Sulla ventilata possibilità che si possa pensare ad un intervento di tipo militare sulla Savina Caylyn in caso di pericolo per l’equipaggio, è lo stesso Comandante a mettere in guardia da questa eventualità. Sulla nave, che ricordiamo è una petroliera carica di greggio, i pirati hanno disseminato delle taniche di benzina nei punti strategici dell’imbarcazione.
Dopo il contatto telefonico dell’8 agosto scorso e le successive telefonate a bordo per sincerarsi delle condizioni dei marinai sulla Savina Caylyn, sequestrata ricordiamo dai pirati somali l’8 febbraio 2011 al largo dell’isola di Socotra nel golfo di Aden, sull’ipotesi di un eventuale blitz militare, anche soltanto per eventuali situazioni di pericolo per gli ostaggi, come ha comunicato il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, vorremo ricordare che già alcuni mesi prima, esattamente all’indomani dello scadere dell’ultimatum, quando i pirati trasferirono i nostri connazionali da bordo nel deserto, durante una delle tante conversazioni con il Comandante, Lubrano Lavadera e con il Direttore di Macchina, Verrecchia, ci avvisarono che l’imbarcazione era totalmente sotto il controllo dei pirati e che gli stessi si erano premurati di posizionare delle taniche di benzina in punti strategici della nave. In caso di attacco, l’ordine che è stato impartito è quello di sparare sui contenitori di carburante. Immaginiamoci cosa possa capitare se anche solo lontanamente si possa pensare di intervenire, cosa già ardua dopo le prime ore di sequestro, figuriamoci dopo oltre sei di prigionia, quando ormai il controllo dell’imbarcazione è totale. E lo stesso comandante a chiedere che le imbarcazioni militari non si avvicinino (audio) http://www.liberoreporter.it/Savina_audio/Comandante_raidabordo.mp3.
Sempre durante una conversazione, Lubrano Lavadera ci informo che il giorno precedente la nostra chiamata (il 22 maggio 2011), i pirati avevano aperto il fuoco contro un elicottero militare, che aveva sorvolato abbastanza vicino alla Savina Caylyn (Audio) http://www.liberoreporter.it/Savina_audio/NonSIDevonoAvvicinare.mp3.
Per concludere ricordiamo le parole del direttore di macchina Verrecchia, che, in più di una occasione, ha ribadito il concetto che purtroppo i pirati vogliono soltanto il “biglietto verde in gran quantità” (Audio) http://www.liberoreporter.it/Savina_audio/verrecchia_biglietto_verde.mp3 e che sono preparati a mantenere il sequestro per tanti altri mesi, come già accade per altre imbarcazioni, che addirittura risultano sequestrate da oltre 18 mesi. Inoltre è risaputo che il silenzio sulle vicende allunga notevolmente i tempi di rilascio: sono mesi che scriviamo che non bisogna tacere; far calare l’attenzione non agevola la liberazione ma la allunga e pure di parecchio, visto che altri paesi occidentali, dove i parenti dei sequestri non tacciono un secondo e rilasciano quotidianamente dichiarazioni alla stampa, i sequestri durano in media due o tre mesi massimo. La stessa cosa successe durante il sequestro del Rimorchiatore italiano Buccaneer: attuammo un martellamento continuo grazie ai parenti dei marittimi campani sequestrati, che giorno e notte ci chiamavano per fornirci ogni possibile novità sul caso: dopo poco meno di 4 mesi, l’incubo dei marittimi era finito… Con il pagamento di un riscatto di 4 milioni di dollari, avvenuto direttamente sull’imbarcazione italiana. Ci auguriamo dunque vivamente che nessuno prenda la decisione di avvicinarsi alla petroliera italiana per un eventuale blitz.
T.S.