La stagione commerciale primaverile per molte aziende dell’isola è iniziata con la pasqua lo scorso 27 marzo, un inizio che viene definito “alto”, per dire che è prematuro rispetto ad una pasqua in aprile, dove storicamente vi sono state più festività baciate dal bel tempo e perché soprattutto sono periodi prematuri per i vacanzieri che ormai programmano le loro vacanze in maniera a dir poco parsimoniosa nel periodo e nella capacità di spesa. Anche in quelle fasce di reddito benestanti si sta facendo strada la pratica di un turismo “mordi e fuggi”, giornaliero o comunque breve, ossia ridotto all’essenziale. Una circostanza a dir poco singolare è quella accaduta il lunedì di pasquetta in cui i migliaia di visitatori di Pompei hanno visto interrompersi a metà giornata i collegamenti da e verso la città vesuviana, determinando, al di là delle motivazioni, una permanenza sul posto non prevista per una durata superiore al preventivato, così come accaduto anche in altre località senza che avessero uguale clamore.
Al di là di questo, anche alla luce del periodo successivo e dopo l’esperienza di un intero inverno freddo non per temperature ma per volume d’affari, la primavera si annuncia anch’essa “alta”, intesa però questa volta come irraggiungibilità dei livelli di fatturato dello stesso periodo negli anni precedenti. Anche la clientela abituale sembra limitarsi agli acquisti essenziali, generi di prima necessità. Sembra dominare le preoccupazione per un futuro incerto. Incertezza che condiziona gli acquisti. Un unico calendario sembra prevalere negli imprenditori e nelle famiglie: quello delle scadente e degli adempimenti. Sicuramente un calendario di Santi.
Coloro che operano nei settori come il nostro, PMI e non solo , come già constatato e protestato qualche anno fa, ancora non riescono compiutamente ad effettuare una programmazione di spesa e di sviluppo nel medio lungo termine delle proprie aziende. Ci troviamo ancora nella “palude” del risultato giornaliero che ci consente di alzare ed abbassare la saracinesca, aprire e chiudere le imposte, forse di recuperare debiti precedenti, ma non di vedere l’orizzonte. Siamo consapevoli e partecipi a tutti i livelli delle dinamiche istituzionali, costituzionali elettorali, macroeconomiche, di risanamento, ambientali, sociali, sulla sicurezza e sull’accoglienza, di carattere europeo e nazionale, come pure degli sforzi delle politiche di ristrutturazione, di rifacimento, di abbellimento, di ospitalità, culturali, di decoro urbano ed ambientale , dei trasporti, della mobilità degli Enti locali. Ma!
Ma le PMI sembrano scomparse dall’agenda di qualsiasi istituzione od ente. Eppure costituiscono il 98,3 % del tessuto imprenditoriale del nostro paese. Eppure rappresentano il 58% dell’occupazione. Siamo altresì consapevoli delle dinamiche locali, nazionali, internazionali, reali e virtuali della concorrenza e della competizione, quando questa è regolare, alla luce del sole. Abbiamo avviato da tempo processi continui di ammodernamento , di riqualificazione strutturale e professionale. Eppure sembra non bastare. Eppure sembra essersi arrestata la lotta all’abusivismo commerciale ed imprenditoriale! Eppure sembrano non avere spazio politiche di riequilibrio , di parità di trattamento, di equità tra chi opera giornalmente contribuendo rendere le strade e le piazze delle nostre città decorose, illuminate e frequentate. Di chi lavora. Di chi è abituato a progettare e sviluppare, a creare ricchezza che si tramuta in nuova occupazione.
Siamo oberati da un livello molto alto di adempimenti di imposte, obblighi ed oneri di ogni tipo, alcuni sicuramente necessari, alcuni sicuramente dovuti. Siamo anche la categoria che ogni giorno è impegnata in ogni dove in ogni momento, quelli alla quale si ricorre per ogni evenienza, per ogni necessità, commerciale e non. Siamo e vogliamo continuare ad esserlo con continuità e passione. Ma vogliamo essere messi nella condizione di poterlo fare.
