STOP al consumo di territorio: Piano casa Campania

Stop al Consumo di Territorio

Da Corriere del mezzogiorno.it:

La Fiom straccia il Piano casa: «Regalo alla lobby del mattone».

Il sindacato metalmeccanico: sancito uso indiscriminato di ex aree industriali a favore di aziende edili

NAPOLI – Durissimo attacco della Fiom Cgil al piano casa regionale, approvato ieri dal Consiglio e lodato dal presidente Bassolino come «innovativo». Il sindacato dei metalmeccanici parla di regalo alla «lobby del mattone». «L’approvazione del Piano casa sancisce nel modo peggiore possibile la fine della legislatura regionale – si legge in una nota – L’utilizzo indiscriminato delle aree industriali dismesse per edilizia privata, previsto da questa legge regionale, non viene nella sostanza modificato dal vincolo dei tre anni dalla cessazione delle attività produttive, dal limite dei 15mila metri quadri e dalla destinazione del 30 per cento a edilizia sociale, che pure sono il risultato delle stesse iniziative e posizioni espresse dalla Fiom e dalla Cgil Regionale».

«INCREDIBILE CLIMA CONSOCIATIVO» – «Da questo punto di vista – prosegue la nota – ha dell’incredibile il clima consociativo tra associazione dei costruttori e sindacati di categoria dell’edilizia che si è manifestato in occasione del consiglio regionale. Insomma, come avevamo già sostenuto, un regalo alla lobby del mattone e nuovi spazi per gli interessi speculativi della delinquenza organizzata. Ma, soprattutto, una decisione che sancisce un indirizzo inaccettabile: dalla crisi non si esce rilanciando gli investimenti produttivi, ma la speculazione edilizia e fondiaria, in particolare nelle aree più congestionate di Napoli e della sua area ».


10 dicembre 2009

Piano Casa in Campania: ecco nel dettaglio cosa cambierà

Il testo articolo per articolo: nessun intervento in aree a rischio idrogeologico e nella «zona rossa» del Vesuvio

NAPOLI – Ecco i punti fondamentali del provvedimento approvato ie­ri sera in Consiglio regionale.

In deroga agli strumenti urbanistici vigenti, il testo preve­de: l’ampliamento fino al 20% della volumetria esistente degli edifici residenziali uni e bi familiari e, comunque, degli edifici di volumetria non superiore ai 1000 metri cubi e degli edifici residenziali composti da non più di due piani fuori terra; l’au­mento entro il limite del 35% della volumetria esistente degli edifici residenziali per gli interventi di demolizione e ricostru­zione all’interno della stessa unità immobiliare catastale e del­le pertinenze esterne asservite al fabbricato. Tali interventi so­no esclusi negli edifici residenziali privi del relativo accatasta­mento per i quali, al momento della richiesta dell’ampliamen­to non sia in corso la procedura di accatastamento.

Il Piano casa prevede inoltre che gli interventi volumetrici devono essere realizzati con tecniche costruttive che garanti­scano prestazioni energetico-ambientali e in conformità alle norme sulle costruzioni in zona sismica. L’articolo 2 bis della legge esclude la realizzazione degli in­terventi previsti negli immobili realizzati in difformità del ti­tolo abitativo, collocati all’interno delle aree a rischio idrogeo­logico e pericolosità geomorfologia elevata o molto elevata, nella «zona rossa» a rischio Vesuvio ex lege regionale 21/2003, negli immobili di valore storico, culturale e architet­tonico, nelle aree di inedificabilità assoluta ai sensi delle leggi nazionali e regionali. L’articolo 4 bis stabilisce che gli interventi di incremento volumetrico possono essere realizzati anche sugli immobili qualificati «prima casa» (quella di residenza anagrafica) per i quali sia stata rilasciata la concessione in sanatoria o l’accerta­mento di conformità, ovvero per i quali sia stata presentata, nei termini previsti dalla legislazione statale vigente in mate­ria, istanza di condono dagli interessati, se aventi diritto, e siano state versate le somme prescritte.

L’articolo 5, che è sta­to oggetto di un intenso confronto tra le forze politiche, costi­tuisce l’unicità del Piano-casa della Regione Campania: esso prevede la riqualificazione delle aree urbane degradate, anche al fine della risoluzione del disagio abitativo, attraverso l’indi­viduazione di ambiti da parte dei Comuni destinati a sostitu­zione edilizia, anche in variante agli strumenti urbanistici vi­genti, con aumento della volumetria esistente entro il limite del 50% per interventi di demolizione, ricostruzione e ristrut­turazione urbanistica degli immobili esistenti con vincolo per la Regione di inserimento, nella programmazione, di fondi per l’edilizia economica e popolare.

La riqualificazione delle zone urbane degradate, nelle aree con dimensione di lotto non superiore a 15.000 mq, attraver­so interventi di sostituzione edilizia per immobili dismessi, a parità di volumetria esistente, anche con cambiamento di de­stinazione d’uso, che prevedano la realizzazione di una quota non inferiore al 30% per l «edilizia sociale»; e attraverso il cam­bio di destinazione d’uso delle attività produttive dismesse da almeno tre anni. La legge prevede che i Comuni provvisti di strumenti urbanistici generali vigenti possono individuare, con provvedimento del Consiglio comunale, motivato da esi­genze di carattere urbanistico ed edilizio, entro il termine pe­rentorio di sessanta giorni dalla entrata in vigore della legge, le aree nelle quali tali interventi non sono consentiti.
10 dicembre 2009

Da Terza pagina:

Ieri il Consiglio Regionale ha approvato il cosiddetto Piano Casa: tra le tante norme inserite nel documento, quella che ha fatto maggiormente discutere è l’articolo 5, che prevede la riqualificazione delle aree urbane degradate, consentendo l’edificazione per fini abitativi all’interno di lotti che fanno parte di aree industriali dismesse fino ai 15000 metri quadri.

Un punto controverso e che lascia adito a tante perplessità, sollevate dal Responsabile Nazionale Ambiente del Prc, Tommaso Sodano: “Il piano casa approvato ieri è un autentico pasticcio che non risolve l’emergenza abitativa, ma starà sicuramente facendo brindare gli speculatori, ai quali si è fatto un autentico regalo, concedendo loro un’opportunità troppo ghiotta per non essere sfruttata. Non posso non pensare che molti, in primis Caltagirone, si staranno già sfregando le mani al pensiero del cemento che potranno far calare su Bagnoli, mettendo per sempre fine a qualsiasi ipotesi di rilancio dell’area. Si sottraggono, soprattutto alla piccola e media impresa, campana interi capannoni industriali per costruire case: per gli imprenditori il business del mattone diventerà un richiamo irrinunciabile, a spese dei cittadini e dei lavoratori “.

“Purtroppo il voto sul piano casa, con questo inciucio tra la maggioranza e l’opposizione – conclude Sodano – è il segnale di un malessere della politica campana sui progetti di riqualificazione dei territori.  Si parla di sviluppo ecocompatibile e di soluzione per la rigenerazione urbanistica e poi, facendo l’occhiolino alla lobby dell’imprenditoria edilizia, si apre la strada ad un vero e proprio sacco del territorio”.

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