Procida. “Sulla questione porto, i Democratici di Sinistra avevano ragione”.

Riceviamo e pubblichiamo, un intervento del Consigliere Dino Ambrosino, sull’intera vicenda del porto turistico di  Marina Grande e che riteniamo molto interessante, invitandovi pertanto ad ua sua attenta lettura.

Vorrei prendere spunto da un recente articolo pubblicato dal periodico “ProcidaOggi”, per svolgere alcune considerazioni che avevo in animo di fare, sulla vicenda della vendita delle quote del Comune nel porto turistico di Marina Grande.

Non posso non partire da una contestazione all’estensore dell’articolo in merito alla posizione che viene addebitata  ai Democratici di Sinistra di Procida riguardo l’intera vicenda. In quanto unico reduce in carica di quel gruppo, sento la responsabilità e l’orgoglio di rivendicare il lavoro fatto e le proposte avanzate, rimpiangendo quei tempi in cui macinavamo iniziative politiche, eventi festivi ed eravamo l’unico soggetto organizzato di tutto il centro-sinistra.

La contestazione che ProcidaOggi muove ai DS è quella di aver ostacolato la costituzione della società “Isola di Procida Navigando”, sponsorizzando l’imprenditoria privata locale, e di non aver poi sostenuto presso Bassolino e Cascetta la scelta del Comune di acquisire la maggioranza della compagine.

Iniziando da quest’ultimo ragionamento, lo ritengo palesemente fuorviante ed in evidente contraddizione con quanto accaduto.

L’intera vicenda inizia con delibera n. 4 approvata dal Consiglio Comunale il 26 febbraio 2003 con la quale si dava mandato al Sindaco di costituire una società insieme ad Italia Navigando (gruppo Sviluppo Italia all’epoca controllata dal Governo di centro-destra) per la gestione dei porti turistici di Procida. Già in quella prima ipotesi, approvata dal Consiglio Comunale a larga maggioranza, con i voti contrari dei soli DS, si stabiliva che il Comune avrebbe avuto una quota di minoranza pari al 49%. Quella deliberazione, tra l’altro, faceva seguito ad una lettera di intenti che si erano  scambiati il Sindaco Muro e l’ing. Marconi di Italia Navigando, i quali già nel settembre 2002 convenivano di costituire una società per la gestione del porto turistico di Marina Grande. Solo successivamente, nell’autunno 2003, entrò nella partita la Regione Campania come socio di minoranza di Italia Navigando all’interno della compagine Campania Navigando.

Sempre Italia Navigando gestiva la partita: controllando l’80% di Campania Navigando propose al Comune il 49% della nuova società Isola di Procida Navigando. Ed ancora una volta, in Consiglio Comunale solo i DS votarono contro.

Se la maggioranza consiliare, e parte della minoranza compreso il gruppo socialista, volevano che il Comune avesse il controllo della società, perché hanno avallato quella impostazione originaria? Perché hanno assecondato la volontà di Muro e Marconi e non hanno proposto una strada diversa come pure hanno fatto altre Amministrazioni Comunali in Campania?

Chi allora fu d’accordo con la svendita del ruolo del nostro Comune, a vantaggio di una società controllata dal Governo di centro-destra, non può oggi addebitare il misfatto ai DS o alla Regione.

Riguardo il nostro sostegno all’imprenditoria privata, non smentisco oggi le posizioni espresse all’epoca. Ritengo che a Procida bisogna incentivare lo sviluppo dell’economia turistica sostenendo i protagonisti locali. Ma si può dire che l’attuale vendita delle quote di Isola di Procida Navigando sia a vantaggio dell’imprenditoria locale? Certamente no. Ho l’impressione infatti che i concorrenti esterni che hanno manifestato la disponibilità ad acquistare abbiano una consistenza societaria più forte e quindi più possibilità di aggiudicarsi le quote.

Cinque anni fa, al momento della costituzione di Isola di Procida Navigando, esistevano diversi gruppi di imprenditori isolani che potevano essere della partita in partnership con il Comune, mentre oggi, con i requisiti richiesti dal bando, si apre il concorso all’intero mercato e si valuta infine l’offerta economica più consistente.

Noto infine che questa procedura di vendita sta appassionando gli opinion leaders locali con repentini ed autorevoli botta e risposta sui giornali e sui forum on line.

Segno che molti hanno compreso che questo è l’epilogo, la chiusura di un ciclo che ha visto come protagonisti gli attuali amministratori di centro-destra per 12 anni e mezzo.

Il porto turistico, il loro fiore all’occhiello, la rivendicazione più orgogliosa del lavoro amministrativo svolto, non potrà più essere speso nel dibattito politico locale senza essere associato alle ragioni che ne hanno imposto la vendita, ovvero il fallimento economico a cui è stato portato il nostro Comune.

L’intera operazione, annunciata da anni come il toccasana per le casse del nostro Ente, si è rivelata infine una speculazione condotta con spregiudicatezza e superficialità. Non ha portato un centesimo al pubblico erario né ha favorito l’imprenditoria locale: a questo punto possiamo proprio dire che noi ex DS sin da allora lo avevamo detto.

Dino Ambrosino

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