Ammontano a € 2.730.000 le risorse complessivamente stanziate dalla giunta Caldoro,valorizzazione delle parrocchie per le attività oratoriali.
Di Gianni Manzo
Tagli, tagli e ancora tagli. Le manovre finanziarie stanno portando sotto il livello minimo tutti i servizi in una regione come la Campania con il reddito medio più basso d’Italia. Per il 2011 il comune di Napoli dovrebbe avere da Palazzo Santa Lucia la miseria di 6 milioni di euro per la legge 328 che regola il sistema di finanziamento delle politiche sociali.
Dovrebbe, perché per adesso non è arrivato nulla, visto che il primo atto del governatore Stefano Caldoro fu chiudere i rubinetti. Sei milioni che potrebbero ulteriormente dimagrire, dopo la manovra finanziaria di agosto. Per il welfare la spesa regionale procapite è di 60 euro, meno della metà della media italiana, che è la più bassa d’Europa. Però con il Decreto dirigenziale n. 338 del 26 agosto scorso, quando era già chiaro a tutti che potrebbero saltare l’assistenza ai minori e anche quella ai disabili, all’improvviso si sono allargati i cordoni della borsa del governatore, notoriamente più stretti di quelli del ministro Tremonti. Beneficiario, tra i tanti possibili, la curia. Si tratta del “Riconoscimento, sostegno e valorizzazione delle attività oratoriali”, che portano a casa 2 milioni 730 mila euro: «Fondi messi in campo per prevenire il disagio sociale, soprattutto di bambini e giovani» spiega l’assessore regionale Ermanno Russo che, non a caso, ha scelto di cambiare il nome del suo dicastero da Politiche sociali ad Assistenza. Così si possono chiudere i rubinetti del terzo settore, laico, e affidare tutto serenamente alla carità cristiana della Chiesa. «Non possiamo comportarci come il governo – spiega l’assessore comunale al ramo, Sergio D’Angelo – L’associazionismo cattolico può dare una mano ma non ha le competenze per rilevare il settore». Bisognerebbe spiegarlo alla Curia, che ha dichiarato il Giubileo straordinario per Napoli, una straordinaria occasione per sbucare ovunque. Il cardinale Crescenzio Sepe è nella cabina di regia se si discute di Forum delle culture 2013, è tra i maggiori interlocutori se sul tavolo c’è il Programma integrato urbano per il Centro storico patrimonio Unesco (circa 240 milioni di euro di fondi europei), ma si muove agilmente anche su piani meno grandiosi. La regione infatti ha appena sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Arcidiocesi di Napoli per realizzare «Azioni comuni». Ad esempio una scuola di restauro, ma non c’è già l’Accademia di Belle Arti? Ancora formazione ma in campo musicale, in collaborazione con il San Carlo per programmi pluriennali nelle scuole, dove però manca anche la carta igienica. E poi una cittadella dell’artigianato, orti urbani, residenze universitarie e formazione per operatori del terzo settore. Tutti ambiti dove il pubblico rischia di sparire.
Attenti al protocollo
Attenzione, però. Recita il protocollo: «Per l’attuazione della presente Intesa, l’Arcidiocesi concorre con beni, strutture e aree alla realizzazione di progetti di interesse generale, mentre la regione Campania si impegna a sostenere gli interventi con contributi finanziari specifici». Firmato: Sepe e Caldoro, il 5 settembre scorso. Tagli per tutti ma non per chi ha santi in paradiso.