di Giuseppe Ambrosino di Bruttopilo (Pauliello)
Immaginiamo di trovarci in una grande città di un paese straniero. Stiamo passeggiando sul marciapiede di una larghissima strada, al centro della quale scorre un traffico intenso e rumoroso. Siamo così spaesati, che del traffico non solo non avvertiamo il rumore, ma ne ignoriamo addirittura l’esistenza.
Volgiamo invece a tratti, lo sguardo alle vetrine, ci fermiamo qualche volta, ma subito dopo ripigliamo il passo, cercando di districarci tra la folla frettolosa.
Tanta gente che ci passa accanto , si affretta, corre, senza che noi riusciamo a capire dove si diriga.
Specialmente quella che procede nella stessa nostra direzione, ha talmente fretta, che cerca di superarci, senza degnarci di uno sguardo. Nello scansarci, ci ignora in maniera plateale, come a voler marcare la nostra condizione di “stranieri”.
L’indifferenza di questa gente nei nostri riguardi, ci fa di certo soffrire, ma non ci scoraggia. Anzi ci incuriosisce. Non ci ferma neppure la lingua diversa dalla nostra. Quindi decidiamo anche noi di accelerare il passo e seguirla.
La strada è lunga e sconosciuta e la targa all’inizio di essa, rue Georges Danton, non contribuisce certo a farcela conoscere meglio. Sul lato in cui ci ritroviamo si avvicendano i numeri pari.
Ad un tratto, al numero 16, tutti si fermano. Tutti a fissare un enorme cartellone.
E’ il cartellone di un cinema. Questo si capisce dall’enorme scritta a lettere fosforescenti “Cinema Univers” che sporge trasversalmente sulla strada. Non riusciamo ancora a capire che film si proietti, ma una immagine grande , che impegna quasi l’intero cartellone, subito ci salta agli occhi, e ci fa restare di sasso.
Un’immagine che rappresenta due ragazzini, con l’abito bianco e il mantello turchino, quello a noi tanto familiare, che abbiamo visto chissà quante volte nella processione del Cristo morto a Procida. Ma qui non stiamo a Procida, qui ci troviamo a Lille, nel nord della Francia. Chi vuoi che qui conosca il nostro piccolo scoglio?
Eppure a distanza ravvicinata, non ci sono più dubbi. In quel cartellone Procida risalta a caratteri cubitali anche se tutto quello che la gente di Lille legge, è tutto scritto in francese e noi non ne capiamo un granché..
Di padre in figlio: questa l’intestazione in italiano. A seguire Exposition photografique sur l’ile de Procida par Valeria di Meglio.
Ma Procida, la fotografia dei ragazzi col mistero, il nome Valeria Di Meglio, ci fa capire che ciò che vediamo non può essere il semplice frutto della nostra immaginazione. E’ la realtà!
In effetti è una mostra fotografica, dedicata alla nostra isola, in maniera specifica ai misteri di Venerdì Santo.
Si terrà in questi giorni, dal 14 al 20 gennaio a Lille , città a Nord della Francia, presso il cinema Univers. L’ingresso è gratuito, e nel giorno dell’inaugurazione saranno letti anche alcuni passi del romanzo “L’isola di Arturo” di Elsa Morante.
Per l’occasione ci sarà un cocktail e ad accoglierci ci sarà l’artefice di tale mostra, la dottoressa Valeria Di Meglio, che è procidana autentica, “ nata cresciuta e pasciuta” in quel di Solchiaro.
Per motivi di lavoro Valeria di Meglio vive da molti anni in Francia, e non ha mai dimenticato il suo scoglio. Ha intrapreso questa iniziativa encomiabile, certamente con notevoli difficoltà, e ciononostante lei ne va orgogliosa. Orgogliosa di presentare alla città che la ospita, tutto ciò che di più bello ha la sua isola, le tradizioni più antiche, la ricca cultura e il fascino più autentico.
Anche noi, in quanto procidani, ne siamo orgogliosi, e ringraziamo la nostra simpatica Valeria, che con la sua iniziativa ci ha reso famosi all’estero e soprattutto ci ha fatto conoscere in senso positivo, per quello che siamo stati e per quello che ci auspichiamo di continuare ad essere, per conservare tutto ciò che abbiamo di più autentico, di più prezioso.
Alla simpatica Valeria di Meglio, doverosamente e con gratitudine, ci sentiamo di dire: AD MAIORA!