di Giuseppe Giaquinto
Negli anni 50 da un’iniziativa della Sig.ra Muro, genovese e imprenditrice dell’epoca, assumeva realtà il trasporto collettivo di persone sull’isola di Procida, concepito come servizio utile di collegamento tra punti opposti.
E, come per un paese di terraferma il punto principale di collegamento con il resto del mondo è la stazione ferroviaria, per un’isola era scontato ritenere che il punto principale di collegamento con il resto del mondo fosse il porto. Nacque l’itinerario Porto – Chiaiolella.
Il servizio, successivamente gestito dalle famiglie Cozzolino e Ventriglia, resse allo sviluppo territoriale e turistico degli anni 70/80, grazie anche agli investimenti sui mezzi di questi privati e a sacrifici personali in termini di turni di lavoro.
Ma, ad un certo punto, fu facile intuire che il trasporto territoriale aveva bisogno di risorse pubbliche ed organizzazione diversa per gestirsi in modo funzionale e corretto e soprattutto proiettarsi verso il futuro.
Un importante studio di fattibilità risalente al 1988 ad opera del Centro Studi Sistemi di Trasporto CSST di Napoli poneva le basi per sviluppare il servizio, oltre che sulla direttrice principale che collega il Porto alla Chiaiolella, anche nelle zone secondarie non raggiunte dal servizio pubblico e dislocate lateralmente alla direttrice principale. Intuizione dell’amministrazione di allora che puntava allo sviluppo turistico ed economico dell’Isola ed aveva individuato in un capillare ed efficiente trasporto pubblico locale unitamente ad una limitazione del traffico veicolare privato le ragioni di uno sviluppo armonico ed equilibrato.
Tale progetto venne condiviso e finanziato dalla Regione Campania.
Furono quindi individuate le zone di Ciraccio, Solchiaro e Terra Murata da coprire e collegare al Porto Marina Grande. Fu così che nel 1990 partì il servizio di trasporto pubblico gestito dalla SEPSA con le linee L1, L2, C1 e successivamente C2.
Con un importante opera edilizia del 1990 che fece l’amministrazione dell’epoca fu collegato il tratto finale di Via Flavio Gioia a Via Giovanni da Procida (Scuola Media). Con questa bretella stradale si riuscì a far partire la nuova linea C1.
Questo è stato per decenni il servizio base, a cui in seguito, osservando le esigenze dei flussi, si sviluppava il potenziamento della frequenza delle corse sulle varie direttrici, e che, per molto tempo ha rappresentato un servizio pubblico fiore all’occhiello della stessa Sepsa, riconosciuto tale dalla stessa Regione Campania oltre che insignito da riconoscimenti internazionali documentati ad opera di tour operator, gruppi organizzati, scuole, università.
Agli inizi degli anni 2000, a seguito di una criticità dovuta al mancato finanziamento del percorso C2 da parte della Regione Campania con serio rischio di interruzione di questa linea, l’amministrazione dell’epoca si fece carico di finanziare i chilometri della linea C2, ritenuta fondamentale per sviluppare la mobilità nel centro storico e ritenendo il collegamento Porto -Terra Murata e Corricella un volano di sviluppo storico/turistico/culturale per l’intera isola.
Successivamente fu anche concordato un programma di rinnovo parco veicolare ad opera dell’amministrazione comunale procidana in concerto con l’azienda Eavbus e la Regione Campania. Ricordiamo che numerosi si sono succediti negli anni gli interventi dei rappresentanti dell’amministrazione comunale per chiedere il rinnovo del parco mezzi utilizzato, ormai obsoleto e pericoloso.
Le iniziative di protesta portarono i primi risultati con il rinnovo dei veicoli speciali per Terra Murata nel 2010. Il programma non si completò per il noto periodo storico che ha attraversato e sta attraversando il servizio pubblico in Campania con i tagli ai trasferimenti ed investimenti da parte dello Stato e della stessa Regione. Ad aggravare ulteriormente la situazione è intervenuto il fallimento della stessa società di trasporto Eavbus che ha portato ad una paralisi nelle politiche di sviluppo aziendale. Di recente, con l’avvento della nuova giunta regionale, si è avuto sul territorio qualche bus di più recente costruzione anche se non adeguato alle esigenze dell’isola.