In particolare per quanto ci riguarda da vicino, le politiche istituzionali e finanziarie sembrano non adeguate e flessibili rispetto alle nostre esigenze. La eccessiva coincidenza “straodinaria” di una mole di eventi necessari ed improcrastinabili ( molteplicità di lavori pubblici contemporanei, modifica di piani di trasporto e mobilità, assenza e consistente limitazioni di zone di sosta adeguate, modifiche di sensi di marcia, divieti, scarsa o nulla condivisione di ogni tipo di programmazione territoriale, assenza di politiche di raccordo fra le varie forme di commercio, mancata creazione di un nuovo piano di commercio, attenzione esclusiva verso il risanamento senza alcun progetto di sviluppo) incidono in maniera negativa sulla stessa esistenza di imprese che operano da anni, alcune anche con storie risalenti alla metà del secolo scorso, molte delle quali hanno sempre contribuito alla crescita economica, sociale, professionale, culturale dell’isola. Non siamo ostili al cambiamento, anche perchè l’innovazione appartiene al nostro dna. Ma il cambiamento che vogliamo e’ quello che faccia guardare al futuro di tutte le imprese, esistenti e future, sulla base di valutazione economiche di sviluppo serio e duraturo. Già in altre occasioni avevano paventato il pericolo per cui sulla base di apparenti semplici scelte o non scelte in alcuni casi come
- la creazione di zone pedonali ampie non assecondate da adeguate zone di sosta nelle vicinanze,
- la realizzazione di piani di mobilità non adeguati rispetto ad una popolazione così numerosa;
- la molteplicità di lavori pubblici nello stesso periodo e per lungo tempo che impediscono o limitano l’accesso ai negozi;
- l’adeguato ripristino momentaneo della viabilità in arterie interessate dai lavori per consentire alle aziende del posto di “respirare” nei ponti di primavera;
- la paralisi dell’AMP nonostante più volte abbiano sollecitato la revisione della zonizzazione del Regno di Nettuno che in questo momento sub governo della Capitaneria di Porto di Napoli, sembra ancora ostaggio di lotte politiche, rendendola di fatto inefficiente, inefficace, vincolata e assolutamente inaccessibile ai natanti, nonostante nel tempo abbiamo anche noi come associazione e come operatori offerto tutta la nostra disponibilità per soluzioni che possano coniugare tutti gli interessi coinvolti, economici, commerciali, abitativi ambientali. (La consapevolezza e la sapienza dei nativi, dei marinai, dei marittimi, degli imprenditori della zona, dalla Corricella alla Chiaia è tale da poter affrontare interventi che facciano coesistere tutte i diversi aspetti da tutelare e valorizzare. Anche prima dell’esistenza di vincoli, anche prima della nascita di Enti di gestione, questo luogo era assurto a modello di bellezza, di storia, di coesistenza);
si possa determinare il successo o la contrazione del commercio, per cui vengono a modificarsi od ad annullarsi anche i progetti di sviluppo delle imprese. Sono, a nostro avviso, da rivedere insieme modalità e tempi di talune, perché se prese troppo a cuor leggero rischiano seriamente di compromettere la redditività delle imprese. Soluzioni eque , rispettose degli interessi di tutti, tanto di quelli pubblici, politici e non, quanto degli interessi privati, economici e non, possono coesistere attraverso soluzioni condivise, ma sopratutto soluzioni giuste. La gradualità di talune scelte, attraverso soluzioni operative progressive non minano l’efficacia degli obiettivi finali, ma possono salvaguardare gli interessi in gioco e coinvolgere gli interessati verso le soluzioni prospettate. Si può scegliere dando il giusto tempo e la giusta misura alle imprese di organizzarsi e di collaborare.
Chiediamo un cambio di passo!
Un cambio di passo nei rapporti con le PMI, che da sempre sono protagoniste della storia economica, sociale, professionale, artistica, culturale delle città e dei paesi.
(dal sito internet dell’associazione)