Procida, a tutto c’è un limite

di Giacomo Retaggio
Siamo solo agli inizi e già la situazione è diventata quasi ridicola se non fosse pericolosa. Il fatto che Procida sia stata dichiarata “capitale della cultura per il 2022” autorizza molta gente a sentirsi in diritto di parlare della nostra isola, fingendo una competenza che lascia sbalorditi. Mi arrivano telefonate, messaggi, e-mail da persone che non conosco e che fino a qualche mese fa non sapevo neanche che esistessero. Va bene che c’è una corsa alla notizia, allo scoop, al sensazionale, ma un po’ di moderazione non farebbe male. Specialmente per quanto riguarda il Carcere sto vedendo le cose più assurde. Questi signori, venuti a conoscenza del mio passato carcerario,mi telefonano, mi blandiscono, mi circuiscono in attesa di conoscere particolari od altro su quel mondo che ha segnato la mia vita per più di venticinque anni. Ma il fatto più assurdo è che quando non ricordano o non sono riusciti a sapere qualcosa si inventano la soluzione come, ad esempio, che a Procida si spegnevano le luci per tutta l’isola, quando sbarcava un detenuto eccellente. Ma quando mai! Procida è rimasta al buio una sola volta nella sua ultracentenaria storia carceraria ed è stato nel 1946 in seguito altrasferimento nella nostra casa penale del generale Rodolfo Graziani. Ma in quel frangente si temeva qualche attentato e poi…erano altri tempi! Eppure questa notizia l’ho trovata scritta su face-book quattro, cinque giorni fa. Così come qualche anno fa in un articolo su un giornale sotto la fotografia del letto operatorio usato nell’ospedaletto del carcere, trovai la dicitura “strumento di tortura usato nella casa di pena di Procida”. Assurdo e ridocolo! Ora vorrei dire a questa gente che sta improvvisamente e con la massima improntitudinediscettando su Procida: informatevi bene per lo meno e non mistificate la realttà! Quando mai nel carcere di Procida sono stati messi in atto sistemi di tortura! E che siamo ai tempi dell’Inquisizione? Ora dico io a questi pseudo giornalisti: raccogliete notizie da chi sul carcere ci ha vissuto come i tanti agenti di custodia ancora presenti sull’isola e a anche il sottoscritto. E poi finiamola di dipingere il carcere come qualcosa di estremamente negativo per l’isola, di un luogo arretrato e di sola sfferenza! Certo non è che fosse un luogo di villeggiatura, ma era una delle case penali più all’avanguardia. I detenuti si facevano raccomandare per venire a Procida. Io personalmente ho visto piangere dei carcerati che dovevano essere trasferiti in altre carceri. Quello di Procida aveva molti spazi all’aperto, lavorazioni, come le telerie, falegnameria, calzoleria, rilegatoria, sartoria, che vendevano sull’isola e su tutto il territorio nazionale. Era per la nostra terra un motore economico e sociale. Altro che luogo di tortura! E questo è bene che lo sappia chi, con molta leggerezza, si accinge a scrivere sulla nostra isola.
Il carcere però, non è la sola realtà procidana ad essere, in questi ultimi tempi, nell’occhio del ciclone giornalistico. Si può dire che da molte parti d’Italia e d’Europa si è alla richiesta di notizie su Procida. La cosa non può che fare piacere, ma c’è modo e modo di aggirarsi nei meandri delle notizie. La storia di Procida non è molto semplice da studiare. Io non sono uno storico, ma questo fatto me lo hanno riferito gente che lo storico lo fa per mestiere. Se uno una cosa non la sa farebbe molto meglio a dire: non so! E non a inventarsi una realtà inesistente. Va bene che in questo periodo stanno prosperando gli “storici” come i funghi, ma a tutto c’è un limite! C’è gente che, dopo una vita trascorsa fuori dell’isola, all’improvviso scopre di avere radici procidane e si sente autorizzata ad argomentare sulla sua storia, le sue abitudini, le sue tradizioni ed altro. La cosa potrebbe apparire, come dicevo all’inizio, ridicola , se non fosse pericolosa. Il guiaio è che siamo solo agli inizi. Chissà quanti falsi profeti, quanti pseudostorici, quanti pseudo intellettuali , quanti mestatori di professione affolleranno le nostre contrade da quì al prossimo anno? Che Dio ne scampi e liberi!….

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