Procida: Il vino di Josè

foto vigna procida - di Gabriele Scotto di Fasano

di Francesco Marino

A San Martino ogni botte è vino. Procida non ha mai prodotto vini d.o.c., fatto che rappresenta un handicap dei vignaiuoli procidani che hanno sempre sofferto la maestria degli enologi ischitani i quali, da sempre, producono grandi vini noti in tutto il Mondo. “Ischia bianco” e “Ischia rosso” sono impareggiabili capolavori che aprono il cuore e la mente specie quando si accompagnano alla degustazione del coniglio di fossa.
Tuttavia, i procidani hanno prodotto, nell’ambito familiare, ottimi vinelli al limite della gradazione consentita. Negli ultimi trent’anni alcuni appassionati come il famoso Nicolantonio, il dott. Loreto ed il conosciutissimo ed erudito “Sicocchio” hanno finalmente, anche se in quantità limitata, prodotto ottimi vini.
C’era una zona di Procida che si chiamava “Vigna”, che era tutto un grande vigneto. Dico c’era perché la selvaggia speculazione edilizia l’ha resa un mero ricordo. Esistono però, e per fortuna, dei personaggi che hanno continuato a produrre vino ed uno di questi è un arzillo procidanissimo settantottenne, Mosè Lubrano di Scampamorte. Mosè, o meglio Iosè, anche quest’anno ha vinificato nella sua cantina in via Principessa Margherita n° 35, il metodo è quello antico con l’uva che viene pigiata con i piedi (queest’anno si sono prestate al rito le nipoti), poi il mosto viene lasciato riposare nelle botti di rovere (barroques donati da uno zio di Marsiglia). Qui il vino dorme cullato come un bimbo nel sonno da Josè e dalla moglie siano al fatidico giorno di San Martino quando, circondato da pochi e fidati amici assaggiatori, avviene il rito della spillatura e della degustazione.
Il rito: Josè aiutato da suo fratello Vincenzo venuto da Avellino e circondato da otto assaggiatori fra cui il sommelier Salvatore Masiello e il vecchio enologo Licaone, dopo aver invocato la Madonna delle Grazie, con mille precauzioni spilla il nettare e lo offre alla degustazione. Vista, olfatto, gusto: sono i sensi coinvolti nella “percezione organolettica”, un’analisi qualitativa squisitamente umana che nessuna tecnologia può sostituire.
All’assaggio de il “Ventoso”, chiamato così perché quest’anno Josè ha vendemmiato in una giornata ventosa (ci fu un anno in cui il vino venne chiamato “Schifoso” perché l’annata fu pessima) appare rosso porpora con odore di bacche e rosmarino con lieve aroma di limone con grado alcolico 11,5. A questo punto gli occhi furbetti di Josè cercano l’assenso degli amici presenti che levano i calici e si congratulano con lui. PROSIT. Squilla il telefono dalle lontane Americhe. E’ l’amico del cuore Salvatore Ceccarelli, detto “Purpetta” che vive nel New Jerey e vecchio compagno di bagordi, che s’informa del vino e che si congratula con il suo amico Josè.
Ora la combriccola si scioglie, Josè è contento e noi con lui. Chi volesse assaggiare (ma non comprare) il vino di Josè, non ha che da recarsi, previo appuntamento, in via Principessa Margherita n° 35 (Vigna). Quattro chiacchiere ed un bicchiere di vino non si negano a nessuno.

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