proprio paese sia del 30 per cento (invece del 7 per cento reale). Oppure che la percentuale dei cittadini al di sopra dei 65 anni di età sia del 48 per cento (mentre il dato reale è il 21 per cento) e per completare con le risposte date al quesito sulla percentuale di ragazze fra i 15 e i 19 anni che partoriscono ogni anno: non certo il 17 per cento emerso delle risposte al test bensì lo 0,5 per cento, dato reale.

Al di là dell’attendibilità vera o presunta della ricerca, peraltro condotta da professionisti del settore, sarebbe saggio concentrare l’attenzione e la conseguente, dovuta riflessione sul vero dato rilevante, e cioè che gli italiani in larga parte non conoscono la realtà e pertanto non possono comprenderla. Un’evidenza che deve costringere tutti a interrogarsi su quanto i media e gli organi di informazione abbiano il potere e l’opportunità concreta di distorcere la realtà percepita, specie attraverso la regina dei mezzi di comunicazione di massa, ossia la televisione che continua ad essere per la maggioranza degli italiani l’unica finestra attraverso cui osservare il mondo.

Un dominio incontrastato, quello della TV, che consente anche di fare i conti con quanto sia esteso e agevole il campo su cui possono muoversi i populisti della politica ma soprattutto i loro esperti della propaganda allenati alle tecniche di distorsione e manipolazione della realtà.

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