I fragili costoni di Procida

Di Giorgio Di Dio

Hanno voluto andare a vederlo da vicino il loro costone quelli del “Comitato di quartiere Terra Murata.”

È dal novembre 2021 che questo guardiano del quartiere si è ufficialmente costituito e registrato e da allora ha affrontato molteplici problemi di cui molti li ha risolti, altri sta cercando di risolverli.

Un problema che non riesce a risolvere è quello della fragilità del costone su cui sorge il borgo, un problema antico come erano antiche le case interamente cadute a mare per i crolli del costone.

Naturalmente tutti sono consapevoli che la fragilità dei costoni riguarda tutta Procida e che l’amministrazione si è mossa e si sta muovendo per affrontare il problema e trovare i finanziamenti.

È recentissima la notizia della firma del contratto per il restyling della Corricella che prevede anche i lavori di messa in sicurezza del costone ovest, come pure sono iniziate le lavorazioni per la costruzione del muro al piede del costone previsto per la messa in sicurezza della spiaggia Chiaia.

È ovvio che i cittadini di terra Murata sono felici ogni volta che sentono di un progetto che sta andando avanti perché quella della fragilità del territorio è una gigantesca questione che riguarda tutta Procida e la cultura degli isolani.

La solidarietà deve essere un atto spontaneo che ci fa uscire dalla zona grigia degli interessi di quartiere per entrare in una lotta comune a favore della soluzione dei problemi di tutti.

Quelli di Terra Murata hanno voluto andare a vederlo da vicino il loro costone. Con un drone si può, con un drone si può arrivare dappertutto, si possono vedere gli anfratti più nascosti.

E lo hanno visto il costone su cui poggia Terra Murata a circa 90 metri dal livello del mare, lo hanno visto e si sono spaventati.

Sul vuoto che affaccia sul mare, una volta c’erano le case. Quelli che hanno i capelli bianchi le ricordano ancora. E ricordano i prati pieni di margherite dove si portavano i bambini a passeggiare.

Quelle case sono cadute. E dopo le case è caduto anche il prato.

E cadranno ancora case se non si interviene.

Le immagini del costone fanno paura.  L’erosione ha scavato grotte che arrivano sotto la strada. Si vedono punti vuoti penetrati in profondità.  Solchi profondi sulla superfice, ferite che intaccano il costone sempre più vicine alla strada, sempre più vicine alle case.

Nel 1993, trent’anni fa, il problema fu già rilevato e per contenerlo furono immessi dei pilastri di cemento interrati lungo la strada.

L’ultima indagine geologica ha rilevato, però, una fenditura nel costone incredibilmente pericolosa che potrebbe portare a un crollo: questo significherebbe non solo la caduta a mare delle abitazioni, ma anche un pericoloso sovvertimento geologico di tutta Terra Murata.

Lungo la linea del costone si trovano l’abbazia di San Michele Arcangelo (la chiesa madre dell’isola) in cima a Terra Murata e, molto più giù, la chiesa di Santa Margherita, oramai centro di convegni e di manifestazioni.

Nel tratto finale il costone lascia il mare e incrocia la terraferma affacciandosi su salita Castello e su piazza d’armi. Scompare su questo tratto il pericolo di crollo per erosione ma subentra il problema di una fuoriuscita insistente di acqua di cui non si riesce a capire l’origine, facendo sorgere un altro pericolo: quello di creazioni di faglie per effetto dell’infiltrazione dell’acqua, con gravi pericoli per le case.

Il comune di Procida è riuscito a farsi approvare, finanziare ed eseguire i lavori di messa in sicurezza del costone fino all’abbazia e i lavori di recupero di Santa Margherita.

La strada dei finanziamenti, però, sembra essere diventata più difficile. Prima di tutto perché il dissesto geologico non rientra nel PNRR e poi perché Procida di finanziamenti ne ha già avuti molti ed è difficile ottenerne altri.

Sappiamo che è stato elaborato il progetto anche per questo costone e che, attualmente, è in attesa dei pareri della sovrintendenza.

Solo dopo l’approvazione della Sovrintendenza il progetto potrà essere partecipare ai bandi per i finanziamenti.

Certo ci troviamo di fronte a un problema di dissesto geologico che attraversa trasversalmente tutta l’Italia, ci troviamo di fronte a una richiesta di risorse enormemente superiori a quelle disponibili.

Perché dovrebbero finanziare proprio Terra Murata?

Ma i cittadini non hanno dubbi: Terra Murata è qualcosa di particolare.

Terra Murata è il borgo più antico di Procida. Terra Murata era la cittadella dove si rifugiavano gli abitanti dalle incursioni dei Goti e dei Vandali e poi dei Saraceni.

Qui, sull’unica collina di Procida, trovavano rifugio gli abitanti di terre vicine, saccheggiate dai Barbari.

Qui ancora vive la credenza di S. Michele Arcangelo che salvò i procidani dall’assalto dei saraceni.

Terra Murata appare come una fiaba, un’immagine dai confini appena tratteggiati, con i tenui colori bianco, grigio, rosso sbiadito.

Fonti di luce e penombra, coni illuminati che sfiorano gli angoli bui. La piazza, i vicoli disegnati da mura da cui trasuda la storia antica… Qui nasce la processione del Venerdì Santo. Le statue, gli angioletti, bambini piccolissimi vestiti di nero e di oro zecchino, la tromba e il tamburo, la musica straziante e, alla fine, il Cristo Morto.

Oggi Terra Murata è in assoluto il posto più visitato di tutta Procida, forse uno dei più visitati in Italia. Un lungo fiume di turisti che lo invade a ogni ora del giorno e della sera.

E non si può farla cadere a mare.

Ed è per questo che i cittadini di Terra Murata vogliono impegnare tutte le loro forze per fare in modo che Comune, Sovrintendenza, Regione, Stato, Comunità Europea vengano messi a conoscenza del problema e, seppure con le enormi difficoltà che si conoscono, intervengano

Terra Murata è un ponte proteso su mare, colmo di storia, fonte di accoglienza, prezioso per il turismo, il pezzo più grande della storia procidana, del suo passato e del suo futuro.

Ci deve essere la volontà e l’impegno a non arrivare a fare cadere le case come è successo in passato. Non dobbiamo rivivere il dolore di non aver ascoltato, ancora una volta, di non aver ascoltato la storia.

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