“Chi vive per gli altri realizza pienamente la propria esistenza, chi vive centrato esclusivamente sui propri bisogni, sulle proprie necessità, la distrugge. Quindi questa è l’alternativa che Gesù offre. Vivere per gli altri, dare, non è perdere, ma guadagnare. Significa realizzare pienamente se stessi.” A. Maggi
Quarantottesimo appuntamento, con la rubrica dedicata ai commenti al vangelo. Eccovi il commento al vangelo di Mt 16,21-27, di questa domenica 28 gosto 2011, attraverso il video di p. Alberto Maggi con relativa trascrizione da scaricare, e una riflessione di Leonardo Boff
XXII TEMPO ORDINARIO – 28 agosto 2011
SE QUALCUNO VUOLE VENIRE DIETRO A ME, RINNEGHI SE STESSO – Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM
Mt 16,21-27
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Pietro, allo stesso tempo pietra e Satana
di Leonardo Boff
ANNO A-28 agosto 2011-XXII Domenica del tempo ordinario Ger 20,7-9 Sal 62 Rm 12,1-2 Mt 16,21-27
«Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
La Chiesa è stata edificata sulla fede di Pietro in Gesù come Messia e Figlio di Dio (Mt 16,16). Ed essa continua a costruirsi nel corso dei secoli, creando comunità di fede che sono la Chiesa. Non è sufficiente, tuttavia, proferire la formula corretta della fede. Quello che è importante è intenderla all’interno dello spirito di Gesù. Pietro e gli altri apostoli avevano un’idea eccessivamente terrena, politica e nazionalista del Messia. Quando Gesù cerca di far comprendere loro che il suo cammino non era quello della gloria ma quello della passione, come Servo Sofferente, Pietro si scandalizza e arriva a rimproverare Gesù (Mt 16,22). È allora che Gesù utilizza una delle espressioni più dure di tutto il Nuovo Testamento: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,23).
Questo passo del Vangelo ci insegna a comprendere in maniera inequivocabile il cammino di Gesù e anche il carattere ambiguo della figura di Pietro. Gesù come Messia non deve essere immaginato come nei dipinti del Rinascimento, ricoperto dallo splendore della sua divinità. Di certo non è stato questo il cammino del Messia. Il suo è stato il cammino di un uomo dei dolori, il cammino del profeta perseguitato e del servo sofferente di Isaia. Egli ha scelto questo cammino perché si opponeva al cammino del mondo, alla grande tentazione nella quale tanto spesso è caduta la gerarchia della Chiesa, pensiamo a tutto lo sfarzo di cui si sono circondati i papi e alle vesti luccicanti dei cardinali e dei vescovi. È la tentazione di comportarsi come «i capi delle nazioni» che «dominano su di esse», come i grandi che «esercitano su di esse il potere», contrariamente a quanto dice Gesù: «Non così dovrà essere tra voi» (Mt 20,26). I cristiani, nella loro sequela di Gesù, non devono rientrare negli schemi di questo mondo (Rom 12,2), ma devono rinnegare se stessi, prendere la loro croce e seguirlo (Mt 16,24). Rinunciare a se stessi non significa macerarsi ma superare la superbia dell’io e svuotarsi di ogni arroganza.
Questo passo del Vangelo ci insegna anche quale deve essere il nostro atteggiamento nei confronti di Pietro e dei suoi successori, i papi. Atteggiamento che non dovrebbe mai essere di mera sottomissione, bensì di adesione e di critica.
Di adesione, perché, attraverso la fede, egli è la pietra e il fondamento della Chiesa.
Di critica, perché egli può essere anche Satana e scandalo, quando non comprende i disegni di Dio nella storia. Non dimentichiamo i cattivi papi: avevano fede, ma non seguivano Gesù, come per esempio papa Benedetto IX (papa dal 1033 al 1045, poi una seconda volta nel 1045 ed una terza nel biennio 1047-1048), eletto all’età di quindici anni, uno dei più criminali e indegni in tutta la storia del papato, giunto persino a vendere la dignità papale per mille monete d’argento.
La nostra fede convive con queste contraddizioni, perché il Risorto ci accompagna sempre e non permette alla Chiesa di soccombere.
*teologo della Liberazione e rappresentante della Carta della Terra
Di seguito trovate la riflessione con il commento video (che trovate di seguito) di Don Lello Ponticelli con le “Prediche senza pulpito” (link per scaricare il caertaceo) dal sito dell’oratorio Don Salvatore Massa.
[youtube folrJ9ts5Rc]