Come ci documenta il prof. Domenico Ambrosino dalle pagine de “Il Mattino”, barche vecchie in vetroresina, copertoni di auto, batterie, pezzi di motori marini, fusti di vernici, fibre sintetiche da reti da pesca abbandonate, selle per alaggio e varo di imbarcazioni, vecchi carrelli adibiti al trasporto di unità da diporto: insomma una vera e propria discarica, a cielo aperto, piena di materiali inquinanti e rifiuti speciali, tutto questo in un’area di circa 500 metri quadri, situata sotto il costone di Santa Margherita nuova, a ridosso del porticciolo turistico di Marina Chiaiolella. L’operazione è stata condotta dai Carabinieri della stazione dell’isola, retta dal maresciallo Massimiliano Albero, di concerto con la Capitaneria di Porto, a comando del tenente di vascello Gianluca Oliveti. Vi hanno partecipato anche il maresciallo dei Carabinieri Fabio Evangelista, Capo Giuseppe Riviello, reggente del Circomare isolano, il geometra Leonardo Cordova, impiegato dell’Ufficio Tecnico Comunale. Il cui dirigente, l’architetto Salvatore Ruocco, è stato nominato custode giudiziario temporaneo dell’area sequestrata.
Ora si pone il problema della bonifica e di un’attenta sorveglianza successiva della zona che, specie in estate, è meta di centinaia di isolani e turisti che frequentano lo scalo turistico. Parte della zona demaniale sequestrata è stata oggetto di una lunga vertenza tra il Comune di Procida e la società “Zerma” degli eredi del Barone Zerilli Marimo, proprietari di una parte della collina sovrastante, ove sorge un antico cenobio benedettino, su cui gravava il diritto di “usi civici”. La vertenza si è conclusa, poi, nel 2002, quando il Consiglio Comunale isolano, ha approvato, a maggioranza, una transazione che, tra l’altro, prevedeva la corresponsione all’ente locale di 250 milioni di vecchie lire, il diritto di visitare la collina di S. Margherita con modalità da concordare e, appunto, il passaggio in proprietà del Comune di tutta la zona di terreno prospiciente lo scalo turistico della Chiaiolella. Nei giorni scorsi, una nota da firma di un circolo locale, aveva denunciato questa ed altre situazioni. In particolare veniva segnalato il pericolo di inquinamento che poteva derivare dalla pulizia delle carene delle barche a vela, con le acque di lavaggio impregnate di sostanze tossiche, che andavano a finire direttamente nello specchio d’acqua del porticciolo.