Fermare la legge sul fine vita

Come avevamo annunciato sul blog domani presso la parrocchia SS. Annunziata alle ore 1930, organizzato dalle comunità parrocchiali di Procida, si terrà un incontro dal titolo Conversazioni di bioetica alla presenza di P. ANTONIO PUCA Docente di Bioetica.  Su questo tema riportiamo quest articolo per approfondire la riflessione, che è tratto dal settimanale l’Espresso, dal titolo “Fine vita, fermate quella legge” scritto dal senatore Ignazio Marino.

Otto italiani su dieci sono favorevoli al testamento biologico. Ma il governo vuol far approvare una norma che obbliga all’agonia infinita. Serve invece una legge libertaria, nel rispetto delle sensibilità di tutti. Ecco come

(18 febbraio 2011)

Gli italiani chiedono rispetto e meritano di essere ascoltati. Secondo l’ultimo rapporto Eurispes, ben otto cittadini su dieci si dicono favorevoli ad una legge sul testamento biologico che faccia rispettare le proprie volontà sulle cure nelle fasi finali della vita. Una percentuale così elevata, evidentemente, prescinde dagli orientamenti politici proprio perché la questione appartiene alla sfera della coscienza e della vita privata di ognuno e non a quella pubblica. Servirebbe allora un po’ di ascolto da parte della politica, in particolare dalla maggioranza che in questo momento governa il Paese. Servirebbe un po’ più di rispetto e un po’ meno ideologia, più attenzione alla scienza e meno arroganza. Perché tra pochi giorni il Parlamento dovrà votare sulla proposta di legge e temo che assisteremo a un pessimo spettacolo.

C’è da aspettarsi che lo scontro tra gli schieramenti si riaccenda per ragioni esclusivamente ideologiche e che, a due anni dalla scomparsa di Eluana Englaro, il tema del testamento biologico venga strumentalizzato nuovamente dal Pdl, questa volta per dividere l’alleanza dell’Udc con Futuro e libertà e irrobustire una maggioranza logora ed esausta, con l’intenzione di sconfiggere l’avversario politico e non di scrivere una legge giusta.

Ma non è su questo tema che si può ingaggiare una battaglia parlamentare come si fosse allo stadio, contando vincitori e vinti. Le questioni legate alle cure mediche, in particolare alla fine della vita e quando non si è più in grado di esprimersi, sono divenute più complesse anche per effetto di un progresso medico scientifico che non dominiamo appieno. Ci pongono di fronte a interrogativi di non facile soluzione e richiedono di essere affrontate senza arroccamenti dogmatici. Se è necessaria una legge è perché le risorse tecnologiche di cui dispone oggi la medicina consentono a volte di strappare un corpo alla morte, senza restituirlo pienamente alla vita recuperando le facoltà intellettive del paziente. Occorre dunque chiedersi se sia giusto utilizzare ogni terapia, anche quando è evidente che non serve più o, addirittura, può servire solo a prolungare una agonia. Siamo chiamati tutti, laici e credenti, uomini di destra e di sinistra, medici e malati, a riflettere sui limiti della scienza, che può alleviare la sofferenza ma non evitare la naturale conclusione dell’esistenza.

Io credo che una legge amica della vita si debba basare su due principi complementari: rispetto per le scelte e libertà dell’individuo. Basterebbe a questo scopo un solo articolo che, a proposito di nutrizione e idratazione artificiale, preveda che queste debbano sempre essere garantite per chi non le abbia esplicitamente rifiutate nelle dichiarazioni anticipate di trattamento. Penso che su questo terreno sia possibile costruire una convergenza ampia tra sensibilità differenti e che un risultato di questa natura sarebbe una vittoria per una classe politica responsabile. Lo sarebbe di certo per il Paese.

Ma non è solo la politica ad essere coinvolta nel dibattito in corso. Il 21 febbraio a Roma, al teatro Sala Umberto, si terrà un happening teatrale dal titolo “Le ragioni del cuore”, che vedrà coinvolti artisti ed esponenti del mondo culturale sul tema dei diritti individuali, del nostro rapporto con la vita e con la sua fine. Ci sarà il contributo di Roberto Saviano e sul palco salirà, in un insolito ruolo, anche Beppino Englaro. Accanto a lui attori e artisti quali Elio De Capitani, Corrado Accordino, Sarah Demagistri, Luigi Di Berto, Simona Marchini, Francesco Siciliano, Davide Tedesco, Alberto Turra, Monica Fabbri della commissione di Bioetica della Tavola Valdese e l’avvocato Ettore Martinelli.

Un modo diverso per cercare di spiegare le ragioni e i sentimenti che sono alla base delle convinzioni di quasi tutti gli italiani. E per farsi ascoltare.
Mi auguro che nella politica prevalga la responsabilità e la lungimiranza: se invece prevarrà un orientamento diverso vorrà dire che lo Stato, o meglio il partito che ha vinto le elezioni e che peraltro in questo momento è quanto mai fragile, avrà scelto anche come ognuno di noi dovrà essere curato, compiendo una scelta etica che non gli spetta e dimenticando che il suo compito è un altro, delineare un quadro giuridico all’interno del quale sia tutelata la libertà di ognuno.

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