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Procida: Contro ogni arrivismo, prevaricazione, favoritismo e totalitarismo VOTA NO

Di Giuseppe Giaquinto

PROCIDA – Nel rivolgere un appello agli elettori procidani a Votare No per il referendum di domenica 4 dicembre sul progetto di riforma costituzionale del Governo Renzi, senza voler entrare nel merito dei quesiti posti e su cui in questi giorni abbiamo avuto modo di seguire interessanti dibattiti e ascoltare l’opinione di esperti costituzionalisti, voglio condividere qui qualche concetto che mi porta a sostenere la campagna referendaria per il NO.

Ritengo in primo luogo che questa riforma voluta da Renzi sia un chiaro attacco all’autonomia locale e regionale. Nuovo centralismo, cancellazione del principio di sussidiarietà, fine dell’autonomia locale in materie delicate come salute, trasporti, turismo, istruzione, politiche sociali, taglio ai bilanci e ai servizi locali, nuove tasse locali per farne partecipe lo Stato centrale, vantaggi solo per le regioni già ricche e virtuose. I sindaci nella nuova Costituzione diventano commissari prefettizi, che si troveranno nella impossibilità di intervenire a favore della propria gente. Si cancella un lento e difficile percorso di decentramento amministrativo e di valorizzazione delle autonomie verso un nuovo centralismo di cui non si percepiscono i vantaggi.

Chiedere ai sindaci di fare campagna per il sì al referendum, come ha fatto il governatore De Luca,  vuol dire chiedere al tacchino di fare festa il giorno di Natale o all’agnello il giorno di  Pasqua. E non bastano fritturine di pesce per accontentare i procidani, abituati a rivendicare con dignità e attaccamento alla propria isola il rispetto dei propri diritti di isolani.

La verità è che oggi di Renzi, il sottoscritto, come tanti italiani, non si fidano. La sua modernizzazione dell’Italia è già passata attraverso la distruzione della Scuola e del ruolo degli insegnanti con la contrarietà degli studenti; attraverso la distruzione dei marittimi italiani e la mortificazione delle professioni del mare; attraverso la distruzione del lavoro stabile a vantaggio del job acts, dei tirocini a 6 mesi, dei voucher; attraverso la riforma delle pensioni, dove dopo 35 anni e più di lavoro con i salari più bassi d’Europa bisogna pure chiedere un prestito alle banche da restituire a rate fin dopo morti pur di poter andare in pensione qualche anno prima; attraverso il silenzio su milioni di poveri in più che ci sono oggi in Italia, su 3-4 punti in meno di lavoro stabile che esiste ormai in Italia, su un tasso di disoccupazione giovanile che si avvia sul 40% e con migliaia di giovani che emigrano all’estero. Le grandi aziende chiudono, traslocano o ricorrono agli ammortizzatori sociali che arrivano sempre con maggior difficoltà. Nascono nuove imprese, ma la maggior parte sono le famose partite Iva dei poveri cristi rimasti senza lavoro e senza speranza.

 L’Italia moderna che predica Renzi è fatta su misura per Lui e i suoi sostenitori: industriali, banchieri e gente con il portafoglio strapieno. In questa Italia resa libera e democratica dai nostri padri ormai la gente normale non si sente padrona di casa ma ospite indesiderato.

L’Italia moderna che predica Renzi è la stessa che risparmia sulla salute e chiude il nostro ospedale, che risparmia sui trasferimenti ai comuni e taglia servizi essenziali, che risparmia sui trasporti mettendoli in ginocchio, risparmia sugli stipendi riducendoli da fame, risparmia sui giovani offrendo voucher e tirocini di 6 mesi presso aziende private invece che serie politiche occupazionali e di sviluppo.

E non possiamo fidarci solo perché l’attuale classe politica appare migliore di quella del recente passato, soltanto perché giovane e, nella propria autorappresentazione, nuova. La verità è che essa agisce con grande determinazione e sfrontatezza, verbale e legislativa, oltre a scontare un vuoto culturale e del rispetto delle regole democratiche senza precedenti nel periodo repubblicano. Renzi dice che “il paese vuole riforme”. Sì, ma quali? Chi ha eletto Renzi? Chi gli ha dato mandato di sventrare la Costituzione? Può un parlamento di nominati, eletto con legge incostituzionale, modificare la Costituzione? Come può una Boschi di turno mettersi dietro un Calamandrei, un La Pira, un Togliatti, un Giolitti? Personaggi a cui l’Italia ha intitolato strade e piazze. Ma fateci il piacere.

Chi oggi schierandosi per il Si si sente moderno e riformista lo fa perché crede all’imbonitore di turno e si mette al servizio di un disegno pericoloso che alla gente normale non darà alcun vantaggio e nessuna risposta in termini di maggiore benessere e maggiore equilibrio sociale. Facciamo che il 4 dicembre sia il SI di banchieri, ricchi, industriali, alta finanza, poteri forti e  che sia il No dell’Italia e della Procida normale, dei comuni mortali, dei cittadini onesti che chiedono alla politica risposte concrete su occupazione, sviluppo, tutela dei diritti, sanità, trasporti efficienti, scuole funzionanti, retribuzioni adeguate, professioni tutelate, giovani cervelli trattenuti.

Non c’è un solo cambiamento in questi ultimi trent’anni che sia stato favorevole a chi lavora, vorrebbe lavorare o finisce di lavorare. Se veramente vi sentite servitori e non padroni dello Stato impegnatevi a rimuovere gli ostacoli per rendere totalmente applicabili alcuni principi sacri della nostra costituzione come il diritto al lavoro, alla salute, alla mobilità, allo studio, alla giustizia sociale piuttosto che pensare di cambiare 47 articoli solo per rendere più forte chi oggi è già troppo forte e a rimuovere gli ostacoli ai proprietari di banche, agli investitori esteri, ai mercati europei, tappando la bocca ai cittadini e alla partecipazione.

Credo che nell’appuntamento del 4 dicembre non ci sono riformatori da una parte e immobilisti dall’altra. Ci sono creduloni da una parte e gente ormai stanca di farsi raggirare dall’altra. Procida nella difesa della storia, dei diritti e dei bisogni, dalla parte dei deboli e dei meritevoli, contro ogni arrivismo, prevaricazione, favoritismo e totalitarismo VOTA NO.

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