PROCIDA – In questi giorni bisogna dare atto alla Chiesa di aver messo al centro dell’attenzione il valore dell’insularità. Infatti, Papa Francesco è andato sull’isola greca di Lesbo in aiuto al centro profughi dove si trovano mezzo milione di disperati per gridare la sua immensa tristezza e il proprio straziante dolore davanti a quella che lui definisce “la più grande catastrofe comunitaria dopo la seconda guerra mondiale”, implorando il mondo intero ad abbandonare i gretti e, a volte, bestiali egoismi, soprattutto in Europa e dare risposte misericordiose all’atroce sofferenza di bambini, donne, anziani e giovani in cerca di un futuro migliore.
Dall’altra parte, la Conferenza Episcopale Campana ha scelto l’isola di Procida come sede di una giornata di riflessione e di elaborazione progettuale per incidere ed espletare al meglio l’annuncio evangelico dentro luoghi troppo spesso devastati dalle ingiustizie, dalla violenza, dalla illegalità e da una criminalità organizzata che toglie il respiro vitale ad una moltitudine di donne, e uomini tanto da poter inserire la “Campania Felix” nei meandri della “catastrofe”.
Si può dire che per la “polis micaelica” la venuta di tutti i vescovi della nostra Regione ha offerto una ghiotta occasione di visibilità alle potenzialità che sono racchiuse dentro di se, per la propria storia fatta di tradizione marinara e di accoglienza tale da poter pretendere di diventare uno dei centri salienti e di riferimento di cultura dell’area mediterranea.
Pertanto bisogna ringraziarli perché hanno offerto uno stimolo a non disperdersi nei rivoli della sterilità, in cui purtroppo siamo ancora apporpati, ed alzare le vele della fertilità, della creatività, della produzione dei beni comuni ed essenziali come, ad esempio, del diritto primario alla salute, per cui è cosa santa e giusta l’uscita dalla propria dimora e riversarsi nell’agorà combattiva e filosofica.
Di Michele Romano
(foto di Antonio Anzalone)