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La “follia” della Grotta di Betlemme

di Michele Romano

PROCIDA – Ci chiediamo quale è l’essenza o l’elemento originale del Natale? Schiacciati dentro una stagnante ritualità di appartenenza apatica accompagnata da una frenesia consumistica dell’evento, abbiamo perso, del tutto, il profilo prospettico. Nel tentativo di crearlo buttiamo fuori una provocazione che sentiamo da tempo dentro di noi, utilizzando l’espressione: “La follia della Grotta di Betlemme” come senso natalizio.

In cosa consiste? Nell’evento del divino bambino, attraverso il grembo di Maria, con il supporto amorevole della santa pazienza di Giuseppe, con il folle proposito di salvare e liberare l’uomo, come singolo e collettività, dalle feroci fauci e catene pesanti e dolorose dell’egoismo di Caino che massacra perennemente Abele, e condurlo nell’immensa spazialità dell’Amore Cosmico con l’annuncio dell’amarsi uno con l’altro.

Alla vigilia del Natale 2017 a che punto siamo? E’ sufficiente consultare la statistica del Censis per comprendere l’aria che tira, con il “PIL” del rancore e dell’odio in preoccupante crescita. E’ una condizione che coinvolge la comunità mondiale. Lo si sperimenta nelle relazioni economiche, politiche, sociali, religiose, familiari, educative, che stanno riproponendo discriminazioni etniche ed antropologiche, anche violente, assimilabili al principio della purezza razziale, di antica e tragica memoria. Con questo spirito sta dilagando la cultura del populismo e del sovranismo, con movimenti sempre più agguerriti e invadenti, molto visibili nella società italiana, dove riscontriamo, anche concessioni politiche, di una parte che dovrebbe avere una visione più umile ed amorevole, impregnate di un superba e presunta superiorità etnica, quasi genetica, tanto da scindersi con sdegnoso disprezzo da coloro che ritengono indegni e preferire il tanto peggio al tanto meglio, pur di falcidiare gli untori messi all’indice.

Anche la nostra comunità, luogo di mare, con gloriose tradizioni di migranti e di navigatori che hanno vissuto e continuano a vivere la straordinaria esperienza di incontrarsi con le popolazioni dell’intero Globo terrestre, sta rischiando di schiantarsi sugli irti scogli della muraglia interiore che respinge la misericordia e la solidarietà.

Concordo con lo scrittore afroamericano Paul Beatty quando dice che non vuole essere amato in quanto nero ma come persona e viceversa. Tornando alla follia di partenza, ci sentiamo di dire che il senso del Natale inizierà a diventare fertile quando si recupererà la consapevolezza che il principale nemico da combattere è dentro ciascuno di noi (narcisismo avido).

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