di Paolo Biondani
Dichiarano guerra al cemento. Riescono a coniugare ecologia ed economia. Si moltiplicano da Nord a Sud le amministrazioni virtuose. E non solo nei paesini
Un’altra Italia è possibile? Da una cinquantina di piccoli comuni e da alcune grandi città cominciano a disegnarsi i primi tasselli di una rivoluzione verde anche nell’urbanistica. Giunte di centrosinistra che azzerano la speculazione edilizia. Amministrazioni di centrodestra che bocciano l’ennesima lottizzazione- alveare sull’Altopiano di Asiago. Province del Nord che sposano sviluppo del turismo e difesa dell’ambiente. Antichi borghi del Centro che si ripopolano senza tradire la bellezza del paesaggio. Paesi del Sud che vietano nuove costruzioni accanto al mare. E migliaia di cittadini che si uniscono in comitati, associazioni e reti Web per salvare un territorio unico al mondo, il vero tesoro degli italiani di oggi e di domani, dopo decenni di saccheggio immobiliare che ha impoverito tutti, per arricchire solo i signori del cemento.
Le più radicate organizzazioni ambientaliste e alcuni tra i maggiori urbanisti, interpellati da “L’espresso”, sono concordi nel segnalare «una serie di esempi positivi che fanno finalmente sperare in un’inversione di tendenza». Il primo modello citato da tutti è Cassinetta di Lugagnano, un comune di 1.800 abitanti a sud-ovest di Milano, dove il sindaco, Domenico Finiguerra, ha convinto gli elettori a «ridurre a zero il consumo di suolo»: stop alle colate di cemento nella splendida campagna che circonda il borgo, no alla tangenziale ammazza-parchi progettata da Regione e Anas. Il Piano di governo del territorio (Pgt) studiato da Antonello Boatti, docente di architettura al Politecnico, è stato approvato nel 2006 dopo affollate assemblee civiche: prevede una crescita «ragionevole della domanda di case, fino a un limite di 695 nuovi abitanti in dieci anni, che si potrà però raggiungere, spiega il sindaco, «solo con il recupero di edifici già esistenti o la riconversione di aree industriali incompatibili con la vivibilità del centro». Eletta nel 2002, per un pugno di voti, in una zona dove Lega e Pdl partivano dal 65 per cento, la sua lista civica di centrosinistra ha stravinto le elezioni del 2007, salendo dal 50,1 al 62,1 per cento. E ora Finiguerra sogna una rete nazionale: «Siamo tra i promotori del sito per lo stop al consumo di suolo e aderiamo all’associazione dei Comuni virtuosi, che riunisce una cinquantina di amministrazioni impegnate in progetti ecologici, dall’edilizia ai trasporti, dai rifiuti all’energia ».
http://temi.repubblica.it/casa/2010/01/22/come-verde-il-mio-comune/