Un importante convegno sul tema, organizzato a Procida nel 2011 sul Diritto alla Mobilità, Qualità della vita e Sviluppo vide coinvolte diverse istituzioni come la Regione Campania le società EAV ed Eavbus, le parti sindacali, l’ ENEA, l’ Ordine degli Ingegneri di Napoli, le rappresentanze politiche locali.
Durante tale convegno fu presentato l’importante e dettagliato studio sulla mobilità a Procida ad opera dell’Ing. Giuseppe Rosato (in rappresentanza di Assoutenti Napoli). In questo studio fu fotografato il momento attuale dell’isola, (classificati e quantificati i veicoli privati e commerciali, le caratteristiche delle strade, gli spostamenti dei flussi, i costi delle assicurazioni veicolari, i costi del servizio pubblico, analizzate tutte le criticità del territorio). Successivamente, nel 2014 fu presentato dal Comune di Procida, dall’arch. P. Cossu e dall’Eav un importante progetto nell’ambito degli interventi Dupim per le isole minori, teso a finanziare l’acquisto e l’utilizzo di veicoli e strutture per sviluppare la mobilità pubblica collettiva sostenibile ed ecocompatibile a Procida con l’utilizzo del metano e dell’energia fotovoltaica.
Questo per dire che nell’ambito dei trasporti, storicamente, ci si è sempre avvalsi delle esperienze passate, di professionisti qualificati, di addetti ai lavori, per sviluppare e migliorare la funzionalità del servizio pubblico sull’isola e la mobilità territoriale.
Rinunciare a 60 anni di storia, fatta di esperienze reali sul campo e di studi qualificati con esperti e professionisti di settore, di scelte politiche adeguate e lungimiranti, vuol dire che o ci si reputa dei geni o si è degli sprovveduti (dei turisti svizzeri capitati qui per caso, diceva qualche decennio fa l’amico Pasquale Lubrano), che giocano a fare esperimenti sulla pelle degli utenti, dei turisti, degli operatori commerciali, degli operatori turistici e infine dei lavoratori del servizio pubblico.
Del resto, a leggere i dati del flusso utenza sui vari percorsi territoriali, si può notare che, ancora attualmente, la movimentazione degli utenti del servizio si sviluppa per il 75% sull’asse principale dell’isola. Con l’introduzione del nuovo piano di trasporto pubblico, al netto dell’aumento delle corse sui percorsi secondari, dobbiamo registrare una diminuzione di ben 18 corse nel periodo invernale e di ben 29 corse nel periodo estivo in partenza dal porto sull’asse principale dovuto alla soppressione della linea L2 in partenza dal Porto.
Nel recente incontro di fine marzo che le stesse rappresentanze sindacali hanno avuto con l’azienda, è stato sottolineato in modo chiaro ed univoco come le recenti modifiche al servizio chieste dall’amministrazione comunale di Procida aggravano il disagio dell’utenza e il costo del trasporto pubblico a carico di residenti e turisti dell’isola, penalizza gli incassi da parte della Società, senza prospettare benefici per un sempre maggior utilizzo del mezzo pubblico.
Forse qualcuno che voleva inventarsi l’uovo di Colombo non ha capito che il servizio di trasporto locale incentrato sulle tre Circolari esisteva già (L2, C1, C2 sono circolari) con partenza ed arrivo al Porto di Procida. Ma, ovviamente, per far capire che il cambiamento amministrativo è radicale e ogni legame col passato va distrutto, ci siamo inventati le tre semicircolari… che in medicina definiscono i tre condotti dell’orecchio interno responsabili del senso dell’equilibrio.
Del resto in tutta la Campania l’EAV ha in essere altre circolari in ben 9 comuni ma tutte in partenza e arrivo al capolinea da dove partono gli altri bus con le varie direttrici. Detto questo, siccome noi non vogliamo farci mancare niente, ci siamo inventati il saliscendi, immaginando che siamo un popolo a cui piacciono le giostre. Si tratta di un esperimento ci tengono a sottolineare.
La cosa che non quadra è che, anche i più convinti assertori delle teorie sperimentali come gli empiristi, hanno pur sempre considerato l’idea che le teorie dovrebbero, sempre e comunque, essere fondate sull’osservazione del mondo piuttosto che sull’intuito o sullo stato umorale.
Ma dimentichiamo che, nel nostro caso, trattasi di “turisti svizzeri”.
Alla prossima puntata: riflessi su pendolari, studenti e abitanti delle zone periferiche.