La “polis micaelica” cioè Procida, durante il percorso della “Settimana Santa” che trova la propria dimensione apicale nell’antica e radicata Processione del Venerdì Santo, riesce ad esprimere le proprie qualità migliori che stanno per gran parte della vita quotidiana racchiuse in un cassetto e, pertanto, del tutto inespresse. Così si assiste al talento, alla operosità, alla profondità della creatività, di giovani, anziani, donne e bambini che nella costruzione misterica itinerante dell’evento escatologico della passione del Cristo, riescono a coniugare un rapporto armonico con il popolo che partecipa sulla strada, la rappresentazione scenica, in modo forte ed intenso, con l’annuncio evangelico, pregnante di una dimensione ecclesiale che esce dall’ossessione dell’autoreferenzialità e si riscopre povera per i poveri contrapposta all’iniquità di una visione socio-economica orientata, cinicamente, verso lo scarto. Per di più, seguendo lo slancio vitale del profilo profetico di Papa Francesco, mettere al centro delle dinamiche comunitarie il segno tangibile e rivoluzionario della misericordia per abbattere la piovra mostruosa dell’indifferenza. E qui, il cuore del Vangelo, incentrato sulla carità e misericordia di Cristo, invita incessantemente al cambiamento verso una società migliore e più giusta tanto da non interrompere, diabolicamente, il cammino di Santiago di Compostela, il viaggio di Ulisse che mantengono vivo, dentro l’uomo, il fuoco di un perenne divenire verso una esistenza degna di essere vissuta.
Con questo spirito la collettività procidana vive una giornata di alta intensità emotiva e riflessiva. Il mio auspicio è che non duri lo spazio di un mattino e si torni alle cattive abitudini ma rappresenti una propedeutica costante a costruire un salto di qualità come i prossimi eventi elettorali stanno lì pronti a chiedere.