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Il perdente radicale e la striscia di Gaza

Di Michele Romano

PROCIDA – Il maggior poeta e saggista tedesco contemporaneo Hans Magnus Enzensberger ha raffigurato il profilo del perdente radicale in tutti i percorsi della storia umana: nichilista, autolesionista, conflittuale permanente, fanatico, distruttivo con unico obiettivo: la dissoluzione in un suicidio collettivo con un finale di orrore non narrabile.

Per il poeta-saggista gli emblema di tale stile comportamentale sono: per il passato, il combattente nazista, per il presente, il terrorista islamico. Prendiamo, ad esempio, la nostra cara Italia, come non vedere le suddette orrende modalità nelle organizzazioni criminali, nei femminicidi, nell’omofobia, nella violenza fine a se stessa, nell’odio razziale, nella politica della “paura”, nel dileggio dell’ambiente (esemplari i tanti “Nerone” che bruciano tutto dalla montagna al mare), nella deriva verso il “muoia Sansone con tutti i Filistei” di una pseudo sinistra sentitasi defraudata dei propri totem “egocentrici”. E si potrebbe continuare all’infinito. Ecco, qui non si tratta della lotta tra vincenti e perdenti della “società dei consumi”, non di chi in una “atroce idiozia” trova la loro ragion d’essere nell’estirpare la radice del cuore e della mente umana dal globo terrestre. Senza dubbio si tratta di un siero mortifero. Esiste l’antidoto? Spetta a tutte le persone di buona volontà cercarlo.

Postille finale: tornando alla “polis micaelica”, l’aver utilizzato, da parte nostra, spesso l’espressione “striscia di Gaza”, ha suscitato l’interrogativo di amici sulla tipologia di relazione. Il luogo geografico indicato è un imbuto dove gli “eventi storici” hanno obbligato il popolo palestinese a vivere. Per noi è diventata una metafora per raffigurare il “modus vivendi” organizzativo della comunità procidana in tante “strisce di Gaza” a cui si è dato il nome di Grancie, chiuse in se stesse, senza vasi comunicanti, contraddicendo, per motivi di lavoro, la condivisione di cittadini del mondo di un popolo marinaro. Invece, prendendo spunto dal grande scrittore portoghese Fernando Pessoa, con il protagonista del suo “Libro dell’inquietudine”, ci sono tanti e tante Bernardo Soares che stanno dietro ad una finestra a spiare la vita esterna e reale ma che si svolge estranea a loro, anche se le passa accanto, con gusto sadico, da buon perdenti radicali.

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Un commento

  1. Non penso che

    il nocciolo della questione sia se le grancie sono sconnesse tra di loro e sono diventate come la striscia di Gaza ,ognuna indipendente dall’altra.

    In un mondo che va,non so se a torto o a ragione,verso la globalizzazione totale ,solo a pensare che in un’isola di appena 4 kmq ,ci si possa essere una forma di autogoverno per ogni quartiere, mi fa rabbrividire. In un epoca dove tutti gli individui sono interconnessi e le distanze sono annullate, e ci troviamo in un villaggio globale ,solo un ” pazzo ” può pensare di suddividere il territorio in ” grancie “.

    Sempre che i soggetti che l’hanno pensato,non ne vogliano usarle solo strumentalmente ,a fini politici o altro…

    Parliamo d’altro… per favore!

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