L'Immacolata: l’avrebbero chiamata “radicale”

In occasione della Festività dell’Immacolata concezione approfittando per fare gli auguri a tutte coloro che portano questo nome, vi proponiamo la riflessione di Felice Scalia e padre Josè Marie Castillo.

ANNO B-8 dicembre 2011 Lc 1,26-38 Immacolata concezione

C’è una bella differenza tra chi cerca il bene e si accorge di avere fatto il male, e chi chiama bene il male e male il bene. Il primo è un poveraccio che fatica ad andare verso Dio, il secondo è un corrotto che si è sperso in interessate farneticazioni. San Paolo direbbe: si è «smarrito in stupidi ragionamenti, non ha capito più nulla; pretende di essere sapiente ma è impazzito» (Rom1,21-22) .Tra i molti guai che in questi ultimi anni hanno travolto la società occidentale, e la nostra Italia in particolare, c’è stata la confusione fra luce e tenebre, l’alleanza del bene col male, l’impossibilità di distinguere la guerra dalla pace. Sentiamoli i discorsi della gente per strada. Non ci vuole molto a capire che, con la scusa della caduta delle ideologie e quella dei “tempi moderni”, essere solidali è un male, come fare del bene ai bisognosi, come essere fedeli ad un solo amore, o pagare le tasse. Corrompere un giudice invece è un bene, come avere molte donne – con stile o spudoratamente, non importa – pensare che nell’amore, come nella guerra, si deve passare sul cadavere del nemico. Chi oggi non entra in questa logica di miscuglio etico, è un fanatico, un fondamentalista, un radicale. Anzi, un odiato “comunista”. Maria di Nazareth, che la Chiesa ci presenta oggi «immacolata», mai imbrattata dalla bruttezza e dal male; Maria, questa ragazzina ebrea che, concepita come tutti (nessuna concezione verginale per lei!), nasce diversa da tutti, inattaccabile dal male, profumata solo di “grazia”, se girasse per le nostre strade se ne prenderebbe di epiteti fioriti e sarebbe seguita da sguardi di commiserazione: bella ragazza, peccato che è così rigida e radicale! Se oggi non ci rendiamo conto che la gente semplice non solo è confusa, ma è anche affascinata dalla seduzione, da questa brillante e redditizia corruzione dei cuori, ci è impossibile cogliere cosa ha da dirci oggi una festa come quella dell’Immacolata concezione. Maria ci dice che una donna è veramente la naturale nemica del «Disgregatore» (Gen 3,15). Che è davvero donna se «schiaccia il capo al serpente, l’animale più furbo che striscia sulla Terra». Ci ricorda che abbiamo la possibilità di essere uomini e donne del netto sì alla Bellezza ed alla Verità; non del “sì e no”, come dice san Paolo, del compromesso sistematico Antiche tradizioni fanno portare fiori alle statue dell’Immacolata in molte città e paesi d’Italia. Come vorremmo che ne stessero alla larga tanti amministratori e politici a cui nulla importa né dell’Immacolata né della loro chiamata ad essere “immacolati”. Grazie a Dio, il popolo va avanti ignorando ogni intruso. Una festa come questa fa scattare antichi aneliti alla purezza dei cuori ed arcane nostalgie per questa Madre santa dell’umanità; sentimenti troppo importanti per essere offuscati da qualche fascia tricolore o dalle ipocrite offerte in denaro dei magnati cittadini. Il popolo va all’essenziale. È ben lontano dal collegare la festa dell’Immacolata con la rivincita dogmatica che Pio IX si prese dopo il suo defenestramento dallo Stato pontificio. Forse è incline ad innalzare “sopra i cieli” Maria. Lei è posta tanto fuori dalla nostra ambigua condizione umana da meritare una venerazione sovrumana che riconosca la sua unicità assoluta nella storia. Così fa le “coccole” a Maria di Nazareth Madre di Dio. Ma per tanti Maria immacolata è modello umano di orientamento definitivo e deciso verso Dio, proposto ad umani. Maria, cioè, è l’esemplare di ciò che Dio chiede ad ogni uomo (Ef 1,4). Maria è la Madre della Chiesa, la prima cittadina del Regno che indica mete accessibili anche alla nostra pochezza di gente fragile ma sorretta dalla Grazia. Se Lei genera comunità di luce, di gente “immacolata nella carità”, il mondo può continuare ad avere segni di speranza, e Cristo diventerà la “risposta” alle nostre accorate domande di salvezza.

*gesuita, teologo dell’istituto Ignatianum di Messina, ha insegnato alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Attualmente svolge attività di animazione di gruppi e comunità religiose ed è impegnato nell’associazione Nuovi Orizzonti. Il suo ultimo libro è “Il Cristo degli uomini liberi” (La Meridiana, 2010).

IMMACOLATA CONCEZIONE – 8 dicembre 2011

ECCO, CONCEPIRAI UN FIGLIO E LO DARAI ALLA LUCE

Commento al Vangelo di p. José Maria CASTILLO

Lc 1, 16?38
[In quel tempo,] l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamataNàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

1. Nella festa dell’Immacolata, la Chiesa celebra il fatto che Maria, la madre di Gesù, non ebbe il peccato originale. Per questo, come è logico, per  comprendere debitamente quello che significa questa festa, per primo si deve considerare quello che i teologi chiamano “peccato originale”. La teologia cristiana s’inventò la teoria del peccato originale perché, nell’antichità, si pensò che il racconto di Adamo ed Eva nel paradiso (Gn 3) è un racconto
storico, nel quale si racconta come il primo uomo (e padre di tutti gli uomini) peccò e si allontanò da Dio. Il peccato di Adamo sarebbe stato il peccato originale “originante”. E per questo noi tutti figli di Adamo veniamo al mondo con il peccato originale “originato”, cioè, ereditato dai nostri padri.

2. Oggi si sa che quello di Adamo non è una “storia”, ma un “mito”. Quello che con questo mito vollero dirci gli antichi è che il male esiste nel mondo, non perché lo volle Dio, ma perché l’uomo (Adamo) peccò. Cioè, il responsabile del male non è Dio, ma l’uomo. Oggi, tutto ciò è sottoposto ad una profonda revisione. E quello che è chiaro è che l’essere umano è un essere “limitato” ed inoltre “portato verso il male”. Questa limitazione e questa inclinazione sono quello che si può denominare con l’espressione “peccato originale”.
3. Maria, la madre di Gesù, non fece del male ad alcuno. E fu sempre una donna del popolo, umile e semplice, che “credette” profondamente (Lc 1,45) in Dio e nei suoi disegni. La festa di oggi, più che della purezza di Maria, ci parla della sua bontà, della sua fede e della sua umanità.

Traduzione da : JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús, Desclée De Brouwer, 2011, pp. 22?23.

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