Con la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, in risposta al ricorso presentato nel 2008 dal Flai-Cgil, viene rimesso in discussione la costituzione dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”, attualmente gestita dal Consorzio dei Comuni delle isole di Ischia e Procida. <<Tutto sommato la tesi che la costituzione dell’AMP avesse molti punti da rivedere nel regolamento non è del tutto nuova – ci dice Salvatore Costagliola – in quanto già all’epoca veniva sostenuta dal sottoscritto, nella qualità di assessore al mare del Comune di Procida, e dal compianto avvocato Nicola Pellecchia quale segretario dell’Adi.ri. pesca. Battaglia che abbiamo portato avanti per sette lunghi anni ricevendo qualche risposta positiva solo dal Ministro Mattioli, che prese tempo per comprendere ed approfondire le motivazioni che gli venivano esposte, sino a quando, però, arrivò alla guida del ministero dell’ambiente il verde Pecoraro Scanio che il 27 dicembre del 2007 firmò il decreto di costituzione del “Regno di Nettuno successivamente pubblicato sulla G.U. n°85 del 10 Aprile 2008.>>. Da questo punto di vista, a conferma delle dichiarazioni di Salvatore Costagliola, tanto per rinfrescare la memoria, riportiamo un take del’ANSA del luglio 2008: “La settima sezione del TAR Campania, in accoglimento del ricorso presentato da 15 imprese di pesca, ha sospeso il regolamento recante la disciplina delle attività consentite nelle diverse zone dell’area marina protetta “Regno di Nettuno” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 Maggio 2008. Soddisfatto il segretario dell’ADIRI Pesca di Procida, Nicola Pellecchia, che ha dichiarato: “Questo è il riconoscimento delle nostre ragioni. Con la sospensiva del TAR si dimostra chi è che da otto anni ha ostacolato l’istituzione dell’Area Marina Protetta. Il nostro ricorso – sottolinea Pellecchia – non ha puntato a far saltare tutta l’Area Marina Protetta ma a far riconoscere la validità di quello che diciamo da otto anni”. Nello specifico del provvedimento del TAR è lo stesso Pellecchia a spiegare che: “Il tribunale amministrativo, nel merito ha stabilito che la pesca con il cianciolo non è mestiere impattante come si vuol far credere; sulla legittimità del provvedimento: fin dal 2000 si poteva far pescare con il cianciolo come avviene in altre aree marine protette e terzo ed ultimo punto, nel corso dell’istruttoria sono state commesse forzature indicibili. Il Ministero dell’Ambiente – prosegue il segretario dell’ADIRI Pesca – nella conferenza Stato-Regioni ha presentato un documento diverso da quello che il MIPAF (Ministero delle Politiche agricole forestali disciplinante le attività di pesca, ndr) aveva redatto, e che era a favore dei pescatori di Procida, in osservanza alle direttive Europee”. Tra i ricorrenti, oltre alle 15 imprese di pesca (13 di Procida e 2 di Ischia) ad adiuvandum si è costituta la Federpesca e la CGIL. Ad opponendum il Ministero dell’Ambiente, una cooperativa ischitana ed il consorzio dell’ente di gestione del Regno di Nettuno.”.
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