” Soltanto chi è capace di stabilire una relazione autentica con un’altra persona puo’ convincersi che la verità dell’altro, il suo amore e persino la sua diversità hanno il valore di un apporto che ci fa crescere” E. Masina
Quarantacinquesimo appuntamento, con la rubrica dedicata ai commenti al vangelo. Eccovi il commento al vangelo di , di questa domenica 7 gosto 2011, attraverso il video di p. Alberto Maggi con relativa trascrizione da scaricare, e una riflessione di Ettore Masina.
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LA PAURA DI PIETRO. E LA NOSTRA Ettore Masina
«Gesù stese la mano, la afferrò e gli disse: “uomo di poca fede”»
Come mi somiglia, somiglia a noi cristiani, quel Pietro, travolto in un’avventura tanto più grande di lui! Incerto e stranito, segue un maestro senza capirlo, soltanto – si direbbe – amandolo. Un po’ alla volta lo vede crescere di luminosa autorevolezza e, al tempo stesso, diventare segno di contraddizione nella società che li circonda: nella piccola, rozza patria Galilea e nella grande città sacra, Gerusalemme. Quel maestro è il Cristo? E’ colui che deve? Talvolta Pietro ne è convinto: quel Signore ha parole dì vita, anche un poveraccio può capire che è cosi. Ma altre volte è imprudente, privo di buon senso. Sfida i potenti e i sapienti. Non potrà andare lontano.
Talvolta Gesù di Nazaret sovverte persino le leggi della natura: risana malati incurabili, moltiplica il cibo per le folle… In quei casi l’inquietudine di Pietro si trasforma in gioia infantile: potrà, forse, anche lui, un giorno, grazie alla sua fedeltà per il Signore, operare prodigi.
Una notte l’occasione sembra offrirsi. Mentre un vento feroce urla contro le prime luci dell’alba, Gesù viene verso la barca dei discepoli camminando sul mare. Pietro lancia la richiesta del bambino che vive dentro di sé: «Signore, comanda che io venga verso dite sulle acque>>.
Immagino il sorriso di Gesù, paziente davanti ai discepoli, questi veri amici che ogni giorno deve guidare verso la comprensione del Regno; che vedono in lui un mago più che un profeta. “Vieni!” dice Gesù. E Pietro scende dalla barca e si avvia.
Ma com’è difficile, per Pietro e per noi, fidarsi sino in fondo di un’altra persona. Soltanto chi ha avuto esperienza di un amore forte (di una madre, dì un padre…) può lasciarsi andare. Soltanto chi è capace di stabilire una relazione autentica con un’altra persona puo convincersi che la verità dell’altro, il suo amore e persino la sua diversità hanno il valore di un apporto che ci fa crescere.
Pietro non ha ancora compreso (come me, come tanti di noi…) che la fede che il Cristo è venuto a proporci non è quella dei miracoli che noi siamo tentati dì reclamare perché sì faccia la nostra volontà, perché sia soddisfatto il nostro narcisismo, ma quella di abbandonarci a lui che ci guida verso la volontà del Padre. Pietro (come me, come tanti di noi…) non si è ancora liberato dalla pretesa di decidere lui e di decidere per sé. Così è costretto (come, tanto spesso, noi) a interpretare ciò che si muove intorno a lui come pericolo. E ha paura. La violenza del vento gli sembra più terribile di quanto sia rassicurante la voce del Signore. Comincia ad affondare: ma non sono soltanto i suoi piedi a sprofondare; è la sua incredulità che non gli concede di procedere in una situazione nuova.
Lo possiamo comprendere: anche a noi, nei momenti delle burrasche, il cuore trema: ma è allora che scopriamo che accanto a noi, persone eguali a noi, accettando la fede, abbandonandosi ad essa, pur senza avere avuto in passato il dono di esperienze amorose, sono capaci di dire il loro sì alla vita,
“Non temere!”. Nel Vangelo tutti i messaggi che gli angeli portano alle creature scelte da Dio per innovare la storia cominciano con queste parole, antitetiche a quelle che il mondo del consumismo e della realpolitik pone sulle labbra dei suoi messaggeri: “Non ti fidare degli altri, cerca soltanto la tua sicurezza!”. La solitudine e la paura sono i frutti avvelenati di questi precetti; le guerre sono le foreste velenose che nascono sui deserti della sfiducia.
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e aprecederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla.Congedata la folla, salì sulmonte, in disparte, a pregare.Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde:il vento infattiera contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare.Vedendolocamminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!»e gridarono dalla paura.Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque».Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò versoGesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò:«Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede,perché hai dubitato?».Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti alui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Di seguito trovate la riflessione con il commento video (che trovate di seguito) di Don Lello Ponticelli con le “Prediche senza pulpito” dal sito dell’oratorio Don Salvatore Massa.
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