Web Democracy

web-democrazy-2-copia.jpgPerché due grossi network di giornalismo partecipativo si sono uniti per scrivere una cosa comune?
Per fare un manifesto, per creare una coscienza e per dare la prova che a credere nel citizen journalism siamo in tanti, siamo capaci e non siamo stupidi.

Questo “Manifesto” è rivolto a tutti coloro che vogliono capire ed avvicinarsi al giornalismo 2.0 e a tutti i detrattori, che non hanno invece capito che il cambiamento è in atto.
Inarrestabilmente in atto.

blogolandia_logo_.jpgSecondo Wikipedia il giornalismo partecipativo (detto anche giornalismo collaborativo o, in inglese, citizen journalism) è il termine con cui si indica la nuova forma di giornalismo che vede la partecipazione attiva dei lettori, grazie alla natura interattiva dei nuovi media e alla possibilità di collaborazione tra moltitudini offerta da internet.
In pratica è una forma di comunicazione che nasce dal basso, che si erge e si incunea tra quello che sono i fatti e quelli che oggi ne sono i veicoli informativi, e cioè i Mass Media.
Per sua natura è una sistema gretto, non troppo raffinato in quanto non professionale ma allo stesso tempo è puro, sincero, diretto, a volte scontato e palesemente schierato ma pur sempre VERO.
Oltre ad essere estremamente democratico, il giornalismo partecipativo è anche innegabilmente il futuro: non possiamo fermare Internet e ciò che dalla Rete fluisce, ed allo stesso modo non possiamo fermare chi forma fisicamente il Web, e cioè tutte quelle persone che con i propri occhi vedono le cose che vengono poi riportate sotto forma di parola scritta, video, audio o foto, senza redazioni o restrizioni di direttori politicizzati.
Ma allora perché molti “professionisti” offendono chi fa questo mestiere, e cioè chi fa del citizen journalism un lavoro, dicendo che le notizie fornite sonospazzatura e che non è possibile che la gente “normale” sia una fonte informativa valida ed attendibile?
Sappiamo tutti che il problema esiste e sappiamo tutti che un quotidiano nazionale ha uno spessore ed una credibilità irraggiungibile -quasi- per un blog, ma calibrando il nostro metodo di giudizio, non è forse giusto che la gente racconti e commenti quello che accade?
Non è forse giusto che i cittadini possano dire quello che pensano pur non essendo giornalisti?
Non è forse giusto che il “Popolo Sovrano” abbia modo di dire la propria senza essere imbrigliato, imboccato o indirizzato?

A chi pensa che il giornalismo partecipativo sia spazzatura dico una cosa soltanto: ci dovete fare i conti, che lo vogliate o meno.
Mi sembra la solita vecchia storia italiana: quando la Rete non esisteva si parlava di stampa come unica insana forma di comunicazione ed oggi che la gente ha voglia e possibilità di parlare, i giornalisti stessi definiscono questi movimenti di massa come spazzatura.
Ripeto, è la vecchia storia italiana: ammiriamo la skyline di News York per i suoi grattacieli che troviamo belli ed affascinanti, ma se costruiscono un grattacielo nella nostra città non ci va bene perché deturpa il panorama.
Il problema è il cambiamento, ma ci dovrete fare i conti.

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Francamente siamo abbastanza stanchi: stanchi di replicare a insulti, ingiurie e accuse di ogni tipo, stanchi di dover rispondere ai cosiddetti giornalisti con la G maiuscola che tacciano il nostro lavoro come “non professionale”, immondizia e bla bla bla. Soprattutto, siamo stanchi e sconfortati nel constatare che tutte queste accuse partono da gente che dovrebbe avere tatuato nel proprio DNA parole come libertà, diritti, solidarietà, uguaglianza, giustizia etc.
Forse con gli anni, la vecchiaia è una brutta bestia, questi concetti fondamentali sono stati sostituiti da valori che, ahi noi, in Italia soprattutto sono molto più in voga come egoismo, paura del nuovo, attaccamento alla poltrona, avidità, staticità, proprio orticello e via dicendo.
AVANTI IL VECCHIO! Ecco un perfetto slogan che sintetizza l’Italia di questi tempi, il paese che noi combattiamo a colpi di post, video, racconti. Il Blog, per definizione, è un luogo virtuale dove la libertà d’espressione e la condivisione regnano sovrani, senza paura di perdere il posto, senza paura di dire quello che si pensa e soprattutto senza il bramante desiderio di fregare il prossimo prima di essere fregati. Non so quanti giornali nel nostro paese possano dire la stessa cosa.
Chiudiamo questo post con due semplici flash, due lampi di verità che, nel loro palese controsenso, racchiudono il paradossale periodo storico in cui viviamo:

PRIMO – Articolo 21 della costituzione italiana: tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

SECONDO – L’Italia è al 40° posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa di Reporter sens frontière (Rsf), dietro Ecuador, Paraguay, Cile, Benin, Namibia e Corea del Sud.

Siamo tra i Paesi definiti, PARZIALMENTE LIBERI.
Felicitazioni gente, meditate gente, meditate.

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Immagine di gigx

di Rudy Bandiera da ferrara.blogolandia.it

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