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Procida: La bellezza salverà il mondo, saggio di danza al “Procida Hall”

di Giacomo Retaggio

PROCIDA – Qualcuno ha detto che “la bellezza salverà il mondo”. E deve essere vero perché è la sensazione che ho avuto domenica sera presso il “Procida Hall” nell’assistere all’annuale saggio di Danza classica delle allieve della scuola “Enzo Gadaleta”. La serata è stata il trionfo della “bellezza”. L’atmosfera era particolarmente piacevole, clima fresco e pubblico delle grandi occasioni con giovani donne (mamme, zie e parenti vari) eleganti ed emozionate nell’attesa della performance delle figlie- L’unico neo della serata è stato che spesso non riuscivo a riconoscere queste fanciulle danzatrici perché erano le figlie di quelle ragazze che una volta danzavano. Ormai assisto a questi saggi da una trentina d’anni ed il tempo che scorre gioca dei brutti scherzi. Mi ricordo delle mamme, ma non riesco a distinguere le figlie. Poco male, però! Lo spettacolo mi ha trascinato in una dimensione superiore di assoluto godimento. A cominciare dalla scenografia iniziale: una gigantesca riproduzione dell’interno del San Carlo. A tratti, nell’assistere alle evoluzioni delle giovani danzatrici, avevo la sensazione di trovarmi all’interno di questo meraviglioso teatro che, forse, è il più bello del mondo e a cui mi legano tanti ricordi. Complimenti a chi ne ha avuto l’idea! Anche la cosiddetta “parte tecnica”, vale a dire la parte che mette in evidenza la conoscenza tecnica dei movimenti della “danza” raggiunta dalle allieve, è scorsa in maniera piacevole e godibile per la precisione dei passi e l’armonia delle movenze. Nella seconda parte è cambiata la scena ed il pubblico si è immerso nel dramma fiabesco di Biancaneve. Una splendida Donatella Gamba, nei panni della protagonista, e una “crudele quanto basta” Archea Miranda, nelle vesti della regina cattiva, hanno dato corpo all’eterno dramma della lotta tra il bene ed il male con la vittoria del primo. Le coreografie originali, come per le altre parti del programma, erano di Ugo Ranieri e di Marianna Manzo, ormai due mostri sacri della scuola di Danza classica del “Procida Hall”. Nella terza parte, come in un crescendo inarrestabile, è cambiata ancora la scena: la musica graffiante e piena di ottoni scoppiettanti della “Western Sinphony” di Hershy Kay, ha introdotto il paesaggio di una località imprecisata del West americano (alla Sergio Leone, per intenderci) con tanto di pale per il pozzo dell’acqua e di polvere sollevata dal vento. Questo balletto, eseguito la prima volta a New York il 7 settembre 1954, presso il City Center dal New York City Ballet, su libretto e coreografia originali di George Balanchine, è stato riproposto ieri sera. Sul palco una quindicina di agili e statuarie ragazze nostrane (tutte sedicenni o diciassettenni) si sono scatenate in un insieme di volteggi e di evoluzioni da sole o in gruppo; sull’onda di questa musica aspra e quasi barbara si intersecavano fra di loro creando suggestive coreografie; i loro costumi scuri mi hanno fatto calare nell’atmosfera fumosa dei saloon del vecchio West. Brave, brave, brave! Ma un “brava” particolare va ad Ausilia (per l’occasione emozionatissima!) che in tutti questi anni ha saputo e voluto portare avanti, recependo il testimone dal marito Enzo che ne fu il fondatore, questa scuola di Danza, ormai vero e proprio fiore all’occhiello del panorama culturale procidano.

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