PROCIDA – Mi trovo in una piccola città europea, con larghe distese di verde e tanti laghi con acqua trasparente e fresca da farti venire voglia di berla. In questa piccola cittadina si vive molto bene, è ordinata e pulita. Nei giorni scorsi mi allungai camminando in periferia, avevo sentito delle voci che mi incuriosivano, si diceva che c’era alcuni villaggi pieni di persone ospitali e allegre. Allora cos’era la curiosità? C’era una casa abitata da due coniugi di mezza età senza figli, gli altri dei villaggi circostanti la chiamavano la signora Ricciolo Ribelle. Mi domandavo il perché e la curiosità quasi infantile non finiva. Girando lì intorno scattai qualche foto di quel bel luminoso posto quando mi sentii chiamare: – Signore, signore. Si fece avanti un gruppo di ragazzi. -Benvenuto. Siete venuto a farci visita? Mi salutarono tutti contenti. Dissi loro: Qui è un bel posto, sono felice per voi che vi volete tutti bene. Mi rispose un ragazzetto più sveglio. – Vedete lassù quella casa dai colori spenti? Lassù abita la signora Ricciolo Ribelle. Beh, qui nel villaggio la chiamiamo così, ma loro si chiamano Irene e Mario Rottino. – Perché la chiamate cosi”? – Non le va bene mai niente. Protesta sempre anche se noi ragazzi giochiamo lì intorno. Non ha cuore. – Ma no ragazzi non si parla di una persona cosi e poi non la conoscete, mi dite che è sempre chiusa in casa, che non frequenta nessuno. I ragazzi rimasero zitti a quelle parole, un po’ confusi. Un pensiero mi venne in mente e dissi loro. – Giovanotti vogliamo farci visita noi ai signori Rottino? – Ma no risposero in coro, li nessuno ci va. -Proveremo a bussare, dissi deciso. Il ragazzetto più sveglio si fece avanti- Andiamo adesso? No, risposi è quasi ora di pranzo. Andremo nel primo pomeriggio. Voi chiedete il permesso ai vostri genitori e ci troveremo domani verso le quattro in questo posto. Tornai in città pensando a come fare togliere dalla mente dei ragazzini quel giudizio che avevano di quella coppia che neanche conoscevano. L’indomani arrivò con una splendida giornata, si era nel periodo primaverile con alberi fioriti e tanti fiori. Mi domandai: -Perché” non far fiorire il sorriso di quelle persone? Mi avviai verso il luogo dell’appuntamento. Camminando e respirando quell’aria pulita, mi misero tanta dolcezza nel cuore e pensai forse sono un po’ poeta. Ma di fronte a tanta bellezza Io ero. Tutti i ragazzi da lontano mi vennero incontro allegri e quasi sfiniti per la corsa e parlando tutti insieme dicevano: -Abbiamo il permesso, possiamo venire con te. Tanto i nostri genitori ti conoscono e noi abbiamo detto che tu sei buono e non giudichi, con la promessa che dopo verrai a prendere una limonata fresca da noi. I ragazzini si presentarono. Io mi chiamo Damiano, Io Paola, Io Federica, Io Bruno e tutti gli altri Michele il ragazzetto più sveglio disse: -Mentre saliamo lassù possiamo cogliere qualche fiore per donarli alla signora. E ci avviammo tutti insieme. Mi venne in mente un pensiero, sembro Don Bosco con i suoi ragazzi, e feci una muta preghiera di mandarmela bene. Michele insieme agli altri raccolse i fiori di campo molto variopinti e allegri come i loro sorrisi. Arrivammo sull’uscio di casa Rottino, mentre i ragazzini si raggruppavano dietro di me con decisione bussai. Si alzò una tendina della finestra e vidi la signora Ricciolo Ribelle, come dicevano i ragazzini. Si apri” la porta e con stupore dei ragazzini ci fecero entrare. Accomodatevi, dissero gentilmente. Vi ringraziamo di essere venuti a farci visita, un po’ di sorrisi e allegria di questi giovinetti ci fa stare ben. MI presentai insieme ai ragazzi e loro dissero che conoscevano tutti. La signora dai riccioli biondi come il grano d’estate, rivolgendosi a loro disse: – Dai ragazzi venite in terrazza che vi preparo una fresca aranciata, e loro le seguirono. Rimasi solo con il signor Rottino. – Chiamami Mario, siamo di queste parti tutti e due e potresti essere mio fratello che tanto ho desiderato, ma sono figlio unico, e parlando del più e del meno mi resi conto come avevo intuito che erano persone sole e timide. I ragazzi tornarono nelle stanza, vidi la signora molto sorridente e disse rivolgendosi al marito: -I bambini sono venuti ad invitarci alla festa che si terrà domenica giù al villaggio e saremo gli ospiti d’onore. Michele sempre lui disse: -Oltre che ospiti d” onore potreste farci da zii. Lo garantiamo, vi divertirete. Salutammo, strappando la promessa che la domenica sarebbero scesi giù al villaggio. Mentre tornavamo i ragazzi tutti intorno mi dissero: -Hai ragione tu, le persone non si giudicano mai e loro sono due zii dolci. Michele rispose: per l’aranciata che ti ha dato?- Mano è per tutto, per tanti sorrisi che ci ha dato. Tutti in coro dissero: Domenica li facciamo divertire, se lo meritano. E io sempre con il mio pensiero in mente: -Ho saputo dare una lezione, e voi genitori non dormite sull’alloro ma state all’erta quando intorno a voi nascono pregiudizi infondati, tagliare corto, cosi il mondo vivrà nella lealtà e nell’amicizia.
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Grazie tante signora, sono semplici racconti che scrissi tanti anni fa”Be ogni tanto qualche raccontino da” qualche retta. Cari saluti, al prossimo Grazie.
GRAZIE ALLA REDAZIONE DEL PROCIDANO Gentilissimi!