Nel sequestro della Savina Caylyn l’intervento militare non è fattibile per il semplice fatto che a bordo c’è una situazione numerica sfavorevole (circa una quarantina di pirati) e bisogna anche considerare il fatto che i marinai della Savina sono allo stremo, quindi facilmente neutralizzabili. Si aggiunga a questo che la petroliera è stata diciamo “minata”, nelle sue parti maggiormente vulnerabili (per stessa ammissione del Comandante Lubrano Lavadera). I pirati hanno installato delle taniche di benzina in alcuni punti della nave e circa una decina di loro si occupano specificatamente di tenerle d’occhio e al minimo sentore di assalto, sono pronti a sventagliare una raffica di mitra per far accendere questi rudimentali ordigni, che però svolgerebbero efficacemente il loro dovere: innescare un incendio e l’eventualità, neppure remota, di far esplodere l’imbarcazione. Mettiamo da parte questa possibilità una volta e per tutte: si poteva fare questa operazione, quando appena arrembata, a bordo si trovavano 5 pirati soltanto. Ora è inutile.
Gaetano Baldi- Libero Reporter
(commento sul Gruppo Solidarietà ai marittimi italiani in mano ai pirati somali)