NEL GIORNO DEL MIRACOLO DEL SANTO PATRONO DI NAPOLI, LA PREGHIERA E LA VICINANZA DEL CARDINALE SEPE AI PARENTI DEI MARITTIMI PRIGIONIERI DEI PIRATI SOMALI.
“Signore Gesù, che hai annunziato la liberazione dei prigionieri e hai donato la pace, frutto della Pasqua, concedi a noi, per intercessione del Santo Martire Gennaro, che cadano le catene della prigionia, e i nostri fratelli marittimi facciano ritorno alle loro case per godere la libertà. Fa che il gaudio del Giubileo diocesano, si trasformi in pienezza di gioia e la Chiesa di Napoli possa renderTi grazie per i tuoi benefici. La Madonna Santa, Stella del mare, sostenga e avvalori la nostra supplica. Tu che vivi e regni per tutti i secoli dei secoli. Amen.”[youtube bV19OXNquNQ]
Con queste parole, nel giorno di S. Gennaro, in una Cattedrale gremita nonostante la pioggia, ha concluso la preghiera dei fedeli il Cardinale Sepe. Tra le intenzioni pronunciate poco prima dal Diacono, infatti, l’ultima era stata dedicata ai marittimi ancora prigionieri in Somalia ed era stata accolta da un forte applauso da parte di tutti i presenti che, per quanto irrituale, evidentemente era sentito e spontaneo, quasi a voler ancora più esplicitamente avvalorare le parole della preghiera.
Tra le migliaia di fedeli c’erano anche alcuni dei familiari dei marittimi rapiti, venuti da Procida e da Sorrento, in rappresentanza anche degli altri familiari dei loro colleghi italiani e stranieri prigionieri sulla Savyna Cayilin (da febbraio) e sulla Rosalia D’Amato (da aprile) . Il Cardinale Sepe ha voluto riservare per loro un posto particolare tra i suoi ospiti, dopo averli già ricevuti poco prima della preghiera nel Salone del Palazzo Arcivescovile: lì Sua Eminenza aveva ascoltato commosso e pensoso quanto Nunzia, la moglie di Peppino Lubrano, e Teresa, la mamma di Enzo Guardascione, rispettivamente Comandante e terzo ufficiale della Savyna Caylin, riuscivano a pronunciare con un filo di voce. Le loro parole, accompagnate a tratti da silenzi e lacrime composte, erano innanzitutto un modo di partecipare al Cardinale la crescente angoscia, soprattutto dopo le ultime telefonate dei loro congiunti, ma anche il desiderio che Sua Eminenza potesse continuare il Suo prezioso interessamento. La situazione, soprattutto per i marittimi della Savyna Caylin, si fa ogni giorno più drammatica: da ben otto mesi i membri dell’equipaggio sono soggetti a condizioni fisiche e psicologiche insostenibili, a maltrattamenti e minacce di morte; più volte, nei loro appelli, hanno implorato l’armatore, il ministero degli Esteri e la nazione tutta di non abbandonarli.
Al Cardinale i parenti hanno espresso la loro gratitudine per la preghiera e per l’interessamento che, pubblicamente e privatamente, Sua Eminenza ha già manifestato più volte sin dall’inizio della tragica vicenda. Molti ricorderanno soprattutto l’appello lanciato durante il Giubileo del Mare nello scorso mese di giugno: il Cardinale chiedeva con forza che tutti, secondo le proprie rispettive responsabilità, facessero il massimo sforzo per l’esito positivo della vicenda. Sua Eminenza ha promesso che continuerà a seguirne con attenzione gli sviluppi, facendo tutti i passi che saranno a Lui possibili per dare il Suo prezioso apporto e sostegno umano e spirituale, augurandosi che quanto prima si possa festeggiare il ritorno dei marittimi. Per Procida, Sorrento, Gaeta, Trieste, per tutti gli italiani e per i nostri amici indiani, sarà un Giubileo ancora più pieno, che estende la sua eco ben oltre Napoli.
A nome delle famiglie tutte , dei sacerdoti e dell’intera isola di Procida, che paga il più alto tributo in questa vicenda con ben quattro dei suoi figli nelle mani dei pirati, voglio dire dal profondo del cuore: grazie Eminenza. Siamo sicuri che lei continuerà a starci vicino, come voce profetica e segno di speranza nel buio di queste ore.
Don Lello Ponticelli, Vice-Decano per l’Isola di Procida